Elezioni in Irlanda: si cambia!
Irlanda. Seggi chiusi. Comincia la partita vera, quella per formare un governo che senza alcun dubbio segnerà la storia dell’Irlanda e non solo. Il Sinn Féin ha raggiunto il 24,5%. A seguire il Fianna Fail con il 22,2% e il Fine Gael con il 20,9%. Buono il risultato del Green Party (7%) e del raggruppamento delle liste indipendenti che sono arrivate al 15,4%. Basse percentuali per i Labour (4,4%), il partito anti-austerità Solidarity–People Before Profit (2,6%) e i social democratici (2,9%). Riguardo alla ripartizione dei seggi, il Sinn Féin è arrivato a 37, uno in meno rispetto al Fianna Fail.
Un risultato eccezionale che neanche Mary Lou McDonald e il Sinn Féin pensavano di potere ottenere. Ma così è stato. Il Sinn Féin ha contemporaneamente più che raddoppiato il consenso rispetto alle ultime elezioni e, senza essere presente in tutte le circoscrizioni, ha rotto l’equilibrio politico che ha visto protagonisti indiscussi per quasi 100 anni il Fine Gael e il Fianna Fáil. Ci sarebbe da aggiungere una cosa che ancora in pochi hanno detto: il Sinn Féin è un partito indipendentista e forza di governo nell’Irlanda del Nord – insieme ai protestanti del Partito Unionista democratico – che vuole realizzare entro cinque anni un referendum per la riunificazione dell’Irlanda.
Sulla formazione del governo niente è ancora certo. È abbastanza visibile che nessuno ha i numeri per governare da solo. Neanche FG e FF insieme possono formare un governo – se non con l’aiuto degli indipendenti – perché non raggiungono la maggioranza dei seggi (81). Il Sinn Féin dovrà trovare una soluzione credibile e forte se vuole costruire un alleanza di governo che possa dare continuità al percorso fatto fino a ora e per raggiungere gli obiettivi prefissati.
A prescindere da come andrà, è importante discutere intorno alle ragioni che hanno dato la possibilità al Sinn Féin di diventare un grande partito anche nella Repubblica Irlandese e le conseguenze che questo risultato potrebbe avere dentro il quadro politico europeo. Ha saputo raccogliere e mettere a valore la sfiducia e il sentimento di opposizione nei confronti delle forze politiche che negli ultimi decenni hanno governato il paese e che, dopo lo scoppio della crisi economica, hanno solo rappresentato e portato avanti le politiche di austerity. Lo ha fatto muovendo temi importanti che hanno messo al centro della campagna elettorale i giovani, i settori popolari e il ceto medio impoverito: edilizia popolare, riduzione del costo degli affitti, assistenza sanitaria gratuita, assunzione di medici e personale medico, maggiori posti letto negli ospedali e riduzione dei finanziamenti per le assicurazioni private. Un pezzo consistente della società ha riconosciuto il Sinn Féin come una possibile soluzione ai problemi che attanagliano l’Irlanda o comunque come una forza politica a cui dare fiducia, da mettere alla prova. Dentro questo quadro un fattore rilevante è rappresentato dal fatto che la maggior parte di coloro che hanno votato Sinn Féin a questa tornata elettorale sono favorevoli alla riunificazione dell’Irlanda.
E sulla questione riunificazione si giocherà, nei prossimi giorni, sopratutto nei tentativi di costruire alleanze, una partita importante. Una questione che si incrocia inevitabilmente con la Brexit e gli sviluppi che assumerà nei prossimi mesi. Perché nell’Irlanda del Nord il Sinn Féin, già adesso, agita la contrarietà alla Brexit come motivo di una rinnovata rivendicazione di indipendenza dalla Gran Bretagna. Una partita, insomma, molto complessa e che sicuramente non interesserà solo i confini della Repubblica Irlandese. In base a quanto e come continuerà la campagna per un referendum, potremmo assistere a dei risvolti interessanti che riguarderebbero anche la Scozia e, in generale, tutti i movimenti indipendentisti e gli Stati nazionali europei. La vittoria dello Scottish National Party alle ultime elezioni scozzesi ha rimesso al centro del dibattito la possibilità di un secondo referendum per l’indipendenza che arriverebbe, anche questo, in piena Brexit.
Queste elezioni tornano a dirci che i processi di indipendenza in Europa crescono e acquisiscono forza e legittimità politica. Queste elezioni confermano, ancora una volta, che ci troviamo in una fase storica che vedrà i movimenti per l’indipendenza protagonisti in Europa nella messa in discussione dell’attuale forma degli Stati Nazionali, per l’autodeterminazione dei popoli e dei territori.