Catania: aprite la casa di Dio.
Da più di una settimana una quarantina di persone, tra adulti, bambini e neonati, provenienti da alcuni dei quartieri popolari della città, come Librino, Pigno e San Giorgio, occupano il sagrato della cattedrale con sacchi a pelo e coperte, ma dopo alcuni giorni c’è una sorpresa: domenica la cattedrale viene chiusa, anzi sprangata, e un cartello recita chiaramente “Le celebrazioni della Santa Messa sono trasferite nella Basilica Collegiata”.
Nonostante questo, sempre in una quarantina continuano a dormire fuori dal sagrato, alla meno peggio, in simbolo di protesta contro l’amministrazione comunale, e nello specifico contro il sindaco Enzo Bianco che, a loro dire, avrebbe “promesso alloggi popolari per tutti in campagna elettorale, al momento della sua ricandidatura, senza però mantenere le promesse”.
Il parroco della Cattedrale monsignor Barbaro Scionti, sempre in prima linea per la festa di Sant’Agata, si è limitato a dire al quotidiano di Catania ”La Sicilia”: “Quello che mi disturba è che una grana dell’amministrazione stia ricadendo su di noi…”.
Nonostante questo tutti continuano a ripetere “Chiediamo che vengano mantenute le promesse che il sindaco Enzo Bianco ci ha fatto ormai quattro anni e mezzo fa: case, lavoro, la sistemazione delle famiglie disagiate e dei quartieri. Bianco è stato eletto con i voti dei quartieri – hanno spiegato. Promesse di cui abbiamo ancora le registrazioni, ma risultate fini a se stesse. Siamo qui da giorni senza mangiare né bere e siamo disperati: abbiamo chiesto più volte di essere ascoltati, ultima spiaggia era rivolgersi alla Chiesa, perché non abbiamo casa, tanto meno quelle promesse, e nessun posto dove andare”.
Durante una di queste notti, finisce in ospedale una delle bambine presenti, di un anno di età, per una grave polmonite.
Niente di nuovo per una città come Catania, che conta migliaia di sfrattati l’anno, un’emergenza abitativa dilagante e un sottoutilizzo spaventoso del patrimonio pubblico e delle case popolari.
Molti gli scandali che negli ultimi anni hanno coinvolto lo IACP, Istituto Autonomo Case Popolare, e una decina di anni d’attesa per riuscire ad accedere a una casa popolare.
La situazione delle famiglie è analoga a tante altre: le istituzioni sembrano non vedere né sentire chi da giorni è accampato sotto la porta del Comune e della Cattedrale, come sempre succede per le famiglie in emergenza abitativa.