Ponte sullo Stretto? Un bancomat per partiti italiani e imprese del Nord
Ieri sera anche il Presidente del Consiglio Conte – sollecitato in conferenza stampa dalla domanda di una giornalista dell’Ansa – si è espresso sul tema Ponte sullo Stretto. «Io non voglio declamare delle opere immaginifiche. Ho parlato di una rete infrastrutturale viaria inaccettabile. Quando ci metteremo a un tavolo a valutare i progetti, senza pregiudizi valuterò anche il Ponte sullo Stretto» ha affermato.
Insomma, la sua è stata una di quelle classiche dichiarazioni formulate in maniera tale da non rispondere. Eppure, il suo silenzio legittima gli avventori del Partito unico del Nord – composto da tutti: Partito Democratico, Lega Nord, Forza Italia, Italia Viva – e i suoi umili servitori (come Musumeci) a continuare a parlare del Ponte, un’opera che non verrà mai realizzata. Che, però, negli anni, è servita e può servire da bancomat per i partiti citati e i colossi del Nord che hanno l’appalto dell’opera.
La nota della Rete No Ponte
Quello del Ponte sullo Stretto è un argomento che in molti riprendono quando non sanno più di cosa parlare. C’è da dire che, stavolta, l’opzione di poter utilizzare i soldi europei per la costruzione dell’opera può fare gola a molti.
La nota diffusa oggi dalla Rete No Ponte fa anche riferimento a questo: «Traguardati i fondi europei, una classe politica imbelle e inconcludente sta riproponendo la costruzione del Ponte sullo Stretto». E continua: «Ve lo diciamo senza infingimenti. Ci avete trovato contrari in passato e contrari saremo nel prossimo futuro. Ci dobbiamo trovare nelle piazze? Noi ci saremo. Come sempre, a differenza vostra. Dopo la grande paura, in una Sicilia distrutta e allo sbando, con ponti che cascano e strade dissestate, ci volete propinare un’opera che non serve a nulla e che distrugge la natura, quella natura che ci ha salvato. Sappiatelo bene. Ieri eravamo degli oppositori. Oggi siamo anche incazzati per la vostra insolenza e la vostra irresponsabilità. Vogliamo ospedali e servizi sanitari per la seconda ondata, vogliamo la messa in sicurezza del nostro abitato, vogliamo la manutenzione delle nostre strade, vogliamo scuole sicure per i nostri ragazzi. Volete il conflitto? Lo avrete». La Rete No Ponte sembra dunque pronta a mobilitarsi e tornare in piazza nel caso in cui si dovesse continuare con questo teatrino.
Una questione coloniale
Quello che senza dubbio emerge da questo ennesimo remake del dibattito sul Ponte, è che i partiti italiani dimostrano ancora una volta di non avere nessuna intenzione di rispondere alle priorità e alle esigenze della Sicilia. Agitano il vessillo del Ponte sullo Stretto come soluzione a tutti i mali. Perché, evidentemente, non hanno intenzione di risolvere i problemi veri. Quelli che riguardano la rete viaria e ferroviaria, l’edilizia scolastica, la sanità pubblica, l’emigrazione e la disoccupazione. Per i partiti italiani e i vari Salvini, Renzi e compagnia, noi siamo pur sempre una colonia. E in una colonia non serve investire in strade, scuole e ospedali. La Sicilia, colonia dello Stato italiano, serve solo per estrarre risorse e portarle al Nord. Anche solo “l’idea del Ponte” è funzionale a questo scopo.