70000 a Bilbao per i prigionieri politici indipendentisti
Sabato scorso le strade di Bilbao si sono riempite di manifestanti scesi in piazza a sostegno della causa dei prigionieri politici baschi.
La manifestazione lanciata da SARE, una rete cittadina che si occupa dei diritti di prigionieri, rifugiati ed esiliati baschi, ha visto la partecipazione di oltre 70000 uomini e donne, nonché l’adesione di LAB e ELA (principali sindacati baschi), del partito indipendentista SORTU, di rappresentanti politici del parlamento basco, di una miriade di associazioni che si battono per l’indipendenza di Euskal Herria e di una rappresentanza catalana della CUP (Candidatura d’Unitat Popular). Duramente criticata è stata l’assenza del partito nazionalista basco PNV e di Podemos.
Lo striscione d’apertura dell’oceanico corteo portava scritto “Diritti umani, risoluzione e pace. Prigionieri politici baschi in Euskal Herria” ed era retto da alcuni volti noti dell’indipendentismo basco. Dietro lo striscione, i furgoncini di Mirentxin Gidariak che ogni settimana trasportano le centinaia di parenti dei prigionieri in giro per la Spagna e la Francia a visitare i propri cari detenuti.
Come si evince dalla partecipazione di massa, il tema carcerario è molto sentito in Euskal Herria. Molto vivo è nella società basca il dibattito intorno alla questione dei prigionieri, sei anni dopo quel 14 Ottobre del 2011 in cui la formazione armata ETA dichiarò il cessate il fuoco unilaterale e definitivo. Nonostante si sia fermata la presenza armata del movimento, non si è visto un cambio di atteggiamento da parte dell’apparato repressivo spagnolo, che continua ad incarcerare militanti della sinistra indipendentista basca. Una repressione che segue il consueto copione del “tutto è ETA” e che ignora il processo di risoluzione politica del conflitto sottraendosi al confronto con le forze indipendentiste basche e con gli organismi internazionali che più volte hanno sollecitato Spagna e Francia a dare inizio al processo di pacificazione.
Emblematici sono i numeri che dimostrano come i due Stati continuano a stare sul piede di guerra: 352 sono i prigionieri politici detenuti (3 agli arresti domiciliari), di cui 22 con malattie gravi, dispersi in 135 carceri collocate mediamente a 500 km da casa. Questi prigionieri scontano la pena in carceri lontane, subendo un trattamento disumano che non rispetta neanche i diritti minimi universalmente riconosciuti.
SARE nella propria piattaforma rivendicativa chiede la fine della politica della dispersione dei prigionieri politici, la scarcerazione di quelli gravemente malati e l’applicazione eccezionale di alcune leggi a sostegno della risoluzione del problema. Per parte sua l’organizzazione politica “Amnistia ta Askatasuna”, promotrice di un secondo corteo sfilato a Bilbao vecchia, critica la linea politica di SARE, ritenuta moderata e appiattita solo sulle tematiche umanitarie, e rivendica l’amnistia come unica soluzione della questione dei prigionieri. In questo modo, “Amnistia ta Askatasuna” rivendica alla controparte il riconoscimento politico di una lotta che ormai dura da più di cinquant’anni.
Salta agli occhi un dato: nonostante la fase di stallo nel processo di lotta per l’autodeterminazione del popolo basco, su cui di recente si è aperto un confronto fra le varie anime della galassia indipendentista basca, è sempre forte e diffuso l’appoggio popolare alla lotta per l’indipendenza. La manifestazione di sabato ne è la dimostrazione.