Strage di Ustica: 40 anni dopo restano morti e depistaggi di Stato

Strage di Ustica: 40 anni dopo restano morti e depistaggi di Stato
Il 27 giugno del 1980 il DC-9 della compagnia Itavia è in volo tra Bologna e Palermo. All’altezza di Ustica scompare dai radar. 81 morti; nessun colpevole.

Sono passati 40 anni dalla Strage di Ustica. Un incidente aereo che ha portato alla morte 81 persone, in maggioranza siciliani. 40 anni di depistaggi di Stato; un’indagine ancora aperta con tantissime ipotesi e nessuna verità confermata. Una vergogna di Stato.

 

Ricostruzione dell’accaduto

In cielo, la sera del 27 giugno del 1980, non c’è solo il DC-9 Itavia. È seguito da ombre. Probabilmente un altro aereo nascosto nella sua scia per sfuggire ai radar.

Il professore Enzo dalle Mese, Professore ordinario di Teoria e Tecnica Radar presso l’Università di Pisa, conferma questa ipotesi. Nel tratto fra Roma e Napoli il radar, per ben due volte, rileva 2 segnali distinti. Uno è del DC-9 (identificato attraverso il codice); il secondo non corrisponde a nessuno degli aerei previsti in quella zona. Qualche aereo è nascosto nella scia. Quando i mezzi, per sbaglio, si allontanano il radar vede l’anomalia.

Qualche secondo prima delle 21, il DC-9 si destruttura e cade nel mar Tirreno. I vari aspetti, le dinamiche dell’incidente non sono ancora stati chiariti in maniera compiuta.

 

Luci e ombre sulla Strage di Ustica

L’ipotesi che presto si fa avanti è che l’aereo con 81 persone, tra equipaggio e passeggeri, si sarebbe trovato sulla linea di fuoco di un combattimento internazionale. In volo quella notte c’erano due F104 italiani; coinvolte anche forze militari francesi, libiche, americane e forse non solo.

Il DC-9 sarebbe stato abbattuto per errore da un missile destinato a un altro bersaglio, lanciato forse da un caccia NATO.

Secondo un’altra ipotesi la responsabilità sarebbe di un missile francese, destinato a colpire un aereo libico nascosto nella scia del DC-9 in cui si trovava lo stesso Gheddafi.

 

Depistaggi di Stato

Le istituzioni dello Stato italiano, militari e politiche, si sbracciano da subito per eliminare ogni ipotesi di coinvolgimento – o forse, più probabilmente, per coprire l’alleato americano. Sono gli anni della Guerra Fredda e la Sicilia, con la sua posizione geografica e la sua conformazione, veniva sacrificata a essere la portaerei NATO sul Mediterraneo. L’Italia non poteva di certo mettere a rischio la  credibilità degli USA.

Avanza la pista terroristica, con l’ipotesi dell’esplosione a bordo di una bomba a orologeria.

Addirittura, per molto tempo, si insiste sull’ipotesi del “cedimento strutturale”, per niente credibile, soprattutto dopo il recupero del relitto in mare.

Giorni dopo la strage, l’allora ministero della Difesa aveva negato che quella sera ci fossero manovre militari in corso. Nei registri del centro radar di Marsala la pagina del 27 giugno 1980 è stata strappata. I tracciati registrati a Poggio Ballone, in provincia di Grosseto, furono inviati a Trapani e poi sparirono. Mentre a Ciampino fu “perduta” la lista dei militari di turno nella sala operativa nella notte della strage. Tutti i testimoni oculari, morti in circostanze sospette.

L’unico processo penale svolto è quello per depistaggio, nel 2000. Ci vollero 272 udienze, migliaia di testimoni, perizie, contro-perizie e consulenze per arrivare alla sentenza pronunciata il 30 aprile del 2004. I generali Lamberto Bartolucci e Franco Ferri furono ritenuti colpevoli di “alto tradimento”, salvo poi essere assolti l’anno dopo.

 

Sentenze e condanne

Nel 2017 una nuova sentenza pronunciata dalla prima sezione civile della Corte di Appello di Palermo ha confermato che il DC-9 dell‘Itavia fu abbattuto da un missile non identificato. E dopo ci furono vari depistaggi. Ma dovette adeguarsi al recente orientamento delle Sezioni Unite della Cassazione, secondo cui la vita non sarebbe un diritto risarcibile in caso di morte istantanea, e ha prescritto il diritto al risarcimento per depistaggio, riducendo considerevolmente la misura dei risarcimenti.

Il Ministero della Difesa e quello delle Infrastrutture sono stati condannati per “omessa attività di controllo e sorveglianza della complessa e pericolosa situazione venutasi a creare nei cieli di Ustica”.
Lo Stato dovrà risarcire la compagnia aerea Itavia, fallita dopo la Strage di Ustica, e i familiari delle vittime per “l’esplosione esterna dovuta a missile lanciato da altro aereo”.

 

Cosa resta a quarant’anni dalla Strage?

Solo silenzi e depistaggi. Uno Stato, quello italiano, che difende l’alleato NATO contro la propria popolazione. Lo sfregio, dal loro punto di vista, gli italiani glielo fecero avvertendo e salvando Gheddafi dal bombardamento americano a Tripoli il 14 aprile 1986. Per gli Stati forse fu uno pari, palla al centro. Per noi restano i morti, la strage e i depistaggi di Stato.

 

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