Cgil Sicilia: «a marzo meno 70 mila posti di lavoro»
È stato presentato oggi uno studio sugli effetti del Covid sul mondo del lavoro realizzato, per conto della Cgil Sicilia, dal Centro studi dell’associazione Lavoro & Welfare.
Il 2020 si è chiuso per la Sicilia con un + 1306 % di ore di cassa integrazione autorizzate rispetto all’anno precedente, il triplo di quelle successive alla crisi del 2008. Con lo sblocco dei licenziamenti tantissimi posti di lavoro andranno persi.
Il quadro descritto dallo studio
Dall’analisi di tutte le tipologie di cassa integrazione (ordinaria, straordinaria, fondi di solidarietà, cassa in deroga) emerge che nell’isola sono andate complessivamente perdute 17.549.678 giornate lavorative e un reddito totale di 398 milioni di euro al netto delle tasse. Sono più di 67 mila i lavoratori rimasti fuori, nei mesi di crisi sanitaria, da ogni circuito produttivo, con una perdita di reddito stimata per ognuno di loro di oltre 5.900 euro in un anno.
Nel dettaglio, le ore coperte dai Fondi Fis hanno avuto un’impennata rispetto allo stesso periodo del 2019 del + 5.645,28%; la cassa integrazione in deroga ha registrato un aumento del 351.603,22%; la Cigs una crescita più contenuta del 30,06% mentre l’aumento più consistente l’ha registrato la cassa integrazione ordinaria con un +2.268, 84%, pari a 42.659.396 ore, e picchi nelle province di Ragusa (+4,471%), Caltanissetta (+4.281%), Agrigento (+3521%). Parecchi, inoltre, i contratti di solidarietà: + 38,89% rispetto al 2019.
Le misure per la ripresa
Il sindacato chiede la proroga degli ammortizzatori sociali per tutto il periodo dell’emergenza sanitaria e il blocco dei licenziamenti. Ma il meccanismo della cassa integrazione non è tutto rose e fiori. Anche se accompagnata dal blocco dei licenziamenti, è certamente una misura che non può sostituire per lungo tempo lo stipendio su cui vivono intere famiglie. Bloccare i licenziamenti e continuare con la cassa integrazione non basta. Serve mettere in campo delle politiche più decise: garantire ai lavoratori lo stipendio integrale o garantirgli di poter lavorare in tutta sicurezza.
Lo studio descrive un territorio impoverito e spossato dalla crisi in corso, che avrebbe bisogno di politiche forti a sostegno dell’occupazione per garantirne la ripresa. A questo proposito, sono di oggi le dichiarazioni del governatore dell’Emilia-Romagna Bonaccini che, molto sottilmente, ha proposto di concentrare le risorse del Recovery Fund nelle aree del Centro-Nord. «Gli investimenti del Recovery Fund devono arrivare in maniera robusta nelle regioni del Nord che hanno investito prima e meglio le risorse europee, il contrario sarebbe un bel paradosso». Il paradosso per noi è continuare a pensare di concentrare le risorse nelle aree già forti, aumentando ulteriormente il divario tra le due parti del paese.