Scandalo CAS. Musumeci risarcisca i siciliani

Scandalo CAS. Musumeci risarcisca i siciliani
È scoppiato l’ennesimo scandalo. Stavolta si tratta del consorzio autostrade siciliane, il CAS, Ente regionale.

Al centro dello scandalo CAS ci sono Angelo Puccia, funzionario del consorzio e consigliere comunale di Castelbuono (PA), attualmente agli arresti domiciliari; l’ing. Alfonso Edoardo Schepisi, anche lui funzionario del CAS, al quale è stata notificata la sospensione dai pubblici uffici; l’imprenditore milanese Fabrizio Notari, rappresentare legale della Notari Luigi S.p.A., al quale è stato notificato il divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione.

La lista delle accuse a loro carico è abbastanza lunga. Si tratta di: corruzione, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico, turbativa d’asta, tentata truffa aggravata in concorso, induzione indebita a dare o promettere utilità.

 

Le indagini sullo scandalo CAS

Le indagini, denominate “fuori dal tunnel”, sono partite in seguito agli appalti per dei lavori effettuati lungo la A20 (Messina-Palermo) e la A18 (Messina-Catania), nei tratti di competenza del CAS. Analizzando i dati contenuti nella tabella Costo medio annuale dei giudizi dal 2015 al 2019, inserita nelle controdeduzioni dal CAS, è venuto fuori che sono stati attribuiti, nel corso degli anni, compensi che potevano essere oltremodo contenuti.

Le spese al centro dell’analisi riguardano i numerosi incarichi legali, affidati esclusivamente a due singoli studi legali. Questi campanelli d’allarme hanno evidenziato una chiara mancanza di trasparenza nell’assegnazione degli appalti. L’Ente regionale negli anni ha accumulato numerose cause, per un valore totale di 200 milioni di euro, con le ditte, causando così gravi ritardi nel completamento dei lavori sulla Messina-Palermo.

Le conseguenze sulle infrastrutture siciliane

Un esempio rappresentativo è quello degli appalti per i lavori di messa in sicurezza delle gallerie Tindari e Capo d’Orlando, lungo l’autostrada A20, asse notoriamente afflitto da carenze strutturali parecchio gravi che provocano frequentemente mortali incidenti. A vincere l’appalto – nonostante l’offerta della compagnia risultasse, a detta della commissione di gara, anormalmente bassa – fu l’ATI Notari-Bruno S.p.A.- Costruzioni Bruni Teodoro S.p.A. Guarda caso, nella ditta lavoravano familiari e persone vicine a entrambi i funzionari sotto indagine.

Ma le irregolarità non finiscono qui. Infatti, anche riguardo il sistema di sicurezza delle gallerie, fondamentale per garantire l’incolumità dei fruitori, sono emerse gravi problematiche.

Ma l’inefficienza non è cosa nuova per il consorzio. A gennaio sono arrivate accuse per le responsabilità del CAS nella morte della 27enne Provvidenza Grassi, volata via dal viadotto Bordaro, sulla A18, a causa della mancata messa in sicurezza del guardrail.

Contestati pure alcuni lavori di manutenzione dell’asfalto drenante sul viadotto Calamo, lungo la Palermo-Messina e nei lavori effettuati per la riapertura della galleria Sant’Alessio, lungo la Messina-Catania. Il direttore dei lavori era il sopracitato Puccia che, anche in questo caso, avrebbe utilizzato il proprio ruolo per propiziare l’assunzione di un suo uomo di fiducia nei cantieri del subappaltatore.

 

Ancora una volta, la Regione siciliana sbaglia il tiro

Lo scandalo CAS evidenzia che i vertici nominati dal Presidente della Regione e dall’assessore Falcone risultano, ancora una volta, fallimentari e ricchi di controversie.

Lo scandalo che oggi ha investito il CAS non ci sorprende. Così come non ci sorprendono le frane – emblematica quella di Letojanni – le gallerie chiuse e a rischio crollo, i viadotti chiusi a causa dell’eccessiva pericolosità.

Adesso scopriamo che non ci si può fidare nemmeno dei sopralluoghi e dei report che affermano la sicurezza delle strade su cui viaggiamo. Mentre i siciliani continuano a pagare i pedaggi per queste autostrade impraticabili, i dirigenti nominati da Musumeci parassitano, mettendo a rischio la vita di tutti.

Adesso abbiamo un motivo in più per chiedere l’eliminazione dei pedaggi per l’A20 e l’A18. Un motivo in più per chiedere a Nello i danni e il risarcimento dei pedaggi.

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