La pandemia mette a nudo i disastri del liberismo. Di Turi Palidda
Pubblichiamo un interessante contributo di Turi Palidda in cui viene inquadrata e discussa la gestione da parte dei capi di Stato e di Governo della pandemia Coronavirus e, soprattutto, delle sue conseguenze dal punto di vista della riproduzione del paradigma della catastrofe capitalistica come strumento per il rafforzamento del dominio e dell’accumulazione.
Alcuni autori hanno già proposto serie riflessioni sugli effetti della gestione della pandemia in corso. Fra gli ultimi, ottimo l’articolo di Marco Revelli sul Manifesto e su Volere la luna. Ma alcuni aspetti e soprattutto l’insieme delle conseguenze di questa gestione della pandemia meritano più attenzione. Quest’insieme è infatti cruciale per capire non solo che siamo difronte al coagulo di tutti i disastri che ha provocato lo sviluppo liberista, ma difronte a un salto ancora più inquietante. Lo stato d’eccezione va ben oltre l’emergenza sanitaria; come sempre può permettere ai dominanti di imbastire scelte impensabili per i comuni mortali relegati alla condizione di impotenza dalla gestione della pandemia. Non è casuale che Trump decida di proclamare lo stato d’emergenza per poter aver mano libera a cominciare da un’operazione finanziaria sconvolgente (l’iniezione di 1,5 trilioni sul mercato finanziario), approfittando quindi dell’assenza di un effettivo governo europeo della finanza, delle difficoltà della Cina e del crollo del prezzo del petrolio per re-imporre il dominio del dollaro USA). La guerra economica fra USA e Cina e le sue conseguenze sul resto del mondo è aperta più che mai e la congiuntura pandemia è usata anche in questa contesa. E non è un caso che alcune personalità del potere convochino i vertici delle forze armate e delle polizie per riflettere sul rischio di rivolte o “insurrezioni” a seguito dell’emergenza pandemia (questo succede in Italia) in Francia e probabilmente in tutti i paesi mentre la Cina ha già mostrato qual è la gestione totalitaria dell’emergenza). Ricordiamo che in diverse occasioni di catastrofi lo stato finisce per far ricorso al coprifuoco con la scusa di colpire gli sciacalli mentre in realtà mira a domare la “folla scatenata dal panico” (per ultimo si ricordi il caso Katrina a New Orleans: Bush ordinò il coprifuoco e poi una darwinistica selezione della popolazione per la città ricostruita secondo i criteri liberisti). Il panico è ben prevedibile difronte non solo a una pandemia che non trova cure sufficienti, ma soprattutto per la disperazione dei dannati del mondo liberista: i contaminati che non possono essere curati per mancanza di dispositivi sufficienti, i senzatetto, i detenuti, i lavoratori al nero e in generale chi perde anche solo una parte del reddito che aveva prima. Secondo Boris Johnson la pandemia si cura approntando ciò che qualcuno ipotizza come una sorta di ecatombe di 4-500mila anziani; risolverebbe così il problema dell’INPS inglese. Ferrara (sul Foglio) gira la domanda al professor Francesco Giavazzi: “sarebbe migliore o comunque senza alternative civilmente superiori un mondo scremato di chi non ce la fa a resistere a una pandemia di polmonite che strozza le vie respiratorie con la violenza del coronavirus?’ La risposta, dall’ alto del cinismo di gente implicata direttamente nel ricambio per via dell’età, era stata un agghiacciante e tecnico: sì. I costi della vecchiaia sono altissimi, quasi insopportabili, e non sarebbe la prima volta che civilizzazione e natura si trovano alleate in una selezione demografica spinta”.
Altrettanto grave è la condizione dei migranti oggi massacrati alla frontiera greca o nelle diverse carceri in Libia e altrove compresi i centri espellendi in Europa (vedi appello del 14 marzo 2020 alle autorità europee).
È già stato detto da alcuni autori che la pandemia è conseguenza del disastro ambientale che ha distrutto, in particolare con le deforestazioni, gli ambienti naturali in cui i virus vivevano senza propagarsi, mutare e aggredire gli ambienti umani. A queste cause della catastrofe provocate dallo sviluppo liberista ora le conseguenze della sua gestione mettono ancora più a nudo gli effetti di tale sviluppo.
L’indebolimento della sanità pubblica con il taglio della spesa in questo campo come in tutta l’area della spesa sociale a favore del privato e della logica del profitto in tutti i campi anche a sprezzo della vita stessa degli umani, svela oggi quanto sia insufficiente la cura che si riesce a offrire ai contaminati nonostante la grande generosità del personale medico e para-medico. Ma sempre a sprezzo della vita degli umani -e di tutto il mondo animale e vegetale- in tanti paesi tale cura e la prevenzione non sono neanche attivate (vedi fra l’altro la Turchia). È quindi probabile che si avrà una sorta di ecatombe su scala planetaria sempre a danno delle persone meno protette (persone che hanno già patologie, pazienti esclusi dal trattamento necessario, in genere anziani -gli enti pensionistici guadagneranno così come le cliniche private e chi specula sulle mascherine e i disinfettanti!).
L’emergenza pandemia mette a nudo il fatto clamoroso che negli stessi paesi ricchi non c’è mai stata pari attenzione per le malattie che provocano la maggioranza dei morti registrati ogni anno, cioè quelle dovute a contaminazioni tossiche, incidenti sul lavoro, malnutrizione e in genere condizioni di vita e di lavoro insostenibili. Il tasso di mortalità (per mille abitanti) è in Italia del 10,5, in Francia del 9,1, in Germania 11,15, in Spagna 9,1, in Gran Bretagna 9,4. In altre parole, queste morti – circa 3 milioni in questi 5 paesi ogni anno- di fatto non contano, come se facessero parte dei costi considerati normali per il “progresso democratico”. E’ per esempio palese che non c’è mai stata pari attenzione per le morti da inquinamento di cui da anni si hanno stime assai allarmanti (in Italia si calcolano oltre 60mila -secondo altre fonti 80 mila- le morti premature dovute all’inquinamento atmosferico; il danno economico, stimato sulla base dei costi sanitari comprendenti le malattie, le cure, le visite, i giorni di lavoro persi, che solo in Italia oscilla tra 47 e 142 miliardi di euro all’anno; 330 – 940 miliardi a livello europeo). Ma per questo disastro sanitario-ambientale come per tutti gli altri non si trovano mai adeguate soluzioni e tanto meno efficace prevenzione proprio perché le uniche effettive soluzioni sono in netta antitesi alle logiche del profitto liberista che si fonda innanzitutto sullo sfruttamento del carbone, del petrolio, dell’uranio, del gas.
Anche in questa piena emergenza si constata che i lavoratori sono costretti ad andare a lavorare senza le precauzioni indispensabili, cioè senza preventiva sanificazione delle strutture e senza rispetto per le misure antivirus che sono generalmente adottate.
Le carceri sono abbandonate come luoghi infami che non meritano alcuna attenzione e neanche pietà … Se scoppia la pandemia in carcere cosa succederà ? Le guardie scapperanno? E allora ? Nessuno ci vuole pensare … (tranne l’ottimo appello di Ornella Favero) o chi ci pensa e persino il democratico Garante dei detenuti si premura soprattutto di ringraziare la polizia penitenziaria, di denunciare i 59 feriti nei ranghi di questa senza neanche nominare i feriti fra i detenuti. La recente rivolta nelle carceri italiane ha toccato ben 49 siti; sono stati 14 i morti e decine e decine i feriti fra i detenuti. Ma quasi tutti i media, a prescindere di indagini giudiziarie di cui non si ha ancora alcuna notizia, hanno accreditato la tesi che si tratti di morti di overdose di metadone rubato nelle infermerie assaltate durante la rivolta; a questa notizia di dubbio fondamento l’informazione mainstream aggiunge il sospetto che la rivolta sarebbe stata pilotata dalla criminalità organizzata, ipotesi che pare sia oggetto di apposita indagine giudiziaria. Da notare che una tale ipotesi sembra essere innanzitutto un ennesima stigmatizzazione dei detenuti che quindi non avrebbero neanche la capacità di rivoltarsi difronte a una situazione drammatica di minaccia sia di pandemia senza alcuna protezione sia di ulteriore peggioramento delle regole detentive. E’ ovvio che in caso di rivolta anche le mafie possono cercare di manipolarle a loro beneficio, ma va ricordato che le organizzazioni criminali hanno sempre avuto interesse al mantenimento dell’ordine e della “pace sociale” carceraria che infatti hanno sempre sostenuto e sovente cogestiscono in intesa con una parte delle guardie carcerarie. Tutti i detenuti comuni sono sempre sotto il dominio delle guardie e della criminalità organizzata che peraltro non può beneficiare di eventuali provvedimenti di scarcerazione che in genere vanno a chi è quasi alla fine della pena detentiva o deve scontare pene relativamente lievi. Peraltro dire che le mafie controllano tutte le carceri e siano in grado di scatenare rivolte ecc. equivale a dire che l’amministrazione della giustizia penale avrebbe subappaltato a queste organizzazioni criminali la gestione delle carceri, un’ipotesi alquanto fantasiosa che però può riguardare qualche carcere.
Da quando è esplosa l’epidemia poi proclamata pandemia le borse e lo spread hanno conosciuto continue forti oscillazioni e crolli che alcuni hanno definito peggiori di quelli della crisi del 2008. Governi e autorità europee hanno in parte provocato tali oscillazioni anziché prevenirle (il caso della maldestria della sig.ra Lagarde è clamoroso). Ma chi sta guadagnando con la speculazione finanziaria che approfitta di queste forti oscillazioni finanziarie? Intanto tutti i governi e le autorità europee e di altri paesi pensano innanzitutto ad assicurare alle banche e alle imprese nuovi e lauti contributi … Invece, nessuno prospetta una ripresa economica “pulita” che cioè approfitti di questa congiuntura per risanare tutte le attività inquinanti e per risanare i disastri sociali ed economici provocati in trent’anni di liberismo incontrollato. Che ne sarà dei senzatetto e dei lavoratori al nero dopo la chiusura di tante attività che ne facevano largo uso (si pensi ai ristoranti, alberghi, negozi vari, imprese pulizia ecc.). A seguito della pandemia questo popolo di “dannati dell’economia liberista” è condannato a essere “umanità a perdere”. Se si volesse effettivamente rilanciare un’economia sana per un futuro sostenibile occorrerebbe innanzitutto non solo una regolarizzazione di tutti i lavoratori delle economie sommerse ma anche sostenere tutte le strutture dei servizi pubblici (sanità, trasporti, scuole, università e ricerca, alloggi, cultura, sport, salario garantito per tutti comprese le casalinghe e congedo maternità pagato per almeno sei mesi). Occorrerebbe inoltre un grande programma di risanamento dei disastri ambientali per l’effettiva prevenzione di catastrofi quali incidenti industriali, alluvioni, terremoti, frane ecc. (programma che creerebbe decine di migliaia di posti di lavoro).
Ogni ipotesi su come finirà questa congiuntura della pandemia è oggi assai azzardata: Trump, Johnson, Macron e altri saranno travolti dall’esito probabilmente catastrofico delle loro scelte? O ci sarà il trionfo di quella sorta di darwinismo che immaginavano Aldous Huxley e Orwell? (vedi il pessimismo di Lordon).