Messina: tornano in piazza i disoccupati e i lavoratori precari
Questa mattina a Messina, un folto gruppo di lavoratori precari si è dato appuntamento a piazza Unione Europea per un presidio di protesta.
Le ragioni della manifestazione
Molti dei manifestanti sono stati esclusi dalle graduatorie della società Messina Servizi e da quelle della nuova società ATM S.p.A. Chi oggi è sceso in piazza lamenta il fatto che, nonostante risulti idoneo a continuare a lavorare perché ha già prestato impiego in partecipate messinesi, si ritrova escluso a causa di alcune modifiche del bando.
Nel caso dell’ATM l’azienda, ad oggi, avrebbe bisogno di 166 autisti. Eppure il bando emanato richiede solo 70 apprendesti che non sarebbero disponibili prima di 4/5 anni. Mentre circa 30 ex lavoratori, aventi già patenti adeguate, CQC ed esperienza, sono stati esclusi a causa di un cavillo inserito in corsa.
«Le condizioni economiche di una grossa parte del nostro tessuto sociale, ultimamente peggiorate dalla pandemia Covid-19 in corso, sta generando una serie di licenziamenti e molte famiglie sono a rischio povertà» – dicono i lavoratori – «Purtroppo si continua ad affidare i servizi pubblici della città a ditte esterne tramite gare d’appalto pubbliche e a pagarne le conseguenze sono sempre gli stessi: disoccupati e precari».
In generale, i lavoratori criticano le scelte fatte dall’amministrazione che invece di affidare gli appalti per i lavori pubblici a ditte locali e lavoratori Messinesi, preferisce dare precedenza a ditte non siciliane che non danno lavoro a chi vive a Messina. Molti gli interventi in piazza di lavoratori e lavoratrici, pieni di rabbia e voglia di lottare.
Le richieste del SiCobas
«il SI Cobas Messina propone alle Istituzioni e alle Aziende Partecipate (Messinaservizi Bene Comune, ATM, Amam) in attesa di Concorsi Pubblici, una scelta che non si basi più su presupposti di profitto ma che sia una scelta etica, basata sull’idea concreta di sviluppare investimenti per realizzare progetti formativi atti a promuovere le politiche del lavoro e di stimolare potenzialità in un contesto che fino ad oggi prodotto degrado e disperazione sociale, obbligando i disoccupati e i nostri giovani ad abbandonare la propria terra per cercare fortuna altrove, a causa dell’assenza di occupazione e di esclusione alla vita sociale»