Tutti contro tutti nel disastro delle infrastrutture siciliane
Secondo il recente dossier dell’Ente Nazionale per le Strade in Sicilia sono ferme opere per un miliardo e mezzo di euro. Della lista fanno parte, tra le opere bloccate più importanti, un cantiere da 355 milioni sulla Palermo-Agrigento tra l’autostrada A19 e Bolognetta, un intervento per 316 milioni di euro sulla tangenziale di Gela e un altro per 217 milioni per la terza corsia della tangenziale di Catania. A fare eco al dossier dell’ANAS è il Pd che denuncia il blocco dei cantieri nonostante il Governo Renzi avesse stanziato miliardi di euro attraverso il Patto per la Sicilia e i Patti per il Sud riguardanti le città metropolitane di Palermo, Catania e Messina.
Qualche giorno fa era stata la Cisl a pubblicare un dossier di 234 pagine sulle opere bloccate in Sicilia per una somma complessiva di 12 miliardi. Tra le emergenze, secondo la Cisl, ci sono l’anello autostradale Gela-Agrigento-Castelvetrano, la Agrigento-Caltanissetta e la Palermo-Agrigento. Il libro bianco non manca di citare anche opere dalla sostenibilità finanziaria discutibile come il project financing tra Sarc Srl, ANAS e Regione per la superstrada Ragusa-Catania, lo stato di precarietà e dissesto in cui si trovano i 14.717 chilometri di strade provinciali, la cui manutenzione dovrebbe essere assicurata da enti quali le Città metropolitane e i Liberi Consorzi i cui bilanci sono a loro volta in stato di precarietà e dissesto, e lo stato di abbandono in cui versano i 1.369 chilometri di linea ferrata che attraversano la Sicilia.
Circa un anno fa era stato il neo eletto governatore della Sicilia Nello Musumeci a prendere di petto la questione in primo luogo con l’intento di ridimensionare il ruolo di ANAS nella gestione di strade e autostrade siciliane. In quella occasione le infrastrutture stradali messe nel mirino erano state la circonvallazione di Gela, la Catania-Gela, la Agrigento-Palermo e la Catania-Gela. Nelle intenzioni di Musumeci c’erano l’impegno di impiegare risorse importanti e il pressing nei confronti dell’ANAS per avere progettazioni in tempi veloci.
Eppure a rassicurare tutti ci aveva pensato il Ministro per le Infrastrutture Toninelli. In un primo momento aveva manifestato l’intenzione di nominare un Commissario straordinario per avviare i lavori di manutenzione delle strade provinciali. L’intento era velocizzare i tempi di progettazione affinché potessero essere impegnati i 300 milioni di euro per le strade fermi per mancanza di progetti. Alcuni mesi fa, inoltre, il Ministro Toninelli, in Sicilia insieme al Primo Ministro Conte per inaugurare il cantiere sulla Strada Statale 640 Agrigento-Caltanissetta (l’obbiettivo è completare l’opera entro giugno 2020), aveva promesso di sbloccare migliaia di cantieri e che la Sicilia sarebbe stata in cima alle priorità nazionali.
Insomma, nel mentre le condizioni generali dell’infrastrutturazione interna dell’isola rimangono estremamente fatiscenti, sulle disastrate strade siciliane si gioca un scontro feroce tra istituzioni e partiti. E’ singolare che a fronte di tanto disastro si sia formato un fronte unico a favore della riattivazione dell’iter di costruzione del Ponte sullo Stretto. Un grande controsenso, evidentemente, che si agiti la necessità impellente di un’opera faraonica e fortemente impattante per l’ambiente, che mantiene incognite sulla sua realizzabilità e che è priva di un realistico piano finanziario, laddove gli abitanti dell’isola sono chiamati a fare i conti con difficoltà enormi di mobilità anche per tratti brevi. Evidentemente, però, la grande capacità evocativa del ponte ha il compito di nascondere le inadempienze e il disinvestimento che sono alla base dello stato di precarietà in cui versano la rete stradale e ferroviaria siciliana.