A Lampedusa lo Stato distrugge il territorio e installa radar militari
L’isola di Lampedusa, oltre che per i meravigliosi paesaggi e le località marine, è conosciuta come luogo in cui sbarcano i più fortunati dei profughi che con i barconi provano ad attraversare il mare che separa la Sicilia dall’Africa. La piccola isola a sud della Sicilia è interessata, però, anche dalla massiccia presenza di basi militari che a prima vista possono sembrare innocue ma che, al contrario, incidono pesantemente sulla vita di tutti giorni degli abitanti. In particolare alcuni abitanti di Lampedusa si stanno battendo per contrastare la presenza dei radar che all’interno di queste basi vengono installati. In questo momento sono 8 i radar oltre le antenne per le telecomunicazioni ad uso civile e militare. Oggi è prevista la realizzazione di un ulteriore radar e 3 degli 8 già presenti sono stati installati ad ottobre e devono soltanto essere ultimati. Guarda Costiera, Marina Militare, Aeronautica Militare e Guardia di Finanza sono presenti sull’isola e ognuna di queste oltre ad avere una caserma ha un radar a disposizione.
La superficie di Lampedusa è di 20 kmq e il 67,81% è classificato come SIC (siti di importanza comunitaria) e buona parte delle installazioni di cui stiamo parlando sono dentro o nelle dirette vicinanze di questi siti. Per fare alcuni esempi i 3 radar ultimamente realizzati sono all’interno di aree naturali istituite e protette dalle normative europee, nazionali e regionali. Mentre le infrastrutture militari che occupano la parte occidentale dell’isola sorgono a meno di 400 metri da una riserva naturale.
Il territorio di Lampedusa rientra nelle mire del ministero della Difesa ed è interessato dai progetti di aggiornamento delle strutture e infrastrutture di monitoraggio del cielo e del mare che riguardano tutto il paese. Solo i 3 radar di cui abbiamo già parlato fanno parte di uno specifico impianto connesso ad altri 11 in tutta Italia che sono già previsti dal ministero attraverso un contratto di 260 milioni di euro in cui è interessata la divisione telecomunicazioni avanzate del ministero della Difesa e aziende del gruppo Finmeccanica.
Evidentemente l’isola si trova in una posizione di importanza strategica per lo Stato Italiano che – pur di difendere gli interessi coloniali e quindi il controllo assoluto sul tratto di mare entro cui si trova Lampedusa – è disposto a sfruttare un intero territorio e mettere in pericolo la vita di chi ci vive.
Anche perché questi impianti non sono ad impatto ambientale nullo, come il ministero della Difesa vuole far credere. Oltre a distruggere riserve naturali e aree protette questi impianti producono alti quantitativi di onde elettromagnetiche e a delle frequenze che anche solo per un’esposizione ravvicinata possono causare la morte. Ma il numero di abitanti che hanno avuto malattie tumorali è elevato e anche gli studi sostengono che c’è una relazione tra inquinamento elettromagnetico e concentrazione di morti o malati di tumore.
Gli abitanti che si oppongono alla realizzazione di questi impianti provano infatti a spiegare alle istituzioni che sono eccessivi. Nelle ultime settimane hanno fatto partire una raccolta firme attraverso cui provare a coinvolgere tutti gli abitanti dell’isola che ancora non hanno preso una posizione a riguardo. Chiedono, alle istituzioni locali e non solo, l’accesso agli atti in riferimento ai nuovi radar, l’avvio di un’indagine epidemiologica, l’avvio di un lavoro che porti ad avere un regolamento comunale per le installazioni di fonti che emettono onde elettromagnetiche e un censimento dettagliato di tutto quello che è già presente sull’isola sia per quanto riguarda le installazioni civili che per quelle militari. Chiedono inoltre che i radar vengano drasticamente diminuiti e portati ad un numero minimo che corrisponda allo stretto necessario. Pretendono la smilitarizzazione dell’isola per la salvaguardia del territorio e della salute degli isolani.