Toh, chi si rivede? Il Ponte sullo Stretto
Dopo decenni passati a farci credere che il Ponte sullo stretto sarebbe stata la grande opera che avrebbe salvato l’economia siciliana e dopo avere dilapidato circa 500 milioni di euro e rischiato di perderne altri 700 in penali, senza avere messo nemmeno un mattone, riparte un nuovo studio di fattibilità.
Sembra uno scherzo, o forse un insulto se guardiamo alla situazione di oggi sulla nostra isola, con le ambulanze in fila davanti agli ospedali intasati e gli studenti accalcati dentro le classi pollaio, eppure è proprio così. Il Conte bis, quello giallo-rosa, quello dei NO Ponte (nel frattempo diventati Sì Ponte) e dei NI Ponte, ci lascia in eredità gli esiti della Commissione De Micheli, i cui risultati sono raccolti in un report che fondamentalmente ci dice che il Ponte fino ad oggi acclamato, quello ad una campata, non sta in piedi. Non ci sta più, almeno.
Oggi, dice il neo Pontista Cancelleri, non corrisponde alle normative derivate dal crollo del Ponte Morandi. Chissà, forse allora menomale che lo abbiamo bloccato quel Ponte. Ma, a quanto pare, dalle risultanze della Commissione, anche il piano finanziario non sta in piedi. Insomma, non si ripagherebbe con i pedaggi. Nessun project financing, nessun investimento dei privati potrebbe generare le risorse atte a giustificare il rischio d’impresa.
E allora il Ponte dovrà essere fatto con soldi pubblici. E non lo abbiamo sempre detto? Non lo abbiamo gridato per venti anni che erano le mani in tasca che volevate metterci, per regalare barche di denaro ai signori del cemento?
Un ponte utile a chi?
Così oggi si dà mandato ad Rfi di realizzare un nuovo Studio di fattibilità per il Ponte a tre campate per la modica cifra di 50 milioni di euro. È di ieri l’invio al Consiglio dei Ministri di una informativa del Ministro per le Infrastrutture Enrico Giovannini per indicare i passaggi necessari ad effettuare lo Studio. Non che questi ci credano davvero (tanto che non viene esclusa, e anzi parrebbe preferita, dall’attuale esecutivo l’opzione zero), ma una nuova fase di progettazione non si nega a nessuno. Una nuova filiera di tecnici potrà abbeverarsi al nuovo flusso di denaro pubblico e ancora per un po’ le rappresentanze politiche locali potranno farsi le campagne elettorali che vengono narrando di improbabili intercettazioni delle Grandi Navi provenienti dalla Cina e dal Canale di Suez.
È proprio vero. Il Ponte lo stanno già facendo. Lo fanno tutte le volte in cui sottraggono risorse ai reali bisogni dei territori. E toccherà ancora una volta alle comunità locali opporsi a questo nuovo inizio, mobilitarsi per scongiurare una nuova emorragia di denaro pubblico, impedire che inizi un nuovo saccheggio sulla nostra terra.