La lotta del Sahrawi: indipendenza o morte
«Il popolo del Sahara – popolo arabo africano e musulmano – che ha deciso di proclamare la sua Guerra di Liberazione nel 1973, sotto il comando del Fronte Polisario, per la liberazione della Patria dal colonialismo – e successivamente dall’occupazione – rinnovando così con una lunga Resistenza che non è mai cessata durante la storia per difendere la sua libertà e la sua dignità, proclama: la sua determinazione a proseguire la lotta per il completamento della sovranità della Repubblica Araba del Sahara Democratica sulla totalità del territorio» Preambolo, Costituzione della RASD
A 29 anni dal cessate il fuoco, si riaccendono le tensioni tra il Marocco e il Fronte Polisario (Fronte di Liberazione Popolare di Saguia el Hamra e Río de Oro) nel Sahara Occidentale.
Crollo del cessate il fuoco
Nella notte del 12 novembre l’accordo raggiunto tra le due parti nel 1991 è stato violato. I manifestanti Sahrawi, da alcune settimane, stavano occupando il valico di Guerguerat, zona cuscinetto che separa il Sahara Occidentale da Algeria e Mauritania. Le proteste degli indipendentisti avevano l’obiettivo di bloccare le principali strade per il commercio diretto verso l’Africa Subsahariana, regione verso la quale vengono esportati beni marocchini. Le truppe marocchine non hanno esitato a intervenire militarmente contro i manifestanti del Saharawi, in un’area del sud del paese che, secondo gli accordi, doveva restare smilitarizzata.
L’esercito di Rabat ha risposto con la forza al cordone creato dagli attivisti, caricando i manifestanti. L’intervento militare del Marocco nella zona cuscinetto ha provocato, dunque, la legittima reazione del Fronte Polisaro nelle giornate successive agli scontri. La tregua è ormai appesa a un filo, che sta per spezzarsi definitivamente. Una nuova fase del conflitto sembra infatti imminente. «Siamo ora in uno stato di guerra aperta» – ha affermato Sidi Omar, rappresentante del Fronte Polisario. «Il nostro obbiettivo è ancora la liberazione del Sahara occidentale» – continua la rappresentante del Fronte rivoluzionario.
Le due parti, intanto, si stanno fronteggiando con le armi lungo il muro di sabbia di 2.700 chilometri che divide la regione.
Le origini del conflitto
La storia travagliata del Sahara Occidentale risale ormai a 44 anni fa, quando, nel 1976, la Spagna abbandonò la sua colonia fondata nel 1884 in seguito alla Marcia Verde organizzata dai marocchini.
Una manifestazione, quella della Marcia Verde del 6 novembre del 1975, con cui 350mila marocchini – sostenuti da migliaia di soldati di Rabat – iniziarono l’occupazione del Sahara spagnolo. L’allora Re Hassan II rivendicava, infatti, l’ex colonia spagnola.
Il 14 novembre 1975 Spagna, Marocco e Mauritiana firmarono a Madrid l’accordo che sanciva il ritiro della Spagna e la consegna dell’allora Sahara Spagnolo (o Río de Oro) al Marocco e alla Mauritiana.
Ma, fin da subito, il popolo Sahrawi si ribellò all’occupazione di questi due paesi africani nel loro territorio e dichiarò la propria indipendenza proclamando la RASD (Repubblica Araba Sahrawi Democratica). Così, il Fronte Polisario – già nato nel 1973 per rendersi indipendente dai coloni spagnoli – cominciò una lunga guerriglia col Marocco che continua fino a oggi.
Il referendum mai svolto
All’interno di questo conflitto intervenne la Corte dell’Aia, sostenendo che si sarebbe dovuto procedere a un referendum di autodeterminazione dichiarando il Sahara come terra nullis e riconoscendo la non sovranità del Marocco e della Mauritania su quel territorio.
Nel 1991 venne siglato il cessate il fuoco tra le due parti e l’ONU avviò la missione MINURSO (Missione delle Nazioni Unite per il Referendum in Sahara Occidentale) con l’obiettivo di dare al popolo Sahrawi la possibilità di svolgere il referendum. A oggi non si è ancora svolto.
Di fatto, il Marocco in questo periodo ha tratto maggiore vantaggio, mantenendo il controllo di gran parte di questo territorio. Ha persino eretto un muro di sabbia, il BERM, che ha costretto la RASD ad amministrare solo una piccola parte del territorio. Quella controllata dal Marocco, invece, è la zona più ricca di risorse, soprattutto di pesca e fosfato.
Organizzazione sociale della RASD
La popolazione Sahrawi dopo la proclamazione della Repubblica Democratica Araba Sahrawi, il 27 febbraio 1976, varò una carta costituzionale. Fondamento di questa è il potere decisionale dell’intera popolazione. Tutto ciò è riscontrabile nella struttura politica e amministrativa della società sahrawi.
I campi della RASD sono organizzati in quattro wilaya (province): El Ayun, Smara, Auserd e Dakhla; e venticinque da’ira (comuni). Questi riprendono i nomi delle località del Sahara Occidentale occupate dall’esercito marocchino, «con l’esplicita intenzione di mantenere vivo il legame con le terre d’origine, anche per coloro che non le hanno mai viste» (Alemanno & Chiostrini, 2006).
Ogni da’ira è divisa in quattro quartieri, tutti presenti all’interno dei Congressi popolari di base, alla quale è prevista la partecipazione dell’intera popolazione. I congressi eleggono il sindaco e i rappresentanti del Congresso nazionale, cui appartiene il potere esecutivo e il potere di eleggere i membri del Consiglio della Rivoluzione e dell’Ufficio Politico del Fronte Polisario. Ai tribunali (presenti in ogni da’ira), alle corti d’appello (una per ogni wilaya) e alla corte suprema nazionale appartiene il potere giudiziario.
Ogni decisione riguardo all’amministrazione delle da’ira e delle wilaya prevede la partecipazione popolare. In ogni da’ira, infatti, vi sono gruppi formati da dieci membri che si occupano della formazione ideologica e un’assemblea plenaria del popolo che elegge un Consiglio popolare che si occupa dell’amministrazione. Ma ciò che è più importante è che ogni comune ha cinque comitati popolari, ognuno dei quali possiede compiti specifici riguardanti sanità, affari sociali, approvvigionamento e artigianato. Per quanto riguarda invece le wilaya, ognuna ha il proprio consiglio popolare.
Il protagonismo della donna
Nella società Sahrawi il protagonismo della donna per la lotta di liberazione è fondamentale. Coinvolta in tutte le attività amministrative, nella vita civile e nelle attività produttive, la donna svolge ruoli importanti anche nella sanità, nell’istruzione e nell’attività militare. Imbracciano i fucili per difendere le propria terra rompendo ogni stereotipo sull’uso della forza da parte delle donne e facendo da esempio rivoluzionario per tutti i popoli.
Gli interessi sulla RASD
«La resistenza sahrawi parlerà all’occupante marocchino nella lingua che meglio comprende».
Il Sahara Occidentale è un territorio da tempo conteso da Marocco e Algeria. Il primo lo considera – con il nome di Sahara marocchino – propria provincia e rivendica potere sull’area sia storicamente che giuridicamente. La seconda dichiara, invece, di opporsi all’espansionismo marocchino.
Non è un caso che il territorio sia tanto ambito: qui si trova la più grande miniera di fosfati al mondo, la Bou Craa, collegata con il mare. Ed è proprio il Marocco, infatti, a controllare questa attività.
Davanti alla presunzione marocchina, il Fronte Polisario non ha intenzione di rimanere con le mani in mano. Il ministro degli esteri del governo sahrawi, Mohamed Salem Uld Salek, ha affermato: «la dichiarazione di guerra al Marocco sarà revocata solo con il raggiungimento dell’indipendenza e il ritiro delle forze di occupazione dal territorio della RASD».
La lotta sahrawi continua finché il territorio non sarà libero dallo sfruttamento e dagli interessi coloniali degli altri Stati.
Fin quando soffierà il vento, nel Sahara Occidentale sventolerà la bandiera dell’indipendenza.