Perché è importante fare tamponi in Sicilia (1)
La redazione di antudo.info ha prodotto per tutti i siciliani e le siciliane, attualmente alle prese con la diffusione dell’epidemia da Covid-19, uno studio che – attraverso una approfondita raccolta di dati e una successiva analisi – dimostra perchè è importante fare i tamponi. Per agevolare la lettura abbiamo suddiviso lo studio in tre parti. Oggi pubblichiamo la prima che analizza le indicazioni date dallo Stato e le diverse strategie adottate da quattro regioni in relazione ai diversi risultati ottenuti. Le osservazioni finali sono sulla Sicilia.
La posizione degli scienziati e dell’OMS.
La necessità e l’importanza di effettuare tamponi sono fortemente sostenute da due ragioni principali.
La prima è che, a partire da studi recenti, è stato documentato l’impatto elevato che la circolazione di soggetti asintomatici ha nella diffusione del virus. Infatti, solo l’individuazione e, dunque, l’isolamento di tali soggetti permette un possibile e reale contenimento del contagio. La seconda ragione è che effettuare tamponi permetterebbe di avere un quadro più chiaro della situazione epidemiologica corrente e, quindi, una sua migliore interpretazione, che è di vitale importanza per organizzare una risposta politica adeguata.
Queste ragioni sicuramente non erano sfuggite all’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il 16 Marzo, infatti, il presidente dell’OMS, nel corso di una conferenza stampa ha dichiarato: «il modo più efficace per prevenire la diffusione e salvare vite umane è spezzare la catena del contagio. Per farlo, bisogna fare i test e isolare le persone contagiate. Non si può spegnere un fuoco se si è bendati. Allo stesso modo non possiamo fermare questa pandemia se non sappiamo chi viene contagiato e chi no. Abbiamo un semplice messaggio per tutti i paesi: fate i test, fate i test, fate i test».
A chi viene effettuato il tampone in Italia?
L’Italia non ha risposto alle esortazione dell’OMS, lasciando inalterate le linee guida diffuse attraverso una circolare del 9 Marzo che indicavano 3 profili di persone da sottoporre ai test:
- Persone che abitano o che sono passate, negli ultimi 14 giorni, per un’area in cui è segnalata trasmissione del coronavirus e aventi infezione respiratoria acuta e sintomi quali febbre, tosse, difficoltà respiratoria, che non possano essere spiegati con un’altra diagnosi;
- persone con una qualsiasi infezione respiratoria acuta e che sono state a stretto contatto con un caso probabile o confermato di COVID-19 nei 14 giorni precedenti l’insorgenza dei sintomi;
- persone con un’infezione respiratoria acuta grave (febbre e almeno un segno/sintomo di malattia respiratoria – es. tosse, difficoltà respiratoria) e che richieda il ricovero ospedaliero senza un’altra eziologia che spieghi pienamente la presentazione clinica.
Il comune denominatore di queste indicazioni è il seguente: è raccomandato fare tamponi solo in presenza di sintomi. Non è difficile notare che ciò sia in totale contraddizione sia con le dichiarazioni dell’OMS, sia con le recenti ricerche che mostrano il ruolo chiave dell’individuare i contagiati asintomatici al fine di contenere il virus.
La risposta delle regioni.
Non tutte le regioni, le quali hanno competenza sulla sanità, stanno applicando allo stesso modo i criteri della circolare; anzi, in molti casi, stanno adottando criteri diversi.
Analizziamo l’evoluzione dell’epidemia in regioni che hanno adottato strategie molto diverse tra loro: Lombardia, Veneto, Piemonte e Sicilia.
Grafico 1: Confronto tra regioni per numero di contagi.
In Lombardia non sono state seguite le direttive della circolare poiché nelle fasi più critiche, a causa della situazione di emergenza e del gran numero di infetti, è stato possibile effettuare tamponi solo a coloro che manifestavano condizioni sintomatologiche molto gravi.
In Veneto non sono state seguite le indicazioni della circolare e sono stati fatti tamponi anche agli asintomatici entrati in contatto con almeno un caso positivo. Il Veneto, insieme al Friuli Venezia Giulia, è la regione che tra gli infetti rilevati conta il maggior numero di casi non gravi in percentuale (circa il 74%).
In Piemonte sono state seguite le direttive della circolare, effettuando tamponi solo a chi presentava sintomi. È stato effettuato un numero di tamponi quasi 4 volte inferiore rispetto al Veneto e adesso ha circa il suo stesso numero di infetti, nonostante l’epidemia abbia iniziato a diffondersi sei giorni dopo. In Piemonte, dunque, la malattia si è sviluppata in maniera più violenta.
In Sicilia l’epidemia si è sviluppata più tardi e con meno intensità delle altre regioni del Nord, anche grazie alla distanza da quest’ultime e alle misure di restrizione degli spostamenti nel territorio nazionale. Tuttavia negli ultimi giorni si è effettivamente osservato un incremento dei contagi, probabilmente dovuto anche al controesodo degli emigrati al Nord, tornati a casa alla notizia delle citate limitazioni. Anche in Sicilia sono stati seguiti i criteri indicati dalla circolare, facendo test solo ai soggetti con sintomi.
Nel seguente grafico viene riportato il numero di tamponi ogni 10.000 abitanti, rispetto ai giorni dallo scoppio dell’epidemia, che si suppone essere fissato al momento in cui sono stati superati i 20 infetti.
Grafico 2: Confronto tra regioni per numero di tamponi su 10000 abitanti.
Dalla lettura del grafico possiamo dedurre che:
- Nonostante la situazione epidemiologica iniziale di Veneto e Lombardia fosse molto simile, nei primi giorni il Veneto ha fatto un maggior numero di test rispetto alla Lombardia. Questo ha permesso al Veneto di identificare una consistente parte di infetti e di contenere la crescita esponenziale che invece si è registrata in Lombardia. Il risultato è che oggi la Lombardia conta quasi cinque volte il numero di infetti rilevati rispetto al Veneto;
- in Piemonte il numero di tamponi effettuati nei primi giorni è stato molto basso nonostante l’epidemia si stesse sviluppando velocemente, solo negli ultimi giorni c’è stato un incremento;
- inizialmente il numero di tamponi in Sicilia è stato molto basso con una tendenza alla crescita negli ultimi giorni.
Osservazioni sulla gestione dell’epidemia in Sicilia.
Dal confronto con le altre regioni abbiamo potuto dedurre che le indicazioni diffuse dal Ministero della salute si sono dimostrate insufficienti e inefficaci, oltre che, lo ripetiamo, in contrasto con la linea indicata dall’Oms. La via strategica intrapresa dal Veneto e, più in generale, anche a livello internazionale da Stati come la Corea del Nord e la Germania, di eseguire il maggior numero dei tamponi possibile per individuare nella popolazione anche gli asintomatici, si è dimostrata la più efficace.
Viene da chiedersi: come mai la Regione Sicilia, nonostante abbia avuto più tempo per attrezzarsi – qui l’epidemia si è diffusa più tardi che al Nord -, ha reagito in maniera così tardiva, eseguendo fino a 10 giorni fa anche meno di 500 tamponi al giorno? Questo ritardo nella reazione sicuramente ha contribuito alla diffusione del virus nell’Isola e all’aumento delle vittime.
Per tutte le ragioni sopra indicate, riusciamo a formulare un giudizio ponderato circa il necessario cambio di strategia: bisogna effettuare più tamponi, a partire dalle persone sintomatiche anche lievi, da tutti coloro che sono entrati in contatto con esse, e da tutti i soggetti che per l’attività lavorativa svolta sono maggiormente esposti al contagio.
Riferimenti:
[1] Ruiyun Li, Sen Pei, Bin Chen, Yimeng Song, Tao Zhang, Wan Yang, and Jerey Shaman. Substantial undocumented infection facilitates the rapid dissemination of novel coronavirus (sars-cov2). Science, 2020.
Fonti:
Dati protezione civile: https://github.com/pcm-dpc/COVID-19/tree/master/schede-riepilogative/regioni
https://www.fnopi.it/wp-content/uploads/2020/03/Circolare_9_marzo_2020.pdf
https://www.ilpost.it/2020/03/17/oms-test-coronavirus/