In Sicilia mobilitazione contro il rigassificatore. Intervista al movimento “No rigassificatore al Kaos”
Anche in Sicilia torna lo spettro del rigassificatore. Per chi lo promuove e ne supporta la realizzazione, il contesto politico sembra evidentemente propizio: guerra ed energia vengono usate come teste d’ariete per piegare le esigenze delle comunità a quelle degli speculatori. E’ così che i processi autorizzativi degli impianti inquinanti vengono velocizzati perchè guidati dall’ “interesse pubblico” e gli abitanti si ritrovano a difendere ancora il loro territorio da un progetto che ne stravolgerebbe del tutto le prospettive e le possibilità. Di seguito un’intervista a un componente del movimento contro il rigassificatore al Kaos che giorno 15 settembre ha promosso una giornata di mobilitazione ad Agrigento.
La manifestazione del 15 avviene nell’ambito di una mobilitazione che interessa vari siti oggetto di impianti di rigassificazione/Gnl. Quali sono i rapporti con le altre realtà?
Sì, siamo in connessione con chi si sta mobilitando adesso in tutta Italia. La rete di cui facciamo parte si chiama No rigassificatore – No Gnl, una rete nazionale che si occupa di contrastare l’installazione di impianti pericolosi e chimicamente responsabili di emissioni CO2 e danni all’ambiente. Per quanto riguarda il nostro territorio, noi ci mobilitiamo contro la costruzione dell’impianto nella zona Kaos a ridosso della Valle dei Templi.
Cosa prevede la giornata?
La mobilitazione di giorno 15 prevedrà anche un piccolo expo: a partire dalla 10 esporremo 12 pannelli che denunciano i guai che i rigassificatori provocano dove sono attivi. Alle 18.30 si terrà un sit-in e la raccolta di firme per il clima. Vogliamo infatti che questa giornata non affronti solo la questione rigassificatore, ma sia anche una giornata per riflettere su questioni complessive, come quelle che riguardano il clima.
Di che progetto stiamo parlando?
Questo progetto nasce nei primi anni duemila, quando a dire il vero i rigassificatori erano già usciti un po’ di scena dal mercato internazionale del gas. Vale la pena sottolineare che in quel periodo era in vigora la legge che prevedeva il rimborso vuoto/pieno per chi gestiva i rigassificatori. In altre parole, sia che vendessero o meno, i gestori dell’impianto venivano comunque rimborsati dallo stato. Ha quindi inizio il percorso autorizzativo del rigassificatore nella valle. Viene nominato un commissario ad hoc che si limita a pubblicare nell’albo del comune il progetto, venendo così meno a tutti gli obblighi che c’erano e ci sono tutt’ora e che prevedono le consultazioni delle comunità minacciate dalla costruzione di impianti pericolosi. La società che ha presentato il progetto si chiama Nuova Energia Srl ed è stata acquistata dall’Enel; la sovrintendenza, dal canto suo, autorizza il progetto nel 2006, rilasciando alcune prescrizioni che hanno del ridicolo: secondo l’ente, infatti, i cisternoni di 70 metri avrebbero dovuto essere coperti dal verde per attutirne l’impatto visivo. Il progetto presentato comprendeva – erroneamente – sia l’impianto di rigassificazione che il gasdotto SNAM, che tuttavia aveva bisogno di avviare un progetto e un processo autorizzativo separato. Per questo motivo la SNAM stessa presenta un progetto di collegamento tra Porto Empedocle e l’approdo alla rete di collegamento nazionale: si tratterebbe di un gasdotto di 14 km di lunghezza fuori da terra, attraverso la Valle dei Templi, con un condotto di due metri circa di circonferenza. Nonostante il chiaro impatto devastante per il territorio, la sovrintendenza autorizza l’impianto nel 2010, non curandosi delle conseguenze. Come tutti i passaggi descritti fin’ora, anche a questa ennesima decisione scellerata ci si è sempre opposti con dei ricorsi.
Governo Draghi: via libera agli impianti inquinanti
Con le norme promosse recentemente dal governo Draghi il percorso autorizzativo di questo tipo di impianti è stato nei fatti “militarizzato”: hanno definito queste opere di carattere straordinario opere di interesse pubblico, facilitando i processi autorizzativi e ponendo dei limiti temporali di 120 giorni a chiunque si voglia opporre o presentare osservazioni, come è stato fatto anche nel caso del rigassificatore di Piombino, entro la scadenza dello scorso agosto. Ad ogni modo anche prima di queste modifiche ai regolamenti la volontà della comunità veniva sistematicamente ignorata: nel caso del rigassificatore, infatti, il commissario nominato era tenuto a informare la cittadinanza prima dell’avvio del processo autorizzativo e a convocare un referendum, cosa che non è mai avvenuta se non a posteriori, a procedimento autorizzativo avviato. Il referendum alla fine si è tenuto, anche se in ritardo: in quell’occasione 8000 persone hanno detto no all’impianto. Nonostante ciò, è comprensibile che la comunità si sia comunque sentita prevaricata dal fatto che un soggetto, con la sola legittimazione “giuridica”, si prendesse la responsabilità di decidere che in quel posto andasse fatto un impianto a 500 metri da un asilo nido, per di più con l’interdizione totale dello specchio d’acqua del porto. Proprio su quest’ultimo aspetto, la capitaneria di porto ha chiesto 27 deroghe che non sono comunque state prese in considerazione. L’interdizione dello spazio del porto avrebbe comportato, tra l’altro, l’impossibilità di partire e arrivare a Porto Empedocle via traghetto.
La ripresa della mobilitazione
Quest’anno a febbraio è venuto fuori tutto questo rinnovo di interesse rispetto al rigassificatore, in seguito a dichiarazioni da parte dell’amministratore delegato dell’Enel che si sono rivelate infondata. Anche la sovrintendenza infatti, in seguito ad un accesso agli atti, ci ha informato che le autorizzazioni rilasciate in precedenza per l’impianto sono scadute e che non è presente nessun altro progetto di questo tipo al momento nel territorio. La mobilitazione di giorno 15 è promossa da un movimento che è nato ad aprile di quest’anno di cui fanno parte diverse realtà, tra cui Confimpresa Euromed, Italia Nostra, Mareamico, Confesercenti, Il Cerchio, Salvare la Valle dei Templi, WWF e altre.
Un progetto inutile e dannoso per la comunità
Il movimento si propone di tenere alta l’attenzione sulla questione del rigassificatore e sui progetti che minacciano salubrità e integrità del territorio. Noi vogliamo proporre un modello ecosostenibile per uscire dalla schiavitù delle fonti fossili e per una vera transizione ecologica, basata su una produzione di energia diffusa e decentrata. Non è vero, come molti vogliono fare credere che i rigassificatori siano la panacea di tutti i mali, anzi. Considerando che il gas, secondo le previsioni, finirà nel 2035 e per costruire un rigassificatore ci vogliono oltre 5 anni, questo progetto sarebbe uno spreco di denaro pubblico, un danno per l’economia del territorio, un danno per le comunità.