Catalogna, manifestazioni in tutto il paese: «morte al regime spagnolo»
Si sono svolte ieri manifestazioni in tutta la Catalogna contro l’arresto del rapper Pablo Hasel. Migliaia di persone in piazza per chiedere la sua liberazione. Scontri e barricate hanno caratterizzato la serata di ieri.
Pablo Hasel, condannato per ingiurie contro lo Stato
Ieri mattina il rapper catalano Pablo Hasel è stato arrestato. Si era barricato dentro l’Università di Lleida per evitare l’arresto. Tanti giovani erano accorsi in suo sostegno, innalzando barricate per impedire l’accesso della polizia spagnola. Catene umane; barricate di sedie e banchi davanti alle porte; utilizzo di estintori e ogni mezzo necessario.
Hasel è accusato di apologia al terrorismo e vilipendio della monarchia e delle istituzioni dello Stato ed è stato condannato a 9 mesi di reclusione. Secondo l’accusa, il cantante sarebbe colpevole di aver insultato il re e lo Stato nei testi delle sue canzoni.
Per giorni la campagna a suo favore è stata molto forte e il dibattito sulla ley mordaza, legge del 2015 che punisce diverse manifestazioni della libertà di espressione, è tornato in auge.
La risposta del popolo catalano è stata immediata. In migliaia sono scesi in piazza, non solo a Barcellona e nella città natale del rapper. In quasi tutti i comuni catalani si sono svolte manifestazioni per chiedere la liberazione immediata.
Le piazze catalane
A Barcellona la tensione tra i Mossos d’Esquadra e i manifestanti è stata alta: barricate, bidoni e veicoli incendiati, lancio di oggetti contro la polizia hanno caratterizzato questa piazze. La polizia – totalmente in difficoltà – ha risposto con i soliti spari di proiettili di gomma, ferendo almeno due persone. La tensione è cominciata in Via Augusta. Durante il corteo, un gruppo di persone ha cominciato a lanciare oggetti contro la linea della polizia. Dopodiché i manifestanti si sono distribuiti in diversi quartieri della città. Attacchi ai luoghi simbolo, come le banche e i negozi di alta moda. Soprattutto nel quartiere di Gracia, i manifestanti hanno alzato barricate e lanciato oggetti contro la polizia.
A Girona si sono verificati ulteriori scontri tra manifestanti e ufficiali, con i primi che lanciavano pietre e petardi, mentre i Mossos d’Esquadra – corpo di polizia regionale della comunità autonoma della Catalogna – utilizzava proiettili di gomma per disperdere la folla.
Anche a Lleida, la marcia di 5.000 persone è sfociata in diverse rivolte, con scontri tra ufficiali e manifestanti. Chi è sceso in strada per protestare contro la repressione dello Stato spagnolo ha issato le barricate, appiccando il fuoco utilizzando i bidoni della spazzatura e le motociclette della polizia locale.
Nel caso di Vic, la concentrazione iniziale di 300 persone si è trasformata spontaneamente in una manifestazione che è andata alla stazione di polizia di Mossos. Arrivati al commissariato, che in quel momento non aveva truppe hanno attaccato e si è verificato un tentativo di aggressione da parte di un gruppo compreso tra 50 e 60 persone. Hanno sfondato le finestre della facciata e sono riusciti a entrare nell’atrio. Tutte le telecamere di sicurezza e la linea telefonica sono state danneggiate. Undici mossos sono rimasti feriti e quattro persone sono state arrestate. Anche i cassonetti sono stati bruciati e gravi danni all’arredo urbano.
«Mai no ens derrotaran, mort a l’estat feixista»
Nel parlamento catalano, le forze indipendentiste avranno la maggioranza assoluta. Nelle piazze e nelle strade di tutta la Catalogna c’è il pueblo – non una semplice moltitudine di individui – con una pretesa netta e chiara: l’indipendenza dallo Stato autoritario e repressivo spagnolo.
Gli scontri, le barricate, gli incendi contro la polizia sono forme di sottrazione dagli abusi di potere che lo stato applica nei confronti dei catalani. L’indepèndencia assume ora i caratteri della resistenza.