Catalogna, Diada 2020: «l’unico vaccino è l’indipendenza»
L’ANC (Asemblea nacional catalana) ha riuniuto ieri, per la Diada de Catalunya 2020, 59.500 manifestanti in 131 concentramenti organizzati in 82 località della regione. Il numero di partecipanti è stato registrato con precisione per via delle restrizioni da coronavirus. Eppure, i controlli non hanno scoraggiato le dimostrazioni da parte delle organizzazioni indipendentiste svoltesi durante la giornata in tutti i territori catalani.
Diada, festa del popolo catalano
La Diada dell’11 settembre è la festa nazionale della Catalogna, nata per commemorare la capitolazione di Barcellona alle truppe borboniche nel 1714. A partire dal 2012, con il riemergere della questione indipendentista, questa si è trasformata in una giornata di difesa dei diritti e delle libertà del paese e in un atto di riaffermazione del carattere proprio della Catalogna e della sua identità. Una giornata, quella della Diada, in cui si celebra la storia, la lingua e la cultura del popolo catalano. Una giornata simbolo dell’indipendenza.
Anche quest’anno, nonostante il periodo di emergenza, si conferma la volontà di autodeterminazione e di indipendenza del popolo catalano che sono state, come ogni anno, le parole d’ordine di questa giornata.
Una giornata di lotta indipendentista
Centinaia sono state le dimostrazioni che hanno avuto luogo già dalla mattina. Una delle azioni più significative è stata quella dei giovani di Arran, che hanno bruciato una gigantografia dei membri della Casa Real alla fine del corteo da loro organizzato. A Girona invece, i manifestanti hanno oltrepassato il luogo d’arrivo autorizzato e raggiunto l’Ayuntamiento de Girona per appendere la estelada (la bandiera indipendentista). Anche Terragona è stata scenario di numerosi atti.
Non è mancata neanche la protesta sui social, che ha visto nel pomeriggio la pubblicazione di migliaia di immagini con messaggi favorevoli all’indipendenza della Catalogna.
Il presidente dell’AMI (Asociaciòn de Municipios por la Indipendencia), Josep Maria Cervera, ha affermato in piazza che «la vera pandemia che soffre la Catalogna da più di 300 anni non è altro che lo stato spagnolo»- e ha continuato – «l’unico vaccino per fermare questa pandemia è l’indipendenza».
Non sono mancati, ovviamente, i richiami all’amnistia per i prigionieri politici.
La giornata si è conclusa alle 19 con una manifestazione statica – la più grossa della giornata, con 900 partecipanti – organizzata dalla sinistra indipendentista e con una marcia non autorizzata, organizzata dai CDR (Comités de defensa de la República). Questa è iniziata all’Arco del Trionfo per arrivare nel quartiere Gracìa dove cassonetti dell’immondizia sono stati posizionati in mezzo alla strada e incendiati per impedire l’entrata dei Mossos d’Esquadra (la polizia catalana).
A conti fatti, possiamo dire che la pandemia non ha fermato la volontà di autodeterminazione e indipendenza del popolo catalano, come dimostra la grande partecipazione popolare di questa giornata.