Manifestazione a Bayonne, in appoggio all’ETA.
Ventimila manifestanti si sono riuniti sabato mattina, 9 aprile, a Bayonne (Pirenei atlantici) a sostegno della scelta dell’ETA di consegnare i propri arsenali alla società civile basca. Era, come annunciato dall’ETA, la “giornata del disarmo”, e i manifestanti hanno sfilato al grido di «Independentzia» e «Presoak etxeak» («prigionieri a casa»), in riferimento ai 337 militanti etarras ancora detenuti nelle prigioni spagnole e francesi.
Dalla mattina, le strade e i vicoli della Petit Bayonne, tradizionale bastione dei nazionalisti baschi, strabordavano di persone. A piazza Paul-Bert, dov’era fissato il concentramento, un grande schermo ritrasmetteva gli interventi della giornata, inframezzati da canti baschi.
Uno degli “artigiani della pace” – membri della società civile e principali artefici dell’operazione di disarmo – l’avvocato Michel Tubiana, presidente della Lega dei diritti dell’Uomo, ha sottolineato: «Bisognerà affrontare la questione delle vittime, di tutte le vittime, senza condiscendenza. Siatene certi, dovremo affrontare l’odio, niente di ciò che è stata questa storia deve essere eluso. A noi, il compito di costruire insieme la pace».
Tra i manifestanti, riuniti sotto lo slogan “Siamo tutte e tutti artigiani della pace”, c’era il parlamentare europeo di Europe Écologie Les Verts, José Bové, che si era fatto trovare dalla polizia in uno dei siti indicati come arsenali consegnati. «Eravamo una trentina, sul posto – ha dichiarato. Abbiamo aspettato che arrivassero le forze dell’ordine e gli sminatori, c’era molto esplosivo. La società basca è infine libera, questo atto storico permetterà a questa società di ricostruirsi e alle famiglie delle vittime di fare il proprio lavoro di ricostruzione, molto complicato, ma non è la vittoria degli uni o degli altri».
Negli otto siti indicati dall’ETA sono state ritrovate, in bidoni e sacchi, centoventi armi da fuoco, tre tonnellate d’esplosivo e decine di migliaia di munizioni, ma l’inventario preciso è ancora in corso.
Il ministro dell’Interno francese, Matthias Fekl, in una dichiarazione ufficiale ha considerato «questa tappa di neutralizzazione di un arsenale, un grande passo» e questo un «jour incontestablement important».
Il governo conservatore spagnolo ha mostrato invece molta freddezza, parlando di una operazione mediatica: «I terroristi non possono sperare in alcun trattamento di favore del governo e, ancora meno, l’impunità dei propri crimini», accusa Madrid in un comunicato.
La strada per la pace nei Paesi Baschi è ancora lunga.