La cattedrale sul mare di Sampieri: storia della Fornace Penna

La cattedrale sul mare di Sampieri: storia della Fornace Penna

Di antichissime origini, il borgo di Sampieri sorge lungo il litorale sudorientale della Sicilia, a circa 20 km da Marina di Ragusa. Anche grazie alle sue splendide spiagge, la località è ad oggi una meta turistica molto amata, che rimane però fedele a se stessa conservando le caratteristiche del borgo marinaro di un tempo.

Storia della Fornace Penna

Partendo dal centro storico e percorrendo il suo litorale in direzione di Punta Pisciotto, è impossibile non notare il grande monumento di archeologia industriale che un tempo era la Fornace Penna.
Costruita per volere del Barone Penna e su progetto dell’ingegner Ignazio Emmolo, la Fornace fu realizzata a ridosso del mare. Il sito della fabbrica di laterizi era stato scelto sia per la sua vicinanza alle vie di comunicazione – il mare consentiva l’attracco delle navi e nelle sue vicinanze passava la ferrovia – sia per la presenza, a poche centinaia di metri, di una cava d’argilla.
La Fornace è articolata su tre piani e il corpo principale è a pianta basilicale, rendendo l’analogia con un’antica chiesa tanto evidente da farle meritare la nomina di «basilica laica in riva al mare», come l’ebbe a definire il critico d’arte Vittorio Sgarbi.

Operativa a partire dal 1912, per l’epoca era una delle industrie più all’avanguardia del meridione, con più di cento operai impiegati nella produzione di circa diecimila pezzi al giorno tra tegole e mattoni che venivano poi esportati in molti paesi del Mediterraneo: gran parte di Tripoli, dopo la guerra del 1911, fu costruita con laterizi del Pisciotto.
La cessazione dell’attività dello stabilimento avvenne durante la notte del 26 gennaio 1924, a causa di un incendio doloso che lo distrusse in poche ore. Sulla dolosità dell’evento non vi sono dubbi: la fabbrica entrava in funzione solo da maggio a settembre, al momento del rogo la fornace non era dunque in funzione. Sul movente non vi sono invece certezze. Alcune ipotesi attribuiscono all’atto una natura politica, altre a un gesto di concorrenza sleale o a una ritorsione personale nei confronti del Barone Penna che, si racconta, appena appresa la notizia si limitò a commentare: «Hanno tolto il pane a tanti operai. A me, non hanno tolto nulla».

Da quel giorno inizia la lunga diatriba sul futuro della Fornace Penna, intorno alla quale proprietari, cittadini e amministrazioni varie non sono riusciti a individuare una comunità d’intenti, abbandonando la struttura all’erosione e all’incuria.
Tra mirabolanti progetti di trasformazione in albergo di lusso, tentativi da parte della cittadinanza di erigerlo a sito culturale e stanziamenti di fondi per il restauro andati a vuoto, “‘u sabbilimientu bruciatu”, come lo chiamano i locali, attende ancora il suo destino.
A impedire che le sorti del Pisciotto finissero nel dimenticatoio ha sicuramente contribuito Il Commissario Montalbano, nella cui serie TV la fabbrica è uno dei luoghi che ritorna più spesso sotto le spoglie di una malfamata tonnara, luogo di degrado e prostituzione, conosciuta come la Mannara.

Riconoscimenti

L’attenzione mediatica ha reso la Fornace Penna uno dei luoghi più vincolati: al vincolo monumentale posto dalla Soprintendenza dei Beni Culturali nel 2008 si è aggiunto quello di tutela della fascia costiera, quello paesaggistico, uno sull’immodificabilità dei luoghi, un altro in quanto bene culturale di archeologia industriale e uno perché luogo dell’identità e della memoria.
Dal 2015 la fornace è stata posta sotto sequestro preventivo a seguito di un procedimento penale avviato dalla Procura della Repubblica di Ragusa, mentre è di Dicembre 2019 la decisione del governo Musumeci di espropriare e acquisire al patrimonio della Regione il bene. Se la storia della fornace, a quasi un secolo dalla sua chiusura, continua ancora a essere scritta, nessun intervento di recupero e messa in sicurezza è stato ancora messo in atto sulla struttura stessa. Interventi per i quali, tra l’altro, la Soprintendenza stima necessari circa 350mila euro per la messa in sicurezza e 5,5 milioni di euro per il restauro e il consolidamento statico finalizzati alla valorizzazione e fruizione del sito.

La Fornace, intanto, tra un’apparizione in TV e una in tribunale, è ormai per gli abitanti della zona simbolo affezionato, cattedrale maestosa sopra gli scogli, punto di riferimento in mezzo al mare.

 

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