“Prenditi questi soldi, e mutu!”
E’ di qualche ora fa la proposta del siciliano Alessio Villarosa, sottosegretario all’Economia e alle Finanze del M5S, per salvare le ex Province siciliane. La proposta in tre punti prevede, sostanzialmente, che liberi consorzi e Città metropolitane potranno approvare i bilanci 2018 anche in assenza dei precedenti e predisporre bilanci per il 2019 solo annuali, che la regione Siciliana contribuisca con 140 milioni di euro prelevati dal Fondo per lo sviluppo e la coesione cui verranno aggiunti 10 milioni come contributo statale a titolo di riduzione del “prelievo forzoso”, che il maggior disavanzo da riaccertamento dei residui attivi e passivi possa essere spalmato entro la scadenza della legislatura.
Di Alessio Villarosa si ricorda un bellissimo intervento in aula nel corso del dibattito parlamentare sull’accordo tra l’allora Presidente del Consiglio Renzi e l’allora Governatore della Sicilia Crocetta. Era il 2016 e la coppia Crocetta/Baccei aveva deciso di recedere da ogni contenzioso con lo Stato su Irpef e accise in cambio di 500 milioni di euro per chiudere il bilancio. In quell’accordo stavano dentro anche il recepimento della legge Del Rio sulle Province e tagli per centinaia di milioni di euro.
Facendo un dettagliato conto e riferendosi alle sentenze della Corte Costituzionale che davano ragione alla Regione Siciliana, Villarosa sosteneva che Crocetta aveva scambiato 30 miliardi di euro con 500 milioni. “E mutu!”, diceva. “Prenditi questi e mutu!”, sosteneva Villarosa, lo Stato stava dicendo alla Sicilia con la complicità di Crocetta.
Nella proposta odierna non c’è praticamente nulla, se non la possibilità di approvare bilanci in deroga trasferendo i problemi alle future amministrazioni e una partita di giro sul Fondo per lo Sviluppo e la Coesione. Di certo, nessun risarcimento per quanto perso con l’accordo tanto contestato dallo stesso Villarosa. “E mutu!”, sta forse dicendo adesso Villarosa al siciliano. “Prenditi questo accordo, tira a campare fino alla fine dell’anno e mutu!”.