Beirut, la rabbia dei libanesi. Scontri nella notte

Scoppia la protesta nella cittá di Beirut, nella zona del parlamento, a seguito della grande esplosione nel porto della cittá che ha causato la morte di 137 persone con un bilancio di circa 5 mila feriti e 300 mila senza tetto.

 

L’esplosione

Nel pomeriggio di martedí 4 agosto, un enorme esplosione si é propagata dal porto di Beirut. Un’onda d’urto cosí grande, secondo il governatore libanese Marwan Abboud, da essere paragonata agli attacchi nucleari di “Hiroshima e Nagasaki”. Sono piú di cento i morti e circa cinque mila i feriti provocati dalle due esplosioni che hanno devastato la cittá. Secondo le fonti ufficiali del Governo libanese, non si sarebbe trattato di un attentato israeliano. Solo un incidente in corrispondenza di un deposito nella zona del porto, contenente 2.700 tonnellate di nitrato di ammonio, materiale utilizzato per la produzione di esposivi. Continua ad aumentare con il passare delle ore, la preoccupazione per le tossine presenti nell’aria. L’impatto e le esplosioni sono state percepite dai sismologi di Nicosia (Cipro), a 240 chilometri di distanza dalla città libanese, come l’equivalente di un terremoto di magnitudo 3.3.

 

La rabbia libanese

Il ministro degli esteri Charbel Wehbé e le autoritá libanesi hanno concesso quattro giorni di tempo ad un comitato investigativo per stabilire la responsabilità delle esplosioni che hanno provocato la devastazione della cittá. Intanto nella notte gli abitanti di Beirut sono scesi in strada per manifestare tutta la rabbia e il dissenso contro il governo e i responsabii della tragedia. A pochi metri dal parlamento, la rabbia popolare si é trasformata in un duro scontro con le forze di sicurezza armate di lacrimogeni.

I manifestanti hanno lanciato contro la polizia gli stessi detriti provocati dalle esplosioni, il bilancio registra almeno venti feriti.
Alla Pandemia, all’inflazione e alla carenza dei servizi essenziali si aggiunge un’altra tragedia che sembra assestare il KO finale alla ormai ex ”Svizzera del Medio Oriente”. Da anni gli abitanti della cittá libanese vivono sotto la soglia della povertá, senza ammortizzatori sociali, accesso alla sanitá e all’istruzione. A tutto ció si aggiungono le gravi condizioni dei 442 mila profughi palestinesi e siriani che continuano a rifugiarsi nella capitale.
La risposta di piazza, oltre a essere sacrosanta, è l’unica possibile per cambiare le sorti dei libanesi

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