Confindustria Siracusa e le sue farneticazioni.
Eccezionale, è accaduta una cosa davvero eccezionale. Ed è successa a seguito del servizio televisivo del giornalista Iannacone dal titolo “Pane nostro” andato in onda il 18 novembre su Rai3 (clicca qui per rivedere la puntata). Si trattava dell’inquinamento e delle morti per tumore nel triangolo industriale siracusano. Ebbene Confindustria Siracusa ha inviato le sue “Precisazioni”: “Confindustria Siracusa e tutte le imprese della zona industriale di Priolo, Melilli ed Augusta ritengono necessario evidenziare come le dichiarazioni del giornalista e delle persone intervistate siano gravemente incomplete e parziali”.
No, l’eccezionalità non sta nelle precisazioni e nelle smentite, ma nel fatto che mai, proprio MAI, si sia usato il termine “mafia” rivolto a chi accusa le imprese del polo industriale del disastro umano e ambientale in cui versa il triangolo di Priolo, Melilli, Augusta. C’è da rimanere sbigottiti. Confindustria denuncia ben 9 falsi nelle dichiarazioni degli intervistati e non li accusa mai di fare il gioco della “mafia”. Che fine ha fatto la lezione dei paladini confindustriali dell’antimafia, dell’integerrimo Lo Bello e quella del suo sodale Montante? Ci si è dimenticati dell’efficacia dell’accusa di mafia o di contiguità con essa a chiunque si opponga o semplicemente nuoccia ai loro affari? Mafiosi gli operai che fanno i blocchi stradali, mafiosi gli abitanti che denunciano l’inquinamento, mafioso e disfattista Don Prisutto che crea “allarme sociale” tra la popolazione enumerando i cadaveri di tumore durante le sue messe.
“Solo” delle precisazioni, quindi, per smentire quanto affermato da Don Prisutto e dagli altri intervistati sullo stato dell’inquinamento, degli sversamenti di materiali inquinanti, sull’inquinamento delle falde, sulle morti di tumore e sulla qualità dell’aria. E qui, di sfuggita, vale la pena ricordare che Confindustria Siracusa, con un bel ricorso al TAR, si è anche opposta al nuovo Piano Regionale della qualità dell’aria. Fanno i furbi? Macché, anzi scrivono precisando (loro precisano sempre): «per non ingenerare nei lettori errate valutazioni, i ricorsi sono stati presentati singolarmente da tutte le aziende del polo industriale della provincia di Siracusa e anche da parte di aziende di altre province. I motivi dei singoli ricorsi sono ascrivibili al mancato rispetto delle fasi di concertazione prima dell’approvazione del Piano, a dati non aggiornati riportati nel Piano circa le fonti di emissione in atmosfera (fermi al 2012) e sulla qualità dell’aria (fermi al 2015) e a strumentazioni di monitoraggio obsolete e superate da tecnologie più affidabili ed avanzate».
Proprio così, la Regione non ha chiamato gli inquinatori a concertare il Piano contro l’inquinamento che, tra l’altro, non è “aggiornato” e prevede “strumentazioni inadeguate”. Meglio le loro, insomma!
E forse, a leggere cosa rilevano le loro stazioni di monitoraggio, hanno pure ragione: i loro stessi dati dicono che l’ecosistema tra Augusta e Priolo è seriamente compromesso da inquinanti, metalli e idrocarburi. A tal proposito si veda: Acque di falda al “veleno” tra Augusta e Priolo: i dati delle aziende. Le analisi dei report della Esso, Eni, Sasol, Isab
Torniamo alle “precisazioni”. Confindustria Siracusa con faccia di bronzo e fare criminale sostiene che “la trasmissione abbia restituito una immagine distorta della zona industriale, suscitando ingiustificato scandalo ed allarme sociale” invece di fornire “un quadro d’insieme del territorio oggettivo, completo e basato su dati scientifici e verificati”. Ingiustificato scandalo e allarme sociale? E i dati sui bambini malformati, quelli sui morti di tumore, le falde inquinate, il mare della rada di Augusta al mercurio? (per saperne di più clicca qui
Ma che hanno questi imprenditori al posto del cuore? Ah già, il profitto, solo il profitto di impresa a cui tutto e tutti devono piegarsi.
Conclude Confindustria: “Tutte le aziende della zona industriale e tutti i loro fornitori sono oggi impegnati ad operare nel rispetto delle leggi e delle normative vigenti con l’obbiettivo di promuovere il massimo impegno a favore della sostenibilità ambientale e della responsabilità sociale nei confronti del territorio in cui operano”.
Quello che è ormai insostenibile è Confindustria Siracusa, è il LORO modello di sviluppo, il LORO modo di produrre, è il sistema economico e politico che ci rende tutti dipendenti dal LORO profitto.
Per quanto riguarda la “responsabilità sociale” di cui farnetica Confindustria auspichiamo venga presto il tempo in cui sarà reclamata a gran voce. I responsabili – tutti – dei morti e del disastro ambientale dei nostri territori, saranno chiamati a pagare. E allora, e solo allora, potremo forse pensare alla pace.
Comitato territoriale ANTUDO – Lentini