Messina: i piani di riequilibrio contro i lavoratori

di Gino Sturniolo
Il Piano di Riequilibrio pluriennale è un sistema di previsione di maggiori entrate e minori spese che servono a pagare i debiti e le perdite precedentemente accumulate da un ente locale. Nonostante la narrazione ufficiale offerta a difesa del Piano di Riequilibrio di Messina, sia dall’Amministrazione Accorinti che da quella De Luca, sia stata quella di una migliore organizzazione degli uffici, della riduzione degli sprechi e del miglioramento nella riscossione dei tributi, nei fatti le politiche di risanamento finanziario sono state un enorme attacco al lavoro.
Nel Piano di Riequilibrio dell’Amministrazione Accorinti la misura relativa alla riduzione delle spese per il personale doveva servire ad accantonare circa 50 milioni di euro. Nel Piano di Riequilibrio dell’Amministrazione De Luca questa misura cresce fino ad arrivare a poco più di 72 milioni di euro. Nella rimodulazione approvata dal nuovo Consiglio Comunale viene rilevato che tra il 2014 e il 2018 sarebbero stati accantonati solo 7.745.944 euro, mentre nei successivi anni 2019-2033 si sarebbero dovuti accantonare 69.272.375 euro. Ma cosa è accaduto nei fatti? Nel 2013 il Comune di Messina spendeva per il personale 71.823.714 euro. Questo quanto successo negli anni successivi:
La delibera sul fabbisogno
In tre anni 600 lavoratori in meno
Chi ha pagato la crisi del Comune?
D’altra parte se l’esorbitante riduzione dei dipendenti non fosse utilizzata per sostenere il Piano di Riequilibrio significherebbe che la riduzione del personale non sarebbe stata richiesta dalle necessità del risanamento finanziario. In entrambi i casi si evince in maniera molto evidente che a pagare questi anni di crisi è stato il lavoro, l’occupazione. Quando iniziò il suo mandato Renato Accorinti, infatti, il Comune aveva 1510 dipendenti e 296 lavoratori precari, mentre alla fine del mandato i dipendenti erano 1376 e 98 i precari.
Secondo l’ultima Relazione di De Luca, invece, alla fine del 2021 i dipendenti saranno 1111. Con una pianta organica di oltre 2000 persone il Comune si ritrova oggi ad avere uno scarso rapporto tra dipendenti e cittadini e rileva una contrazione di 600/700 lavoratori in 10 anni. Tutto ciò ha, infine, refluenze negative sui servizi (che sono evidentemente meno efficienti a causa della riduzione del personale), i consumi (causati dalla riduzione dell’occupazione) e la riscossione dei tributi (poiché si riduce il numero dei contribuenti, già pochi, in grado, anche se con difficoltà visto gli stipendi modesti, di pagare).