Catania: torna in piazza il movimento No Muos.
Tornano in piazza i No Muos e oggi sfilano per le strade del centro di Catania.
Il corteo è partito alle 18:30 da Villa Bellini e si concluderà in piazza Manganelli, li ci sarà un rinfresco e si terrà un comizio. La manifestazione regionale è stata indetta dai comitati No Muos siciliani e si inserisce nel percorso di avvicinamento al tradizionale campeggio No Muos che si terrà a Niscemi dal 2 al 5 agosto. Tanti giovani e non solo, da tutta la Sicilia, hanno raggiunto Catania per partecipare alla manifestazione.
Si riaccendono quindi i riflettori su una lotta territoriale che nonostante le difficoltà stenta a spegnersi definitivamente. La scorsa settimana si è tenuto un consiglio comunale aperto che ha portato i consiglieri e la giunta comunale a prendere nuovamente posizione contro la presenza delle antenne all’interno della Sughereta e sulla necessità di far fronte all’inquinamento elettromagnetico che queste provocano. In quell’occasione comitati, associazioni e consiglieri insieme al Sindaco hanno convenuto sull’urgenza di provvedere autonomamente all’acquisto e all’installazione di un impianto di rilevamento di onde elettromagnetiche.
Con la manifestazione di oggi i comitati e tutti coloro che hanno partecipato al corteo, tornano a chiedere giustizia e lanciano un’estate di lotta che vedrà tornare in piazza, il 26 luglio a Messina, anche il movimento No Ponte. Sono tantissimi gli impianti e i progetti mortiferi presenti in Sicilia e il Muos in particolare è il simbolo delle politiche coloniali che la interessano. Le stesse che contemporaneamente costringono l’isola a portaerei della Nato nel Mediterraneo e snodo strategico per il commercio internazionale di idrocarburi. Oltre all’inquinamento da onde elettromagnetiche, i siciliani pagano il prezzo dell’inquinamento generato dalle industrie pesanti, quelle che operano per la raffinazione di petrolio e l’estrazione di gas dal sottosuolo. Basi Militari, industrie, discariche, progettazione di grandi opere come il Ponte Sullo stretto producono ricchezza ma non per i siciliani. Un modello di sviluppo che va fermato.