Economia siciliana: prime note sul rapporto di Bankitalia

Economia siciliana: prime note sul rapporto di Bankitalia
Ieri è stato presentato il nuovo rapporto della Banca d’Italia Economie Regionali. L’Economia della Sicilia. Anche quest’anno non emerge un quadro rassicurante.

Nelle sue 140 pagine sono presentati studi e documentazione sugli aspetti dell’economia siciliana: si parla di imprese, mercato del lavoro, famiglie, finanze degli enti territoriali.

Riportiamo alcune prime osservazioni sui dati che emergono dal rapporto:

 

Occupazione

Numeri e percentuali, in molti ambiti, si discostano visibilmente dalla media nazionale. È così per quanto riguarda l’occupazione. Questa, rispetto all’anno precedente, è rimasta stabile. In Italia, in media, è cresciuta dello 0,6%.

Nel 2019 il tasso di occupazione, per gli individui tra i 15 e i 64 anni, si è attestato al 41,1%. La media italiana è, invece, al 59%. Secondo il rapporto, il dato siciliano – leggermente in crescita – è drogato dalla riduzione della popolazione residente in età lavorativa. Torna prepotente la questione emigrazione.

 

Povertà

La situazione non migliora se ci spostiamo su povertà e misure di contrasto. Secondo il rapporto: «In base ai dati Istat più recenti, relativi al 2018, in Sicilia la quota di famiglie in povertà assoluta, ossia con una spesa mensile inferiore a quella necessaria per mantenere uno standard di vita minimo considerato accettabile, era pari a circa il 12 per cento, dato superiore alla media dell’Italia (7,0 per cento)»

Non è infatti un caso se tra aprile e dicembre 2019 sono stati più di 190 mila i nuclei familiari che hanno usufruito del reddito di cittadinanza. Un numero che rappresenta oltre il 17% su scala nazionale.

Le cifre sono cresciute durante l’emergenza Covid. Infatti, nei primi quattro mesi del 2020, i beneficiari del reddito sono cresciuti dell’11,2%, mentre la media nazionale è rimasta al 7,8%.

 

C’è bisogno di cambiare rotta

Questa è solo una piccola parte di quello che emerge dal rapporto della Banca d’Italia. Basta questo per osservare che, in Sicilia, non si prevedono margini di miglioramento. Almeno fino a quando chi governa non passerà dalle parole ai fatti.

I vari Musumeci, Provenzano e compagnia bella – tanto bravi a scrivere parole al miele per il rilancio del Sud – hanno la volontà politica di cambiare questa situazione?

Si parla di ripartenza, di piano Colao, di Stati Generali, di Ponte sullo Stretto. Una quantità spropositata di chiacchiere a cui, come al solito, non corrisponde sostanza.

Se la classe politica attuale non è intenzionata a cambiare la rotta imposta all’economia siciliana, è meglio liberarsene. In modo da evitare che i prossimi rapporti vadano sempre peggio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *