Contro la guerra, contro le fabbriche di morte: liber* tutt*. Corteo a Palermo
I tentativi giornalistici di descrivere Antudo si sono rivelati, come spesso accade, a dir poco imbarazzanti. E non ce ne stupiamo. Immersa in una confusione che tiene insieme un ambiguo “antagonismo”, i centri sociali e l’indipendentismo, la stampa non si smentisce nella propria voglia di “sbattere il mostro in prima pagina” seguendo le indicazioni delle questure. A partire quindi dal recente episodio che vede tre militanti di Antudo colpiti/e da misure cautelari, cogliamo l’occasione per tornare ancora una volta sull’impegno politico e di informazione che ci ha portato dentro questa vicenda.
Partendo dalle questioni che agitano i territori siciliani, Antudo si è mobilitata nel segno della moltiplicazione dei percorsi di autodeterminazione e la rottura della dipendenza politica dalla forma dello Stato e dalla trama di relazioni che esso produce.
Antudo si costruisce quindi nei quartieri che si autorganizzano contro abbandono e crisi economica, nelle lotte contro gli impianti nocivi e le grandi opere, nelle rivendicazioni di chi ha scelto di restare in Sicilia, e in molti altri contesti. Le parole d’ordine che risuonano in questi percorsi trovano eco in tutti luoghi del pianeta e si saldano con lotte vicine e lontane, lotte di abitanti e di territori che resistono a meccanismi di sfruttamento imposti dallo Stato e dal sistema economico tutto.
Sotto i venti di guerra che soffiano sempre più forte, Antudo ha incessantemente mobilitato e informato sul ruolo della Sicilia come piattaforma militare e sulle complicità dello Stato con disegni di dominio che continuano a produrre morte in tantissime parti del mondo. Dietro queste iniziative vi è sempre stata la certezza che rimanere in silenzio di fronte ai massacri in Siria del Nord e dell’Est o a quelli di Gaza è inaccettabile. Per questo motivo Antudo si è unita, insieme a molte altre realtà, a campagne di informazione e impegno che hanno svelato gli affari e i profitti della Leonardo SPA, la partecipata statale “signora della guerra” che nel 2023 chiude con 15,3 miliardi euro di ricavi, segnando un trend in continua crescita dovuto prevalentemente al comparto militare e alle esportazioni di armamenti che, mentre scriviamo queste righe, sterminano la popolazione palestinese.
Anche se Gaza è in corso un genocidio e l’escalation bellica mondiale accelera senza sosta, le attenzioni della giustizia italiana riguardano – ancora un volta- la tutela degli interessi e degli affari delle imprese di morte come la Leonardo SPA. Le misure cautelari applicate a tre militanti di Antudo accusati/e di aver partecipato a un sanzionamento della sede palermitana della Leonardo SPA e di averne diffuso le immagini, chiudono il cerchio: la macchina repressiva dello Stato si attiva nel tentativo di silenziare ogni fonte di informazione alternativa, di mettere a tacere ogni iniziativa che rompe la complicità con lo stato di guerra permanente. Per questo motivo dopo queste misure è ancora più importante schierarsi e rompere il silenzio sulla guerra, sulla Leonardo SPA e su tutte le aziende di morte.
Per questo chiamiamo a raccolta tutti e tutte per una manifestazione questo sabato 23 marzo a Palermo, a piazza Bellini, alle 16.30. Contro la guerra e le fabbriche di morte, al fianco di chi viene repress* perché lotta contro la guerra e per una società più giusta, rilanciamo la mobilitazione per liberare il nostro territorio dalla Leonardo SPA e da tutti i responsabili del genocidio in atto in Palestina e delle politiche belliciste e guerrafondaie.