Recovery Fund. Il piano Musumeci non pensa ai territori
La giunta regionale ha da poco inoltrato alla Conferenza Stato-Regioni le sue proposte per l’utilizzo dei fondi provenienti dal Recovery Fund sul territorio siciliano.
In prossimità del periodo natalizio, ecco la lista dei desideri del governo regionale. Riprendendo le sei Missioni indicate da Palazzo Chigi, Musumeci e il suo entourage hanno elaborato in 20 pagine un progetto da 26,4 miliardi. Ma la Proposta di Piano Regionale per la Ripresa e la Resilienza è molto lontana dai bisogni del territorio e dei suoi abitanti.
Il piano Musumeci
Le sei Missioni in cui è articolato il piano si scompongono in 13 grandi progetti. Come aveva preannunciato il Presidente della Regione, Palazzo d’Orleans ha optato per presentare poche (ma dispendiosissime) proposte.
La gran parte dei fondi – ben 16 miliardi – sono incentrati nella terza Missione, denominata «Infrastrutture per la mobilità». Le proposte, racchiuse in quattro punti, non possono di certo passare inosservate. La prima in ordine di presentazione è l’intramontabile Ponte sullo Stretto, chiodo fisso del Presidente della Regione. Ci sono poi i progetti di un aeroporto e di un porto «hub del Mediterraneo», volti a rendere la Sicilia una «piattaforma logistica di interconnessione con le principali aree del Mediterraneo ed Europa». L’aeroporto andrebbe situato tra Barcellona Pozzo di Gotto e Milazzo; il porto a Marsala.
La restante parte dei fondi dedicati alle infrastrutture è indirizzata a implementare una «rete di collegamenti» interna, attraverso la realizzazione o il completamento di sette opere. Di queste, tre rispondono all’obbiettivo di migliorare la fruizione turistica dell’isola: una pista ciclabile per la creazione di un “anello siciliano” dedicato al turismo lento, una funivia di collegamento tra il versante Etna Nord e il fiume Alcantara per il turismo sportivo e la pedemontana di Palermo per l’ottimizzazione dell’accessibilità urbana e dell’aeroporto Falcone-Borsellino.
Tre miliardi vanno invece alla transizione digitale di alcuni settori chiave – P.A., beni culturali e istruzione – e all’attuazione di un «piano per la competitività del sistema economico-produttivo». Quattro miliardi sono poi destinati alla «rivoluzione verde», con l’implementazione di un «collegamento HVDC Continente-Sicilia» – un sistema di trasmissione elettrica in corrente continua per la trasmissione di energia elettrica da lunghe distanze.
E infine le briciole, i restanti tre miliardi sono suddivisi tra le ultime tre Missioni: «Istruzione, formazione, ricerca e cultura» – senza alcun accenno all’edilizia scolastica -, «Equità sociale, di genere e territoriale» e «Salute». Per quanto riguarda quest’ultima, il governo Musumeci sembra aver dimenticato l’esperienza appena vissuta. Nonostante l’emergenza pandemica abbia scoperchiato le debolezze strutturali del sistema sanitario regionale, sembra si sia deciso di non investire minimamente su questo punto. Liquidata con poche righe, la Missione Sanità sembra destinata a ricevere meno fondi delle altre.
Un’opportunità sprecata
Il piano delineato dal governo regionale ci mostra il progetto di sviluppo che ha per la Sicilia. Da una parte, totale disinteresse verso i bisogni degli abitanti del territorio. Nulla è in programma per l’edilizia scolastica, nessun progetto concreto per la sanità, poco sulla messa in sicurezza dei territori e pochissimo sul miglioramento della rete viaria interna. Dall’altra, intravediamo un tentativo – seppur impacciato – di fare della Sicilia una nuova “terra di mezzo”, territorio di passaggio tra scambi economici e flussi turistici. Il benessere delle sue comunità passa, inevitabilmente, in secondo piano.
Quella del Recovery Fund è certamente una grande occasione per la Sicilia. Sfruttando al meglio le risorse messe a disposizione, il piano di investimenti potrebbe aiutare la nostra terra a uscire dalla difficile situazione in cui si trova.
Tante sono state, in questo senso, le proposte fatte negli ultimi mesi. Non è vero che la Sicilia – come sostiene Musumeci – ha bisogno di 10 grandi progetti. La nostra terra ha bisogno non di 10, non di 100, ma di più di 1000 interventi in ogni angolo del territorio. Ma questo il governo non sembra ancora averlo capito. O, più probabilmente, questo al governo non sembra interessare.