Messina, lavoratori dello spettacolo in piazza: «ora basta!»

Messina, lavoratori dello spettacolo in piazza: «ora basta!»

 

Ieri pomeriggio anche a Messina i lavoratori dello spettacolo sono scesi in piazza contro l’ultimo DPCM. Una manifestazione dal taglio comunicativo ed estetico ben preciso: silenziosa e tutti vestiti di nero, distanziati da cuscini posti per terra. In prima fila ognuno teneva una delle lettere che formano la frase «ora basta!».
«I lavoratori di teatro, musica, cinema e danza hanno scelto di cambiare platea»: questa la frase iniziale del testo letto più volte in piazza dai manifestanti. Hanno scelto la piazza perché «il nostro lavoro – dicono – è anche lotta e adesso diciamo basta».

 

Reddito per campare

I lavoratori dello spettacolo non accettano la chiusura di teatri, cinema, scuole di danza, di musica e circoli culturali. Anche a Messina criticano il fatto che prima sono stati costretti a spendere soldi per poter riaprire in sicurezza e poi sono stati costretti a chiudere vanificando i sacrifici economici fin qui fatti. Molti di loro non hanno ricevuto nemmeno i bonus; a quelli che li hanno ricevuti è parsa una «mancetta». A dirlo è Paride Acacia, attore messinese; secondo lui «i bonus non ci possono permettere di campare o di far fronte ai mesi di chiusura. Se si deve fare un lockdown che si faccia. Ci si ferma tutti per 15 20 giorni, ma tutti. E il governo deve far fronte alla necessità di reddito di chi è in difficoltà».

 

Una scelta è iniqua

«È una scelta iniqua e irragionevole. – dice invece Mariapia, attrice messinese – Quando si parla i chiudere settori inessenziali non si guardi subito alla cultura, perché la cultura non è solo un divertimento per chi ne usufruisce. La cultura è un lavoro per chi la produce. Dietro le quinte ci sono tecnici, elettricisti, costumisti e tutte le altre maestranze. Fermare le stagioni teatrali ha anche una ricaduta su B&B, ristoranti. Con i teatri non si fermano solo gli attori».
Ma per chi era oggi in piazza non si tratta solo di affrontare le difficoltà del momento. Guardano già a quando si ripartirà. Chiedono che si affronti un dibattito vero tra istituzioni e lavoratori per la promozione di una politica culturale che si radichi concretamente sul territorio.

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