La donna siciliana che scrisse l’Odissea
L’Odissea è uno dei grandi poemi della letteratura occidentale in stile epico, attribuito a Omero, come l’Iliade. I 24 libri in esametri narrano il lungo e travagliato viaggio di ritorno in patria, a Itaca, di Odisseo (Ulisse), eroe della guerra di Troia, colui che aveva ideato l’inganno del cavallo di legno con il quale i Greci erano riusciti a distruggere la città.
Intorno al poema, filologi e storici hanno sviluppato diverse teorie circa la composizione da parte di Omero, l’esistenza dello stesso e riguardo la corrispondenza nella cartina dei luoghi narrati all’interno dell’opera.
Una in particolare, forse poco nota ma incredibilmente affascinante, coinvolge interamente la Sicilia. E’ Samuel Butler, critico razionalista, nato a Langar nel Nottinghamshire nel 1835, il fondatore di questa teoria, raccolta in un saggio dal titolo: L’autrice dell’Odissea.
Dopo aver tradotto l’Odissea, si convinse di voler dimostrare che gli avvenimenti legati al viaggio di Ulisse non si svolsero nell’Egeo, ma nel Mediterraneo occidentale, in Sicilia in particolare. Addirittura affermò che il poema fu scritto non da Omero, ma da una donna siciliana, di Trapani, che si autonarra nell’opera nelle vesti di Nausicaa, figlia del re Alcinoo di Scheria.
«Mai prima mi era capitato che gli uomini scrivano libri smaglianti nei quali le femmine appaiono più assennate dei maschi» – scrive Butler – «Quando nell’Iliade […] gli uomini dominano e proteggono le donne, nell’Odissea sono le donne a dirigere, consigliare e proteggere: Minerva donna e non guerriera; Penelope dominante; Euriclea, la vecchia serva, in tutto pari a Telemaco; Elena, la vera padrona della casa di Menelao; Calipso è la mente direttiva». È una donna, dunque, a scrivere. E una donna se tenta un poema epico, è quasi obbligata a scegliere un uomo come personaggio principale, ma cercherà di ridurlo al minimo e ne esalterà al massimo grado la moglie e le figlie.
I viaggi d’Ulisse nella mente della scrittrice siciliana coincidono con la circumnavigazione della Sicilia che, iniziando da Trapani, segue la costa settentrionale, attraversa lo stretto di Messina, passa per l’isola di Pantelleria e finisce a Trapani.
Il risultato degli studi portò Samuel Butler alla conclusione che Scheria, sede dei Feaci, e Itaca, patria di Odisseo, coincidano entrambe con la città di Trapani per il fatto che l’autrice, essendole familiare, l’aveva usata per descriverle entrambe.
In particolare, fu proprio l’episodio della trasformazione in scoglio della nave dei Feaci al ritorno da Itaca che lo convinse che quello fosse stato un posto descritto dal vero. Ciò viene avvalorato dal mito cristianizzato per il quale la Madonna di Trapani, per salvare la città dall’attacco dei turchi pietrifica la nave dei pirati.
Quando l’autrice considera Itaca un’isola e nient’altro, se la immagina come l’alta e imponente Marettimo, lontana circa ventidue miglia da Trapani. Quando invece ha bisogno di altri particolari, li prende dai suoi immediati dintorni sulla terraferma.
Tutto il percorso seguito da Ulisse, dallo sbarco di Forco alla grotta dove nascose i regali, su per il monte Nerito, dalla cresta alla sorgente e alla “roccia del corvo” e, infine, lungo il sentiero che scende a Itaca, corrisponde perfettamente al percorso attuale dalle saline di San Cusumano alla “grotta del toro”, su per il monte Erice, dalla fontana alla “roccia del corvo” e, infine, alla strada per Trapani.
Butler continuò a lavorarci per anni, compiendo lunghe soste a Trapani e nei dintorni. Individuò Trapani con Scheria e poi le quattro isole a ovest come si legge nell’Odissea: Itaca con Marettimo; Aegusa, l’Isola delle capre, con Favignana; Boukinna, l’Isola del bestiame, con Levanzo; e Dulichium con Isola Longa. L’isola di Eolo sarebbe Ustica che con l’atmosfera chiara si può vedere debolmente dal monte Erice, e naturalmente avrebbe impressionato una scrittrice per la quale Erice e i suoi dintorni erano tutto il mondo.
L’ipotesi è molto suggestiva e affascinante, ma tuttavia non era del tutto nuova. Prima Strabone e poi anche Polibio e Tolomeo avevano collocato geograficamente l’Odissea in Sicilia.
Non vi è alcuna prova inconfutabile che queste ipotesi siano vere. Ma ci piace immaginare che il viaggio di Ulisse sia il riflesso della Sicilia negli occhi di una donna. In effetti di ispirazioni poetiche l’Isola ne offre parecchie. Così tante da poter dare adito a simili teorie.