A Lampedusa nasce il Comitato per la salute pubblica e ambientale

A Lampedusa nasce il Comitato per la salute pubblica e ambientale

Il 22 luglio scorso si è costituito il “Comitato di Lampedusa per la salute pubblica e ambientale” con l’obiettivo di migliorare le condizioni del territorio e sostenere le famiglie di chi si ammala per colpa dell’inquinamento elettromagnetico ed atmosferico presente sull’isola di Lampedusa. Il comitato ha, infatti, immediatamente aderito alla iniziative di alcune mamme lampedusane che chiedono, attraverso una raccolta firme, un servizio pediatrico permanente al poliambulatorio dell’isola. Sono state raccolte centinaia di firme e il 7 agosto una delegazione di mamme è stata ricevuta dal nuovo direttore del poliambulatorio per esporre la problematica e dire cosa chiedono attraverso la petizione. Abbiamo intervistato Giacomo Sferlazzo del “Comitato di Lampedusa per la salute pubblica e ambientale” per capire meglio le ragioni della nascita del comitato e nello specifico le questioni che riguardano la sanità a Lampedusa. 

 

Da dove nasce la necessità di costituire un comitato di questo genere?

A Lampedusa la situazione è catastrofica. Si va dall’inquinamento elettromagnetico a quello da combustibili fossili, passando per le discariche è tanto altro ancora. Su di noi incombono svariati radar e antenne ad uso civile e militare, la centrale elettrica per il quale non è ancora stato previsto un piano di riconversione e una discarica. Quest’ultima in particolare è stata posta sotto sequestro nel 2018 e qualche settimana fa è stata data alle fiamme. Sono numerosissime le discariche abusive in cui si possono trovare materiali edili, amianto, ingombranti e rifiuti di vario genere.  In generale la gestione dei rifiuti fa acqua da tutte le parti. Come se non bastasse l’unico depuratore presente sull’isola non funziona e si continua a scaricare le acque di reflue direttamente a mare. E poi c’è il problema acqua. A causa dello stato fatiscente in cui versa la rete idrica, ai cittadini non viene garantita l’erogazione di acqua potabile. Tutto questo ovviamente provoca l’aumento dei casi di tumore e un abbassamento dell’età degli ammalati. Contemporaneamente, però, la struttura sanitaria locale fa acqua da tutte le parti e le spese relative alle cure è tutta a carico degli isolani. Questi sono i motivi per cui crediamo sia necessario un comitato di questo tipo. Far parlare di tutto questo e organizzarsi per migliorare le condizioni in cui versiamo attualmente. 

 

Avete già individuato le pratiche e le forme di lotta attraverso il quale porterete avanti la vostra lotta?

Di sicuro sosterremo tutte le iniziative che a prescindere dall’azione del comitato vanno nella direzione che noi stiamo provando a tracciare. Proprio per questo stiamo sostenendo a tutti gli effetti le mamme che in questi giorni stanno facendo la raccolta firme per chiedere un servizio pediatrico permanente sull’isola. Tra l’altro la petizione è secondo noi un modo efficace per entrare in contatto con tutti i cittadini e porre la questione. Il comitato per l’appunto è nella fase crede necessario allargare il livello di coscienza e quindi conoscenza rispetto a quanto accade sull’isola a più lampedusani possibile. Stimolare quindi delle forme di partecipazione democratica vera, quella in cui i protagonisti sono gli abitanti del nostro territorio. Fare in modo quindi che il comitato sia il luogo della partecipazione popolare e che le sue assemblee e quello che si decide sia espressione della volontà di chi partecipa. Le forme di lotta che decideremo di adottare dovranno scaturire da questo. Dopo di che ci sono delle pratiche che attualmente stiamo utilizzando anche nell’ottica di allargare il più possibile il nostro raggio di azione: inchiesta sul territorio, raccolte firme, contro informazione, denunce. Stiamo inoltre avviando, in rete con l’ISDE Associazioni medici per l’ambiente, un indagine epidemiologica autonoma. A noi non bastano i dati forniti dall’Arpa (agenzia regionale per la protezione ambientale n.d.r) che, come sappiamo, è legata alle istituzioni che sono responsabili di quanto noi denunciamo.

 

Quali sono i vostri interlocutori, quali le vostre richieste?

I nostri interlocutori sono sicuramente i lampedusani e le lampedusane. Dobbiamo parlare prima di tutto tra di noi per avere un peso e poter esprimere con il tempo una forza nei confronti di chi dovrebbe assicurare dei servizi sanitari minimi e dignitosi e non lo fa. Faccio riferimento a tutti gli enti sanitari preposti e tutti coloro che hanno il compito di fare delle cose che non vengono fatte. Tipo garantire un servizio sanitario dignitoso. Per quanto riguarda le richieste abbiamo proprio strutturato una piattaforma di rivendicazioni. Crediamo sia necessario partire da un indagine epidemiologica e da uno studio indipendente sullo stato dell’inquinamento elettromagnetico e che i dati vengano resi pubblici. A questo affiancare un censimento e un regolamento comunale sulle fonti che emettono onde elettromagnetiche. Oltre che una campagna di informazione soprattuto nelle scuole sull’uso dei telefonini e della rete wi-fi. Sull’aspetto sanità chiediamo che vengano sostenute economicamente le famiglie costrette ad affrontare spese per le cure mediche fuori dall’isola, comprese i viaggi e i soggiorni. Chiediamo che la gestione dei rifiuti venga municipalizzata e che si faccia partire un opera di bonifica del territorio e di messa in sicurezza delle strutture scolastiche. E poi una cosa importantissima che riguarda la potabilità dell’acqua. A causa della cattiva gestione e delle condizioni critiche in cui versa la rete idrica molti non hanno accesso all’acqua potabile e questo è inaccettabile. Bisogna dunque procedere al rifacimento della rete idrica e fognaria. 

 

Quanto il tema della sanità e delle lotta per il diritto di accesso alle cure mediche di ogni livello è necessario in un territorio in cui c’è una forte presenza di impianti inquinanti?

Noi crediamo che la questione salute cioè il diritto di tutti e tutte di potersi curare, stia alla base di una comunità che si possa definire tale. Ovviamente in un territorio come il nostro c’è una contraddizione viva. Perché se è vero che viviamo accerchiati da ogni tipo di impianto inquinante, non siamo in egual modo pieni di strutture mediche adeguate. Anzi è tutto il contrario. Non a caso  la petizione delle mamme lampedusane chiede semplicemente un pediatra in pianta stabile e non due o tre volte alla settimana. Poi secondo noi c’è da fare un riflessione che va un po più a fondo. Chi gestisce la sanità, pubblica o privata che sia, ha tutto l’interesse di avere degli ammalati. Anche la salute quindi, come l’ambiente e non solo, è diventata merce. Questo crediamo sia il nodo fondamentale perché è dentro questa logica che si generano le diseguaglianze. È per questo motivo se da anni ormai i lampedusani e le lampedusane non nascono a Lampedusa per la mancanza del reparto nascite. Non è garantita tutti i giorni la presenza di medici specialisti nell’ospedale ed è per questo motivo se in generale i Lampedusani sono costretti a dover sostenere lunghi viaggi per curarsi.

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