Le “clandestinarie” di Beppe Grillo a Palermo
All’improvviso, quatto quatto, Beppe Grillo ha lanciato e aperto le “comunarie” per Palermo – la votazione tra gli iscritti al Movimento 5stelle per scegliere il candidato a Sindaco – sul suo blog. Hanno votato 524 iscritti. Più o meno come un condominio di viale Regione Siciliana che deve decidere l’amministratore.
Prima che scoppiasse la bufera in Sicilia – firme false, denunce incrociate, guerra per bande – c’erano, ad agosto, 122 candidati: il conto è presto fatto 524 diviso 122, viene 4 virgola qualcosa a testa, cioè se prendevi cinque voti eri un discreto candidato e se ne prendevi dieci potevi fare il sindaco di Palermo.
Ma di quei 122 in tanti hanno rinunciato – ci sono un sacco di polemiche in merito, perché c’è qualcuno che considera questo ritiro una manovra gestita – esattamente in 43, per cui ne sono rimasti 79. Settantanove candidati a sindaco di Palermo. Il conto è presto fatto: 524 voti diviso 79 candidati fa 6 virgola qualcosa a testa, per cui, come sopra, se prendevi dieci voti eri davvero un buon candidato a sindaco di Palermo. Guardate, non è che si dice per dire: ogni iscritto aveva a disposizione cinque preferenze, difatti 524 iscritti hanno espresso 2.233 preferenze. A parte i primi cinque, di cui non si sa il numero di voti raccolti, gli altri, nell’ordine, hanno preso: Tedesco Santi, 77 voti; Lo Monaco Rosalia, 73 voti; Cimò Ivana, 69 voti. Considerando che ciascun votante poteva esprimere cinque preferenze, chi ne ha prese sessanta ha in realtà ricevuto il voto di una dozzina di persone. Quello che si diceva.
La cosa interessante non è solo questa: nessuno dei 79 candidati – a meno che questo non sia accaduto per qualcuno dei primi cinque – ha ottenuto, per dire, 524 voti, cioè il voto di tutti gli iscritti. Non c’è un candidato “indiscusso” per la sua leadership, per le sue battaglie, per le sue proposte, per le sue iniziative – in verità nessuno ha idea di quale sia il “programma per Palermo” dell’uno o dell’altro. Il voto si è frammentato in multiple preferenze, amicali, parentali, di piccola cordata. Di polemica intestina.
Eppure, 79 iscritti del Movimento 5Stelle – e erano 122 – sono convinti di avere tutte le carte in regola per fare il sindaco di Palermo – e che ci vuole? 122 candidati a sindaco su 524 iscritti è una media altissima, diciamo uno su quattro. Uno su quattro degli iscritti del Movimento 5Stelle a Palermo è convinto di poter fare il sindaco, complimenti. Davvero una selezione di classe dirigente con i controfiocchi. Per grazia ricevuta.
La “grazia” è quella di essersi ritrovati a incanalare rabbia e protesta sociale contro la casta politica, e un desiderio generale di porre fine alla corruzione. Benché le “prove” finora esercitate di una capacità di amministrazione e governo siano risultate piuttosto ambigue e confuse – per tutto, valga l’esperienza Raggi a Roma – il Movimento gode ancora, stando ai sondaggi, di un enorme sostegno popolare. In queste condizioni, aspirare alla carriera politica è una scelta plausibile. Anche perché remunerativa.
Beppe Grillo ha fatto gli auguri di Natale dal suo blog pubblicando un testo di Goffredo Parise del 1974, dal titolo “Il rimedio è la povertà”. Potremo discutere altrove se questa scelta neo-francescana di Grillo è un programma, una “visione”, un codice etico – e, soprattutto, come per il poverello di Assisi si applichi a partire da sé.
Quello che è interessante è andare a vedere come la condizione economica di molti degli eletti del Movimento 5Stelle sia notevolmente mutata. Per dire dei deputati regionali 5Stelle in Sicilia: la signora Foti Angela è passata da una dichiarazione dei redditi per il 2012 di 7.838 €, a una dichiarazione per il 2015 di 71.139 €; il signor Cappello Francesco è passato da una dichiarazione dei redditi per il 2012 di 11.791 €, a una dichiarazione per il 2015 di 82.691 €; la signora La Rocca Claudia è passata da una dichiarazione dei redditi per il 2012 di 7.838 €, a una dichiarazione per il 2015 di 71.292; il signor Cancelleri Giovanni Carlo è passato da una dichiarazione dei redditi per il 2012 di 19.896 €, a una dichiarazione per il 2015 di 70.830 €. Si potrebbe continuare. Mica male, eh? Un discreto salto di reddito, no? Va dato atto, peraltro, che questi consiglieri versano le eccedenze della diaria – che sono circa 4.500 euro lordi mensili – in varie iniziative, tra cui un Fondo di garanzia per il microcredito alle piccole e medie imprese, oppure, dopo il crollo del viadotto sulla A 19, e l’appello del Comune di Caltavuturo, per la ricostruzione dell’arteria che ha consentito agli automobilisti di muoversi tra la Sicilia orientale e occidentale. Però, se uno cerca sul loro sito – come annunciato – lo specchietto delle retribuzioni, non lo trova – sta su quello della Regione, per obbligo di legge su Amministrazione Trasparente. Lo metteranno, di sicuro, anche per chiarire questa discrepanza tra quanto da loro proclamato («teniamo solo 2.500 € più le spese rendicontate») e quanto risulta dalle dichiarazioni pubblicate dalla Regione (a cui vanno tolte le tasse, certo, e ci mancherebbe pure). Anche sulle spese rendicontate, forse ci sarebbe da dire qualcosina: nella dichiarazione sulla Situazione patrimoniale del 2013 del signor Cancelleri, nel prospetto sulle spese sostenute per tour elettorale si trovano voci bizzarre, come i 221,50 € per Pernottamento Grillo Giuseppe – Dettori Pietro: ma che non se la poteva pagare una notte d’albergo Beppe Grillo, che gliela dovevamo pagare noi?
Nell’attesa di capire quale sia – ci faranno un nuovo codice etico, sicuro – la “soglia di povertà” secondo il Movimento 5Stelle (in Svizzera, a esempio, è proprio 2.500 franchi, e a giugno ci hanno fatto un referendum per il reddito garantito – la Sicilia è come la Svizzera?), facciamo tanti auguri ai neo-candidati a sindaco di Palermo. Si sfideranno «nelle prossime settimane», annuncia il blog di Beppe Grillo.
Ecco, magari, la prossima volta fatele un po’ meno clandestine.