ZEN: Se questo è lo Stato, meglio senza
La mattina dello scorso 14 gennaio, circa un centinaio di militari, unità cinofile e un elicottero del nono nucleo di Palermo hanno messo in atto un maxi-blitz allo Zen 1 e allo Zen 2 di Palermo. Due arresti per tentato omicidio e porto illegale di arma da fuoco per dei fatti avvenuti nella notte tra il 17 e il 18 dicembre 2017.
Viene diffuso attraverso la stampa che il servizio a largo raggio «ha lo scopo di fronteggiare i fenomeni di illegalità che minano quotidianamente la vivibilità della borgata, dando al quartiere e alla città un segnale di forte presenza dello Stato sul territorio, in chiave sia preventiva, sia repressiva». Non è la prima volta. Lo scorso ottobre un altro maxi-intervento anti-droga era stato condotto allo ZEN. Periodicamente, lo Stato Italiano indossa la divisa militare e si materializza in – così viene comunemente definito – uno dei quartieri più “difficili” della città. Al termine di ogni blitz esce con qualche arrestato, lasciandosi alle spalle povertà, degrado e immondizia.
Dello ZEN, così come dei tanti altri quartieri di Palermo e non solo, viene mostrata solo una faccia: quella della criminalità diffusa e dell’illegalità. Nessuno parla delle profonde difficoltà economiche e sociali che deve affrontare chi vive in queste zone e altre della città. Nessuno parla dello stato di degrado in cui versano le strade o dei cumuli di immondizia sparsi un po’ ovunque a formare micro-discariche, rendendo l’aria irrespirabile.
Si tace sul totale abbandono da parte dello Stato Italiano – lo stesso che rivendica una forte presenza repressiva – che in questi quartieri non garantisce scuole aperte, mezzi di trasporto pubblico, case per tutti e servizi sociali.
Tutti i partiti che si fanno Governo, dal PD alle Lega, passando per tutti gli altri schieramenti, si fanno portavoce di un concetto di “sicurezza” che non coincide, nei fatti, con quello di chi i quartieri li abita e conosce i problemi, avverte i bisogni. Un’idea e una pratica di sicurezza che ha come fine il mantenimento dell’ordine costituito. Un ordine che crea gerarchie sociali e disuguaglianze economiche. Quella dello Stato Italiano è una “sicurezza”, dunque, che fa bene ai ricchi e condanna chi vive nella povertà quasi assoluta.