Università di Palermo: protesta contro i test d’ingresso
“Diritto allo studio negato. Test d’ingresso: furto legalizzato”. Questa è una delle frasi che si legge negli striscioni appesi da questa mattina davanti l’ingresso dell’edificio universitario in cui si stanno svolgendo i test d’ingresso di Psicologia, Scienze motorie, Servizio sociale e Lingue. Studenti e studentesse dell’università di Palermo hanno messo protestato oggi contro il numero chiuso attraverso l’affissione di striscioni e volantinaggi. In una nota si legge: 《Siamo qui oggi perché l’esistenza delle facoltà a numero chiuso, con i conseguenti test di ingresso, rientra in una lunga serie di limitazioni al diritto allo studio che va inteso anche come diritto all’accesso. Il numero chiuso ha generato un business basato su onerosi corsi preparatori a cui, ovviamente, non tutti possono accedere. Ciò crea disparità tra studenti e trasforma il problema in questione sociale: la maggiore possibilità di superamento dei test è determinata anche dalla possibilità economica di frequentare tali corsi》. In effetti l’obiettivo della protesta è quello di porre l’attenzione sulla speculazione economica che sta dietro la logica del numero chiuso. Per poter svolgere un test bisogna pagare un bollettino di 55 euro. Se si considera che la maggior parte prova il test per più corsi di laurea, bisogna moltiplicare la cifra. Una vera e propria messa a profitto del diritto allo studio che dovrebbe essere garantito a tutte e tutti.
Il furto legalizzato dei test d’ingresso è traduzione diretta dell’attuale sistema universitario sempre più elitario e conforme alle logiche del profitto, sempre più distante dalle necessità degli studenti e delle loro famiglie. Questo sistema che crea disparità tra le aspiranti matricole è lo stesso che crea differenze tra studenti e studentesse della Sicilia e del Nord. Nel corso della protesta oggetto di analisi e di critica è stata, infatti, anche la particolare e specifica situazione che caratterizza gli atenei siciliani. 《In questo quadro》 – afferma Tiziana Albanese, portavoce della protesta studentesca – 《le Università della Sicilia sono le maggiormente de-finanziate e, ahinoi, il principale effetto della mancanza di risorse e investimenti si risolve nell’ emigrazione di studenti e ricercatori verso i poli settentrionali ed esteri. Lottare per il diritto allo studio nella nostra terra significa anche fermare l’emigrazione forzata giovanile》.