Catania, il quartiere a difesa della scuola
Accade che nei quartieri popolari non si sia più disposti a subire scippi e umiliazioni, accade che di fronte alla saga dello smantellamento dei servizi alla quale tutte le amministrazioni rimangono fedeli, un quartiere intero faccia muro e dica fermamente che “qui siamo cresciuti e qui vogliamo restare”. E’ ciò che si è verificato a Catania in occasione del tentativo di chiusura della scuola media Manzoni nel quartiere popolare Antico corso.
Ad anno scolastico regolarmente avviato, la notizia dello smantellamento del plesso per paventate ragioni di sicurezza arriva dalla voce della dirigenza scolastica come un fulmine a ciel sereno per moltissime famiglie del quartiere.
Appare chiaro fin dal primo momento che una decisione ad alto impatto sugli abitanti viene ancora una volta calata dall’alto senza nessuna considerazione per ogni esigenza collettiva e reale, così come è altrettanto chiaro che il quartiere intero non è disposto ad assistere a questo ennesimo appuntamento con il progetto di emarginazione e impoverimento che sembra essere inserito nei programmi dell’amministrazione comunale.
La scuola Manzoni è radicata all’antico corso da decenni ma nessuna spiegazione sembra dovuta a chi quel quartiere lo abita e lo vive. I bambini e le bambine che ogni giorno riempivano quelle classi hanno forse perso il diritto all’istruzione?
Mentre nelle stanze dell’amministrazione va in scena un rapido ping-pong di responsabilità tra silenzi imbarazzanti e smentite, le famiglie, i centri sociali, le associazioni, i sindacati di base che operano in quartiere si organizzano per portare in piazza il proprio dissenso sotto un’unica voce: la scuola deve rimanere all’Antico Corso. Giorno 1 dicembre sono centinaia a percorrere in corteo le vie del centro storico: quello che si pretende oggi sono risposte certe sul futuro della scuola e sul quartiere intero. Quello che sia la dirigenza scolastica che l’amministrazione comunale hanno trovato a difesa della scuola Manzoni è un muro fatto di coraggio e voglia di riscatto, un muro forte e determinato di chi non è disposto ad accettare passivamente delle decisioni che si impongono sul proprio quartiere, sulla propria quotidianità, sulla propria vita. Quello con cui si sono dovuti confrontare è la fermezza di chi vive in un quartiere con un’altissima dispersione scolastica e sa bene che il diritto all’istruzione si riconquista ogni giorno, centimetro dopo centimetro. E’ solo questa determinazione che ha portato proprio la dirigenza e l’amministrazione a ritrattare, scongiurando infine il pericolo del trasferimento. Contro ogni decisione che non rispetta i territori, un muro popolare costruito dal basso può essere eretto e vincere.