Caso Blutec: l’ipotesi di disimpegno preoccupa i lavoratori

Caso Blutec: l’ipotesi di disimpegno preoccupa i lavoratori
Continua a far discutere la questione Blutec di Termini Imerese. Dopo le proteste degli ultimi giorni, la situazione non sembra migliorare.

La protesta degli ormai ex lavoratori Blutec va avanti ormai da tempo. Nei giorni scorsi, anche Musumeci si era ritrovato costretto – per le pressioni ricevute – a scrivere una timida lettera al Mise di Giorgetti. Ma più passa il tempo e più le cose si mettono male per i 900 lavoratori – tra diretti e indotto – che a giugno non avranno più neanche gli ammortizzatori sociali.

 

L’ipotesi di disimpegno 

Le cose si mettono male perché il Ministero dello Sviluppo Economico non sembra intenzionato a farsi carico di questa vicenda. Pare, infatti, stia facendo di tutto per allungare il brodo e dirottare i fondi impegnati dai precedenti governi da un’altra parte. A far crescere la preoccupazione e riscaldare gli animi dei lavoratori e dei sindacati è proprio l’ipotesi che dal Mise vogliano disimpegnare i centosettanta milioni stanziati per finanziare l’accordo di programma sulle aree di crisi complessa.

Ieri il ministero ha fissato un incontro per venerdì con i commissari dell’azienda sul caso Blutec. Dopo l’incontro dovrebbero arrivare maggiori informazioni circa il futuro dei lavoratori che nel frattempo sono pronti a salire a Roma per protestare davanti la sede del ministero.

L’ipotesi di disimpegno, già adesso, sembra abbastanza fondata. Dal Ministero dicono che «i centosettanta milioni erano stati stanziati con Invitalia nel 2015 per un contratto di sviluppo, per un piano industriale che la proprietà non ha mai realizzato e quindi dopo la prima tranche non sono più stati erogati. Si ricorda, inoltre, che si tratta di distrazione di fondi pubblici per i quali il precedente proprietario, Ginatta, è ora sotto processo».

 

La posizione della Sud-Smart Utility District

Su questo possibile disimpegno e più in generale sul rallentamento delle procedure si è espresso con una nota anche il gruppo di aziende che ha presentato l’ultimo progetto di rilancio industriale dell’area, Sud-Smart Utility District. Anche il consorzio chiede un incontro urgente con il ministero.

Fanno sapere che ci sono investitori esteri interessati al progetto, ma contemporaneamente dicono che «il lungo e faticoso iter, ha visto lasciar scadere da parte degli enti preposti tutte le scadenze programmate, inclusi i termini di legge per l’accettazione o il rigetto del progetto del 5 febbraio scorso. […] è indispensabile consentire alle imprese promotrici della proposta di acquisire le informazioni tecniche sugli impianti esistenti e di svolgere un’adeguata interlocuzione con le autorità locali e le rappresentanze sindacali. In assenza di queste pre-condizioni, indispensabili per la definizione del progetto di riconversione del sito ex Fiat è del tutto evidente che il Progetto Sud dovrà identificare una diversa localizzazione».

I lavoratori dunque hanno tutte le ragioni per essere preoccupati e fanno bene a recarsi a Roma per chiedere spiegazioni. Ma dopo anni di promesse e speranze, anche l’ultima possibilità, a pochi mesi dalla scadenza della cassa integrazione, sembra sfumare. Nel disinteresse quasi totale di Stato italiano e Regione.

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