Paesaggi alimentari: i cibi della tradizione pasquale
Oggi ci incamminiamo insieme nel ricco percorso della tradizione culinaria siciliana legata alla ritualità pasquale. Gli alimenti, inseriti nello scenario dei rituali di consumo collettivo, sono infatti tipici di tante festività della nostra Isola. Dietro ogni cibo e ogni pietanza che arricchisce e abbellisce le nostre tavole si nascondono simboli augurali che affondano la loro origine nella Sicilia di un tempo lontano.
Si tratta di un cammino spesso assai impervio e difficile da esplorare a causa dell’azione deteriorante della globalizzazione, ma noi non ci perdiamo certo d’animo!
I simboli
La Pasqua siciliana è ricchissima di simbologie agrarie e misteriche legate alle vicende della tradizione cattolica riguardanti la morte e resurrezione di Gesù.
I panierini colmi di frutta e ortaggi, oltre che di uova, di dolci dalla figura femminile, a pupa, spesso col grembo rigonfio di uova, rievocano i riti propiziatori di fertilità delle culture pre-agrarie e agrarie.
I semi di grano, così come le uova, sono simbolo del potere della vita che è custodita in essi e che sta per trasformarsi/schiudersi.
Nel messinese i semi di grano li ritroviamo nella tipica pastiera, mentre le uova dominano invece lo sciusceddu pasquale. Queste ultime sono elemento trionfale del taganu di Aragona: una straordinaria torta di pasta – o di pane, com’era un tempo – farcita di fette di formaggio (tuma), profumata di cannella e il cui contenitore di terracotta (taganu) si rompe come gesto antico e augurale di spreco.
Simbolo dell’energia vitale della trasformazione sono il vino, frutto della trasformazione dell’uva, e il formaggio, prodotto dalla metamorfosi del latte, il nutrimento primordiale. Questo, lavorato in caciotte di pecorino, durante la Domenica di Pasqua adorna l’albero fecondo di li schetti a Terrasini.
È una simbologia che «pervade le città» come sottolineano F. Giallombardo e S. Bonanzinga in Il Cibo per via, Paesaggi Alimentari in Sicilia: «in occasione della Pasqua si assiste all’ostensione intensificata di agnelli e capretti nelle macellerie, che assume addirittura valenza rituale, mischiandosi all’arcaica ideologia del sacrificio in onore del dio risorto».
I cibi della tradizione
Da Palermo a Ragusa, da Messina a Favara, non manca nella tavola dei siciliani l’agnello di Pasqua. Nelle cucine dei siciliani però la preparazione di questa pietanza è varia. A Palermo, ad esempio, si arrostisce e si serve con le patate. A Ragusa è invece accompagnato dall’impanata pasquale, una focaccia di origini spagnole, mentre a Trapani si cucina con la menta.
A Messina è tipico il già citato sciusceddu, una minestra di origini francesi a base di uova, pollo e ricotta.
Inoltre, è consuetudine la preparazione di piatti farinacei, come ad esempio il pane di cena. Pane dolce tipico della Sicilia orientale, viene impastato con farina di Majorca, che nella provincia di Catania è usata invece per la cucchia, una specialità di pane che si cucinava per festeggiare la nascita di una figlia femmina.
Sempre in Il Cibo per via, Paesaggi Alimentari in Sicilia, si racconta di come a Termini Imerese, la Domenica di Pasqua, sia possibile udire i venditori ambulanti di acciughe e sardine che, insistendo sull’assoluta bontà e freschezza del pescato locale, esclamano «Iamo c’anciovi vive! Locali anciovi! Rrobba bbella! Timminiselli anciovi! P’arrùstiri anciovi! Iamo c’anciovi timminiselli! Iamo câ rrobba bbella! Anciovi e ssàiddi vivi!». Questi pesci sono infatti tipici da arrostire sulla brace nelle gite in campagna dell’indomani.
Dulcis in fundo
Non può mancare una speciale sezione dedicata ai nostri buonissimi dolci, cucinati nelle forme geometriche e coi colori più svariati. Preparazioni di pasticceria fresca o secca della nostra tradizione mantengono negli anni l’utilizzo di materie prime usate già duemila anni fa, come mandole, pistacchio e miele.
Un esempio è la cassata, dolcissima, coloratissima, barocca. Il suo nome deriva dall’arabo quas’at (scodella), dal recipiente in cui ricotta e zucchero venivano mescolati. Di varie misure, dai mille colori e decori differenti, la ricetta originale è sempre la stessa: pan di Spagna, pasta reale di colore verde, ricotta fresca zuccherata e pezzetti di cioccolato. Il tutto, una volta solidificato, viene ricoperto con glassa di zucchero e canditi.
Sono parte della tradizione dolciaria della festa anche l’agnello pasquale, fatto di pasta reale, i pupi di Pasqua e i pupi cu l’ova (chiamati palummeddi nell’area dei Monti Iblei), la cubbaita, i biscotti quaresimali di Catania, preparati con frutta candita e mandorle tostate, e i biscotti di Palermo, in cui troviamo invece scorze d’arancio candite.
Insomma, il cibo, la danza, il riso, il suono, il frastuono delle festività della nostra Isola ribadiscono con straordinaria tenacia la connessione con la terra e il senso di condivisione tipico dei momenti conviviali.
In questo momento storico così delicato, non tutte le tavole dei nostri conterranei riusciranno però ad essere imbandite come la tradizione (e la panza) vorrebbero. Le difficoltà economiche che questo periodo pasquale ci ha riservato sono, purtroppo, enormi. Ci auguriamo allora che il popolo siciliano, forte come le sue tradizioni, riesca a rialzarsi da questo momento difficile.
La redazione di Antudo.Info vi augura una serena Pasqua.