10 agosto 1860: l’Eccidio di Bronte
A poche settimane dallo sbarco dei Mille, tra il 3 e il 10 agosto del 1860, il paese catanese di Bronte fu teatro di una serie di avvenimenti destinati a essere ricordati come “Eccidio di Bronte”.
Tutto ebbe inizio quando nel paese etneo le operazioni per la spartizione delle terre demaniali e la concessione di un vastissimo territorio – trasformato così in Ducea – all’ammiraglio inglese Orazio Nelson avevano causato il malcontento e il desiderio di riscatto sociale da parte della media borghesia e delle classi meno abbienti che si trovarono improvvisamente defraudate e impoverite. Da qui iniziarono le proteste e le contese.
Lo sbarco dei Mille: false speranze e repressione
Dopo lo sbarco di Garibaldi, nel 1860, fu promesso che tutto sarebbe cambiato. In realtà ci fu una rapida accelerazione del processo di depauperamento e, conseguentemente, del malcontento e dei tentativi di rivolta.
Il 2 agosto il malcontento popolare si trasformò in insurrezione sociale e Garibaldi, preoccupato della situazione, inviò il suo luogotenente, Nino Bixio, per riportare l’ordine nella zona.
Ovviamente, a differenza di quanto raccontano i libri di storia, l’intento di Garibaldi non era solo quello di mantenere l’ordine pubblico, ma anche e soprattutto di proteggere gli interessi dei grandi proprietari terrieri inglesi che avevano favorito lo sbarco dei Mille.
Il tribunale misto di guerra, istituito con l’arrivo di Bixio, in un frettoloso processo durato meno di quattro ore, giudicò ben 150 persone e condannò alla pena capitale diversi personaggi.
I condannati, il 10 agosto, vennero portati nella piazzetta del convento di Santo Vito e furono posti di fronte al plotone di esecuzione del generale e uccisi.
La storia dell’eccidio di Bronte e di Nino Bixio e i suoi, senza dubbio, rappresenta il tradimento delle speranze di liberazione ed emancipazione sociale che, di fatto, a differenza di quanto ci hanno raccontato, Garibaldi e i suoi non hanno mai rappresentato.