Catania: continua la lotta per lo Studentato 95100
A Catania, in seguito alla mancata erogazione delle borse di studio e dell’assegnazione dei posti letto da parte dell’Ersu agli idonei, durante lo scorso Febbraio è nata l’esperienza dello studentato occupato 95100. Giorno 1 Febbraio avviene la prima occupazione degli studenti: viene riaperto l’Ex Hotel Costa, edificio privato ma gestito dall’ERSU che era stato dal 1976 fino al 2009 uno studentato con oltre 300 posti letto. L’occupazione ha però vita breve e, solo dopo poche ore, con un ingente dispiegamento di forze dell’ordine, l’edificio viene sgomberato come fosse un problema di ordine pubblico e non sociale; ma questo non arresta la protesta. Dopo pochi giorni, gli studenti e le studentesse che avevano dato vita a quella prima occupazione decidono di rispondere immediatamente allo sgombero aprendo lo stabile sito in Via Gallo 13, dove ancora oggi abitano. Lo stabile è un lascito ereditario del barone Ursino-Recupero all’Ente omonimo e con un Cda composto dal sindaco di Catania in carica, il Rettore e la responsabile delle biblioteche riunite Ursino-Recupero. L’ente vive di finanziamenti pubblici e gestisce non solo lo stabile di Via Gallo ma anche tutti gli altri edifici che gli appartengono, tra i quali la biblioteca del Monastero dei Benedettini (sede del dipartimento di scienze umanistiche).
Dopo circa dieci anni di abbandono, in sei mesi di recupero da parte dei giovani studenti e delle studentesse, l’edifico di Via Gallo oggi ospita 20 giovani in emergenza abitativa, che hanno trovato dentro lo Studentato 95100 il luogo dove poter dare risposta a dei bisogni materiali vitali, senza i quali i loro studi ne sarebbero fortemente compromessi; non solo, è stato anche il luogo di incontro e di scambio per centinaia di studenti e studentesse dell’ateneo che hanno attraversato lo spazio durante gli orari di apertura dell’aula studio allestita nel pian terreno e durante le numerose iniziative sociali aperte alla città tra cui per ultimo un meeting con ricercatori e professori provenienti da tutto il mondo.
Appare quindi un fulmine a ciel sereno la comunicazione che la dottoressa Rita Carbonaro, responsabile delle biblioteche riunite Ursino-Recupero, lunedì mattina fa agli studenti abitanti dello Studentato: sgombero coatto previsto e voluto dalla Questura per l’indomani.
Così parte il tram tram e per lo stesso giorno viene lanciata un’assemblea cittadina nel pomeriggio ed una nottata di resistenza a difesa dello Studentato. L’assemblea vede partecipi tantissimi studenti e studentesse, ma non solo: sono presenti anche tutte le realtà sociali della città, collettivi, associazioni, sindacati di base e di inquilini e persino i residenti del quartiere che portano solidarietà. L’assemblea condanna l’arroganza della bibliotecaria e della questura, che intende, come già fatto per l’Ex Hotel Costa, trattare il problema come di ordine pubblico. Si rilancia, allora, con determinazione di tutti e tutte, la notte di resistenza contro lo sgombero che sarebbe dovuto avvenire alle prime luci dell’alba secondo quanto sostenuto dalla Carbonaro.
Intorno alle 2.30 del mattino di martedì inizia la notte di resistenza. Centinaia di persone si radunano nella strada sottostante l’edificio e cominciano a erigere barricate a difesa dell’ingresso dello stabile sui due lati della strada. C’è chi trasporta i cassonetti recuperati nel quartiere, chi accumula materiale utile a rinforzare le difese: assi di legno e di ferro, cassapanche, mobili usurati. Tutti e tutte, stretti attorno al senso di comunità che è riuscito a creare lo Studentato 95100, partecipano alla resistenza.
Alle ore 3 sono già costruite le barricate che si alzano circa due metri dal suolo; tutti e tutte sono pronti all’arrivo dei blindati delle forze dell’ordine. La tensione, il nervosismo e l’ansia accumulata nelle ore precedenti ora prende forma nella difesa della strada e diventa forza.
Durante la notte passa qualche volante della polizia, ma sono solo un fuoco di paglia. Passano le ore tra racconti, storie, tensioni e solidarietà, fino a che non arrivano le prime luci del mattino; delle camionette, dei celerini, dei blindati ancora nessuna notizia. Si comincia a insinuare l’idea che la determinazione del presidio e delle barricate abbia dissuaso le forze dell’ordine dall’intervento. Dal presidio, tuttavia, non si canta vittoria e un’assemblea durante le prime ore del mattino decide di andare in massa ad occupare la sede delle biblioteche riunite Ursino-Recupero, all’interno del Monastero dei Benedettini, per chiedere spiegazioni.
In cinquanta, studenti e studentesse, dunque, lasciano il presidio e si dirigono verso la sede per parlare chiaro con la dottoressa Carbonaro: lo Studentato Occupato 95100 non si sgombera.
Durante questo colloquio con la bibliotecaria emergono tutte le incongruenze e contraddizioni del caso. Gli studenti e le studentesse chiedono a gran voce che vengano mostrati gli atti pubblici di questo presunto bando e finanziamento, quando e come è stato approvato dal CDA. La Carbonaro, di tutta risposta, chiama le forze dell’ordine, trincerandosi in farfugliamenti.
Gli occupanti riescono a strappare un incontro durante la stessa mattina con l’architetto della protezione civile e un’informazione non di poco conto: pare che sia stato il prorettore Magnano San Lio, durante l’ultima riunione del CDA, a proporre la ristrutturazione di tre stanze per la creazione di un hotspot all’interno dello stabile di via Gallo.
L’incontro ottenuto la mattina stessa con l’architetto della protezione civile è chiarificatorio. Di fatto smentisce l’esistenza di un bando, finanziamento o appalto che riguardi via Gallo 13. Tutto quello che esiste è un fondo residuo di un finanziamento pubblico di circa 7-8 anni fa di cui si è deciso di investire una somma di circa 30mila euro per il progetto che riguarda l’edificio di via Gallo nell’ultimo CDA, tenutosi circa 20 giorni fa e dunque ancora presieduto dall’ex sindaco del PD Enzo Bianco, su spinta della dottoressa Carbonaro e con il beneplacito del prorettore Magnano San Lio. In assenza di un bando e appalto specifico, l’unica condizione per far partire i lavori è che venga fatto prima un sopralluogo all’interno dell’area interessata (tre stanze del primo piano, giusto la parte abitata) con conseguente abbandono dell’occupazione da parte degli studenti e le studentesse che abitano lo spazio.
Agli abitanti dello Studentato 95100 tutto questo sembra assurdo: 30mila euro sono davvero pochi rispetto ai fondi necessari alla ristrutturazione dell’edificio. Inoltre, come può il rettorato esprimersi contro la comunità studentesca preferendo tre stanzette di inutili uffici contro 20 posti letto per studenti e studentesse in emergenza abitativa?
Così a distanza di due giorni gli abitanti di via Gallo invadono e occupano l’ufficio del rettore ottenendo un colloquio con il prorettore Magnano San Lio. La rivendicazione degli studenti e le studentesse è semplice: vogliono che il prorettore si esponga contro lo sgombero coatto dei locali e che venga programmato un tavolo tecnico tra gli occupanti e il CDA.
Il prorettore sembra, però, cascare dal pero, dichiarando di non essere informato dell’occupazione in corso dello stabile ed esprimendo, a questo punto, massima solidarietà agli studenti e le studentesse. Dichiara di voler proteggere gli occupanti, e di sostenerli spingendo affinché si apra un tavolo tecnico a Settembre.
Si chiude così un’intensa settimana di lotta e di resistenza per gli abitanti dello Studentato Occupato 95100. Dalla minaccia di sgombero, alla solidarietà della città e del quartiere, dalle barricate alle occupazioni dentro le sedi della biblioteca e del rettorato, gli studenti e le studentesse hanno dimostrato con tenacia e determinazione che non sono disposti a fare un passo indietro. Sanno che il loro presente e il loro futuro lo devono conquistare nella lotta, che non esiste alternativa possibile se non quella di resistere a questo status quo che vede la Sicilia l’ultima ruota del carro. Gli studenti e le studentesse siciliane hanno deciso che è tempo di cambiare rotta, di cominciare a lottare riprendendosi pezzo dopo pezzo la propria terra.