Banca Nuova: agneddu e suku.
Avevamo già raccontato della colossale truffa di Banca Nuova (la costola siciliana della Banca popolare di Vicenza) ai danni di alcune migliaia di risparmiatori siciliani. Una truffa di quelle solite, per cui dopo aver acquistato azioni al costo base di 62,27 euri i malcapitati si ritrovarono con azioni del valore di 10 centesimi cadauna; ma anche una truffa insolita, in considerazione dei principali e indiretti beneficiari dell’attività di Banca Nuova – i Servizi segreti che fanno capo alla Presidenza del Consiglio e ai ministeri degli Interni e degli Esteri. La notizia non è nuova e se non si conosce è solo perché la si è tenuta ben nascosta. La notizia ha origine da una falla nel sistema informatico di un consorzio di banche padovane, la SEC-Servizi; da quella falla sono venuti fuori i nomi dei principali correntisti di Banca Nuova.
Come scriveva il 16 novembre scorso Nicola Borzi, giornalista de «Il Sole 24 ore», si è trattato di «quasi 1.600 operazioni bancarie, in ingresso e in uscita, per un controvalore di oltre 642 milioni, in un periodo compreso tra il 17 giugno 2009, all’epoca del quarto governo Berlusconi, e il 25 gennaio 2013, durante il governo Monti. Di queste transazioni ben 425, per 43,2 milioni, erano in capo all’Agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi) e altre 20, per 6,2 milioni, alla gemella Aise». Per chi non lo sapesse, l’AISI è il servizio segreto per la sicurezza interna, mentre l’AISE cura i rapporti con l’estero della Repubblica italiana. Ovviamente, si tratta soltanto di una parte dei beneficiari di rimborsi, versamenti e giroconti trattati da Banca Nuova; una parte di tutto rispetto, però, se è vero quanto scrive ancora Borzi, che chiama in causa «i vertici dell’intelligence italiana, dotati di poteri di firma sui conti, e alti funzionari territoriali dei Servizi e delle forze dell’ordine: ufficiali del Carabinieri con ruoli in sedi estere, ispettori della Polizia di Stato coinvolti nel processo dell’Utri del 2001, dirigenti dell’ex centro Sisde di Palermo già noti alle cronache per le vicende seguite all’arresto di Totò Riina. C’è pure un anziano parente del “capo dei capi” di Cosa Nostra (o qualcuno con lo stesso nome)».
L’articolo di Borzi non è passato inosservato; un consigliere del CSM che fa riferimento a Piercamillo Davigo, ha chiesto l’apertura di un’inchiesta ed egli stesso ha presentato una denuncia. Inoltre, il giornalista ha dovuto subire una perquisizione e il sequestro dei computer; come lui stesso ha denunciato «…il mio telefono è sotto controllo. I miei post su facebook sono filtrati. La mia carta di credito è stata disattivata. Ho l’impressione che qualcuno abbia visitato casa mia. Il mio archivio digitale di 15 anni di lavoro mi è stato sequestrato».
Nel giugno dello scorso anno il governo emanò il decreto legge cosiddetto “salvabanche”; con esso si disponeva la liquidazione coatta di Banca Nuova e la sua cessione a Banca Intesa al costo, sentite sentite, di 1 euro. Il decreto, inoltre, disponeva (art. 3) che i debiti di Banca Nuova nei confronti degli azionisti dovessero restare esclusi dalla cessione. Niente paura, però, per gli 007 né per i nostri governanti né per i boss di Cosa Nostra (o loro omonimi, come prudentemente scrive Borzi), che dovranno solo cercarsi un’altra banca pagatrice; come dire “chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato”. Nessuna speranza, invece, per i risparmiatori siciliani che dovranno accontentarsi dei 10 centesimi di cui sopra: valga per loro il motto «agneddu e suku e finiu u vattiu».