Il piromane. Anatomia di un mostro siciliano
Riecheggia ricorrente e nessuno può più ignorare questa evidenza: in Sicilia prolifera una specie molto precisa di criminale, il piromane. Onnipresente nelle dichiarazioni dei politici, il piromane è – da che abbiamo memoria – il protagonista assoluto dei comunicati sugli incendi in Sicilia, tornato puntuale anche oggi agli onori della cronaca.
Negli scorsi giorni, quasi 700 ettari di superficie boschiva sono stati distrutti dalle fiamme, con roghi a ridosso di centri abitati e infrastrutture, interi quartieri evacuati, danni incalcolabili. Come ogni anno. Ma il piromane ha la memoria corta, così come la classe politica siciliana. E come ogni anno, insieme a quella che viene chiamata “emergenza” ma alla quale assistiamo da sempre, viene evocato all’unisono da sindaci e amministratori locali per poi nascondersi nuovamente fino alla prossima estate. Pensiamo allora che quando una parola diventa così ricorrente, sia necessario chiedersi a chi e a che cosa serva.
Piromane è, secondo il vocabolario, una persona affetta da piromania, vale a dire una persona investita da un “impulso ossessivo a provocare incendi; mania incendiaria”. Nella Sicilia devastata da migliaia di focolai, la classe politica – Lagalla, sindaco di Palermo in testa – punta insistentemente il dito contro questa figura. Complice l’efferatezza del crimine, i piromani assumono i tratti degli esseri mitologici – persone senza nome, senza luogo, senza scrupoli, senza uno straccio di empatia e pietà per esseri umani e non umani, con un disprezzo feroce per la terra che abitano. I piromani sembrano proprio farsi buona compagnia tra loro: a giudicare dagli ultimi giorni sono capillari ed efficaci come un esercito.
A chi serve parlare di piromani? Quali altri temi, quali altre responsabilità occulta l’uso sistematico di questa parola? Quale narrazione riproduce sulla Sicilia e su chi la abita?
Il discorso sul piromane fa una cosa molto precisa: dice – sottilmente ma pervasivamente – il problema siete voi. Il problema è l’incuria innata che vi attanaglia. Il problema è che non ve la meritate questa terra.
Di fronte al più sistematico sfruttamento, alla più efferata devastazione, a una feroce urbanizzazione e cementificazione, al disprezzo per ogni forma di equilibrio tra esseri umani e territori, il discorso sul piromane ribalta tutto. Mentre ha come obiettivo quello di creare un senso di colpa e di vergogna – “non ce la meritiamo”, “siamo dei mostri” si legge nei commenti alle foto su Facebook degli incendi – deresponsabilizza chi ha in questo momento e ha avuto in passato il potere di decidere sui territori. Il discorso sul piromane è un colpo di mano: il problema è il mostro che – in fondo – siete voi. Un mostro di indicibile crudeltà e avvolto nel mistero – è lui che ha fatto tutto questo. Il piromane serpeggia tra voi. Dunque il nemico è interno. Un ordine del discorso che instilla sfiducia, rassegnazione, disprezzo e anche a questo siamo purtroppo abituati.
La classe politica, principale responsabile di questa narrazione, preferisce inquadrare se stessa sotto un altro registro. Al massimo “contengono i danni”, come scriveva in un tweet Nello Musumeci un paio di giorni fa, e si affannano perché i soldi arrivino, perché dentro questa ennesima “emergenza” qualcuno (loro) la possa spuntare.
Il piromane è lontano. Non è questo modello di sviluppo, non è questo modello di consumo, non è questo modello di urbanizzazione. Il piromane è tante cose – ma non è questa gestione del territorio. Il piromane è lì da qualche parte – ma non qui. È su qualche collina e guarda il mondo bruciare, compiacendosi del risultato. Domani non ci sarà più bisogno di preoccuparsene.
Il piromane è una creatura nata in Sicilia – terra di giganti, terra di leggende, terra di mostri.
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