«Il Covid-19 non ci ha uccisi, lo Stato sì»: parrucchieri e ristoratori siciliani in rivolta

«Il Covid-19 non ci ha uccisi, lo Stato sì»: parrucchieri e ristoratori siciliani in rivolta

Monta la rabbia tra parrucchieri, estetisti, piercer, ristoratori e baristi dell’Isola a seguito della pubblicazione del nuovo DPCM. Mentre la grande industria potrà ripartire immediatamente, il governo sembra aver deciso di mettere i bisogni di queste categorie in fondo a una lunga lista.

Cosa riapre col nuovo decreto?

Con le dichiarazioni del Presidente del Consiglio di ieri sera si è presentato il nuovo DPCM con cui dovrebbe prendere il via la tanto attesa Fase 2. Il decreto, in vigore a partire dal 4 maggio, ha deluso le aspettative di molti. Tanti erano, infatti, i commercianti, i ristoratori e i proprietari e dipendenti di piccole attività che riponevano le loro speranze nelle disposizioni del decreto. Speravano che la riapertura sarebbe stata legittimata anche alle piccole imprese.

Lungi dal prevedere un ritorno alla vita sociale, secondo il calendario elaborato dal Governo già da questa settimana potranno ripartire le aziende industriali e produttive che esportano all’estero.  Dal 4 maggio si rimettono in moto buona parte delle imprese, dalla manifattura alle costruzioni,  il commercio all’ingrosso relativo a queste filiere e i cantieri privati. Forse sarebbe stato meglio specificare che il 4 maggio avrebbe riaperto il Nord, visto che in Sicilia – dove abbiamo soprattutto piccole e micro imprese e piccole attività commerciali e al dettaglio – rimarrà tutto fermo e chiuso. Bar e ristoranti potranno riaprire, ma solo per erogare il servizio d’asporto.

Il 18 maggio, invece, negozi di vendita al dettaglio, mostre e musei potranno tornare a respirare. Persino chi pratica sport di squadra potrà tornare ad allenarsi. Fanalino di coda di questo lungo calendario sono le attività di cura personale come barbieri, centri estetici e massaggi, ristoranti e bar per i quali l’apertura non avverrà prima dell’1 giugno.

Categorie escluse in rivolta

Mentre sul web c’è chi ironizza sulle disposizioni, chiedendosi quanto lunga dovrà essere la barba quando finalmente potremo uscire di casa, parrucchieri, estetisti e piercer siciliani non ci trovano veramente nulla da ridere. Anzi, in tanti hanno fatto sentire la loro rabbia attraverso i social nelle ultime ore.

Si chiedono, infatti, perché si dia priorità alle riaperture dei musei e alla ripresa degli allenamenti sportivi, rispetto alle loro attività. Dai social emerge la voglia di mobilitarsi e scendere in piazza a manifestare. Al grido di «IL COVID 19 NON CI HA UCCISI, LO STATO SI», i commercianti della categoria sembra stiano organizzando una protesta sotto Palazzo d’Orleans, per fare sentire la loro voce al Presidente della Regione Nello Musumeci e a un Governo che si è dimostrato sordo alle loro richieste.

I ristoratori hanno, invece, organizzato un flash mob. Domani sera alle 21 i locali saranno aperti, apparecchiati, con le luci accese e i menu sul tavolo.

Non capiscono perché la Sicilia, con un numero bassissimo di contagi, debba ripartire con gli stessi tempi della Lombardia. Si domandano perché altri servizi che richiedono contatto ravvicinato possano operare già adesso, mentre a loro viene negato di tornare al lavoro. D’altronde hanno richiesto la riapertura nel rispetto delle disposizioni sanitarie più meticolose. Eppure non sono stati ascoltati.  Si chiedono, ancora, come dovranno portare il pane a tavola, visto che molti, a oggi, della cassa integrazione non hanno visto nemmeno l’ombra. Si sentono umiliati e offesi dalle Istituzioni che non sembrano tenere minimamente conto delle loro necessità.

 

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