Scuola: sulle nuove assunzioni la Sicilia viene dimenticata.
È di questi giorni la notizia che il Miur ha reso disponibili 3.530 cattedre, in aggiunta a quelle che si libereranno con i pensionamenti, per le assunzioni a tempo indeterminato a partire dal prossimo anno scolastico.
Di queste, in Sicilia, solo 117 diventeranno posti di organico di diritto, cioè cattedre annuali che terminano il 31 agosto disponibili per le immissioni in ruolo e per i trasferimenti, su 818 posti di organico di fatto e cioè cattedre con scadenza al 30 giugno che possono essere assegnate a supplenze costringendo i docenti nel limbo della precarietà.
Questo vuol dire che anche quest’anno migliaia di docenti siciliani, costretti dalla legge 107 ad andare fuori regione per insegnare, non potranno fare rientro in Sicilia, né i vincitori di concorso che affollano le Graduatorie di merito potranno essere immessi in ruolo. Inoltre il Miur non ha previsto nessuna stabilizzazione aggiuntiva sui posti di sostegno, prolungando lo stato di precarietà dei circa 5mila insegnanti che ogni anno in Sicilia ricevono l’assegnazione provvisoria e la supplenza annuale.
Ci chiediamo come mai in Sicilia, che è la terza regione d’Italia per popolazione scolastica con 472mila studenti e in cui le GaE, le Graduatorie a esaurimento, ospitano ancora oltre 6mila docenti precari, soltanto il 14% dei posti di organico di fatto che ogni anno sono disponibili saranno convertiti in organico di diritto.
Rimanere e non emigrare, per i docenti siciliani significa rassegnarsi ad un presente e ad un futuro di precarietà forzata e pianificata dai governi nazionali anno dopo anno.
Trasformazione dell’Organico di Fatto in Organico di Diritto, nuovi corsi di specializzazione sul sostegno, in considerazione del fatto che molti docenti meridionali per anni hanno lavorato al nord su posti di sostegno senza titolo di specializzazione, sono alcune delle soluzioni possibili per consentire il ritorno dei docenti esiliati e la stabilizzazione dei precari.
Misure mirate che sembrano così ovvie ma che sfuggono al ministro Fedeli troppo impegnata a finanziare le scuole paritarie con centinaia di milioni di euro di fondi pubblici.