Elezioni catalane 2021: è ora dell’indipendenza!
Si sono svolte, ieri 14 febbraio 2021, le elezioni in Catalogna. Le forze indipendentiste raggiungono la maggioranza assoluta superando – per la prima volta – il 50% dei consensi. Una vittoria storica.
I seggi (2017-2021)
Il PSC (Partit dels Socialistes de Catalunya) è stato il partito più votato, ma da solo non ha la maggioranza assoluta e non potrà formare un governo.
Per la maggioranza assoluta servivano 68 seggi su 135. I partiti indipendentisti conquistano 74 seggi, il 51.4%. Mentre la somma dei seggi di Socialisti, Ciudadanos, Ecp, Vox e Partito popolare si ferma a 61. A formare il governo saranno, quindi, le forze indipendentiste.
ERC (Esquerra Republicana) conquista 33 seggi (1 in più rispetto alle elezioni del 2017) raggiungendo lo stesso numero del PSC, con il 23,04% dei voti. ERC è il partito di Oriolo Junqueras, in carcere per il referendum e la dichiarazione d’indipendenza del 2017. A seguire, JxCat (Junts per Catalunya) con 32 seggi (-2) e il 20,04% – partito di cui faceva parte Carles Puigdemont, ancora in esilio in Belgio dopo l’1-O. E la CUP (Candidatura de Unitat Popular) con 9 seggi, 5 in più rispetto al 2017 e il 6,67% dei voti. Il partito indipendentista anti-capitalista puntava a un raddoppio dei seggi in parlamento e lo ha raggiunto; adesso sarà determinante nella formazione del nuovo governo Catalano. En Comú Podem arriva solo a 8 seggi con il 6,87% dei voti.
L’unica nota negativa è l’entrata per la prima volta nella Generalitat catalana di Vox, partito nazionalista spagnolo, con 11 seggi e il 7,69% dei voti. Il PP (Partido Popular) perde un seggio rispetto al 2017, conquistandone solo 3, e con solo il 3,85% dei voti. Infine, una sconfitta schiacciante per Ciudadanos, forza politica anti indipendenza, che prende solo 6 seggi, 30 in meno rispetto alle scorse elezioni, con solo il 5,57%.
Il tentativo fallito del governo spagnolo
Erano elezioni difficili. Lo sapevano tutti. Pedro Sanchez, il presidente spagnolo, aveva provato in tutti modi ad arginare il consenso alle forze indipendentiste. Non è un caso, infatti, che il candidato del PSC – partito del presidente – fosse proprio Salvador Illa, ministro della Salute che ha gestito l’emergenza sanitaria. La strategia del governo voleva essere quella di candidare un personaggio di rilievo che permettesse di tornare, dopo più di un decennio, a governare la Catalogna.
Ma lo Stato spagnolo, che ha imposto le elezioni nel bel mezzo di una pandemia, è stato ufficialmente sconfitto alle urne.
Gli scontri del 2017, durante lo storico referendum per l’indipendenza, dichiarato illegale dallo Stato spagnolo, e l’ondata di arresti di attivisti e leader politici, non hanno fermato la voglia di liberazione dei Catalani. Ogni tentativo dello Stato spagnolo di indebolire il movimento è risultato vano; queste elezioni ne sono la prova.
«Lottare per avanzare verso l’indipendenza»
Che sarà un governo tutto indipendentista è già chiaro. Il PSC aveva provato a chiedere un’alleanza a ERC per formare il governo, che – nonostante le posizioni più moderate degli ultimi anni – si è sempre espresso contrario durante la campagna elettorale. Per formare il governo servirà l’appoggio della CUP che ha già chiesto un incontro per oggi con le altre forze indipendentiste. Verosimilmente sarà un governo formato da ERC, CUP, Junts e Comuns.
Il processo indipendentista avviato l’1 ottobre del 2017, dunque, non si fermerà. Il popolo catalano vuole decidere.
«Volem un govern que apliqui el mandat del 1-O» (vogliamo un governo che applichi il mandato dell’1 ottobre) «Lluitar per avançar cap a la independència» (lottare per avanzare verso l’indipendenza).