La Sicilia non sarà la pattumiera dei rifiuti radioattivi d’Italia
Dopo anni di segreti di Stato, viene resa nota la «CNAPI», la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee per lo stoccaggio di rifiuti nucleari radioattivi. Tra tutte verrà selezionata un’unica area destinata a diventare la pattumiera dei rifiuti radioattivi d’Italia.
Irrompe nel dibattito pubblico, come un fulmine a ciel sereno, la notizia che lo Stato italiano è alla ricerca di un sito da far diventare la discarica d’Italia per i rifiuti nucleari radioattivi. Un’area, cioè, in cui realizzare il Deposito Nazionale dei rifiuti nucleari radioattivi con annesso Parco Tecnologico come centro di ricerca sullo smantellamento delle installazioni nucleari e sulla gestione dei rifiuti radioattivi.
La classificazione delle aree potenzialmente idonee
Dopo più di 5 anni, è stata resa pubblica la «Cnapi», Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee a ospitare il deposito. Tra le 67 papabili, quattro si trovano in Sicilia: due nella provincia di Trapani, coinvolgendo i comuni di Trapani e di Calatafimi-Segesta; una nella provincia di Palermo, tra i comuni di Castellana Sicula e Petralia Sottana; una in provincia di Caltanissetta, nel comune di Butera.
Le 67 aree sarebbero state individuate rispettando i criteri dettati dall’Ispra nel 2014: luoghi poco abitati; con una sismicità modesta, senza vulcani né rischi di frane e alluvioni; non a quote troppo elevate (non oltre i 700 metri sul livello del mare); non su pendenze eccessive; non troppo vicine al mare e ad autostrade e ferrovie, ma neanche troppo lontane per rendere comunque comode le operazioni di traporto; non possono essere aree in cui insistono produzioni agricole di particolare qualità e tipicità e luoghi di interesse archeologico e storico.
L’elenco, infatti, è suddiviso attraverso una classificazione. La classe A, rappresentata con il verde, suddivisa a sua volta in A1 e A2 per identificare rispettivamente le aree «molto buone» e «buone». La classe B, in azzurro, per le zone insulari. E la classe C, in giallo, per le zone sismiche.
Delle 4 aree indicate sulla cartina della Sicilia, tre rientrano nella classe C, quindi zone sismica, e una nella classe B.
Secondo la classificazione fatta, i siti siciliani inseriti nell’elenco dei 67 papabili individuati dalla Sogin non sarebbero idonei a ospitare il DNPT (Deposito Nazionale e Parco Tecnlogico). Ma il problema potrebbe sorgere lo stesso perché l’iter che porterà alla decisione definitiva è lungo e tortuoso e non esente da eventuali colpi di scena.
I comuni stessi possono proporsi per ospitare il deposito
La Sogin mette sul piatto «benefici occupazionali alle persone, alle imprese e agli enti locali del territorio». Proprio come fece negli anni 50 un’altra azienda di Stato per la realizzazione delle raffinerie di petrolio: l’Eni. Ma sappiamo tutti in cosa si è trasformata quella promessa.
Le promesse riguardano 4000 posti di lavoro per la costruzione del deposito, per 4 anni, e solo 700 per l’esercizio. Una miseria che non vale neanche lontanamente la condanna a morte di interi territori.
Cosa conterrà il deposito
Nonostante ci sia chi prova a ridimensionare la portata della minaccia, dicendo che i rifiuti conferiti presso il deposito saranno solo quelli prodotti in ambito medico – come se questi non fossero pericolosi – in realtà, secondo quanto riporta il sito depositonazionale.it :
« Nel Deposito Nazionale saranno conferiti circa 95.000 metri cubi di rifiuti radioattivi. Di questi, circa 78.000 metri cubi sono rifiuti radioattivi di molto bassa e bassa attività destinati allo smaltimento. I restanti circa 17.000 metri cubi sono rifiuti a media e a alta attività che verranno stoccati temporaneamente in vista del loro smaltimento in un deposito geologico. Una piccola percentuale di questi, 400 metri cubi, è costituita dal combustibile non riprocessabile e dai residui vetrosi del riprocessamento all’estero del combustibile irraggiato (rifiuti ad alta attività).
Sogin ha elaborato la Stima d’Inventario dei rifiuti radioattivi da conferire al Deposito Nazionale utilizzando la recente classificazione prevista dal decreto ministeriale del 7 agosto 2015.
Tale stima quantifica i volumi dei manufatti di rifiuti già prodotti e condizionati, quelli prodotti e non ancora trattati e quelli che si stima di produrre in futuro e li suddivide in base a:
– destinazione finale, a seconda che siano conferiti al Deposito Nazionale per lo smaltimento (rifiuti di attività molto bassa e bassa attività) o per lo stoccaggio temporaneo (rifiuti di media e alta attività)
– settore di provenienza, distinguendo tra rifiuti energetici (di pertinenza Sogin) e non energetici. I primi derivano dall’esercizio e dal decommissioning degli impianti legati al ciclo elettronucleare (di pertinenza Sogin), mentre i secondi (altri) sono i rifiuti prodotti dai settori della ricerca, della medicina e dell’industria».
Mobilitiamoci
Ma al netto dei tecnicismi e delle belle parole, quella che lo Stato Italiano vuole realizzare è una vera e propria discarica di rifiuti nucleari radioattivi. Una bomba nucleare ecologica pronta in cui conferire i rifiuti radioattivi prodotti fino a ora e quelli che verranno prodotti nei prossimi anni. E questa è la fase in cui si dovrà decidere dove realizzarla.
Ciò che non possiamo permettere è che la Sicilia, già vessata da impianti industriali e militari che hanno causato morte e devastazione, sia la regione in cui verrà realizzato questo ennesimo ecomostro.
Lo dobbiamo impedire, li dobbiamo fermare. Il nostro territorio non sarà mai deposito di materiale radioattivo!