Continua la protesta dei senza casa di Librino, Catania.
I senza casa di Librino, quartiere popolare nella periferia di Catania, ormai da sei mesi occupano la chiesa del Duomo, rivendicando il diritto ad avere un alloggio popolare ed un lavoro. Questa mattina due di loro hanno scalato la statua del Liotru e si sono posizionati ai piedi dell’elefante, simbolo protettore di Catania dopo che ieri i senza casa avevano occupato il comune, chiedendo che gli venissero fornite delle roulotte emergenziali in attesa dell’assegnazione dell’alloggio.
Sono famiglie con bambini ed anziani in difficoltà, senza un lavoro e da decenni iscritte alle lunghe liste di attesa per l’assegnazione dell’istituto autonomo case popolari di Catania e dell’ufficio casa del Comune. Sei mesi fa, dopo essere stati sfrattati, hanno deciso di mettere in campo una vibrante protesta occupando il sagrato del Duomo. Da quel giorno, tuttavia, come spesso accade, le istituzioni non hanno trovato alcuna soluzione alla situazione emergenziale che ha colpito le famiglie in lotta. Dopo l’occupazione del Comune di ieri hanno ottenuto un incontro per il prossimo lunedì nella sede dell’Assessorato ai Servizi Sociali: gli occupanti chiedono di ottenere delle roulotte dove poter abitare in attesa dell’ufficiale assegnazione di una casa.
La lotta di queste famiglie è indicativa di un’emergenza che a Catania persiste da anni: l’ultimo bando regionale per le case popolari risale al 2015 con graduatoria ancora provvisoria, mentre sono più di cinquemila le famiglie oggi in difficoltà senza una casa dove vivere dignitosamente. A fronte di questi numeri le istituzioni sono bloccate da un apparato burocratico lento e macchinoso che stenta a sbloccare fondi di centinaia di milioni di euro, come ad esempio i 60 milioni dei fondi PON Metro destinati all’emergenza abitativa, o i 300 milioni di ex fondi Gescal bloccati dalla Regione. Se questo non bastasse esistono a Catania migliaia di case sfitte e vuote, pubbliche e private, che potrebbero essere messe a disposizione per attenuare il problema: solo a Librino vi sono palazzi abbandonati per un ammontare di circa 300 appartamenti.
Nascondendosi dietro la mancanza di finanziamenti per l’edilizia popolare, le istituzioni volontariamente non si occupano del problema dell’abitare, lasciando migliaia di famiglie senza una casa e un lavoro. “Siamo abbandonati, non esiste nulla da noi – affermano i senza casa – non ci sono case, non c’è lavoro, non esiste l’inserimento, nessun ufficio. Nessuno ci vede, ma noi esistiamo. Siamo quelli che occupano abusivamente i garage, gli uffici, siamo quelli che viviamo al limite della legalità”. In questi casi la retorica legalitaria si mostra nella sua disarmante debolezza, utilizzata come capo espiatorio per criminalizzare una lotta che potrebbe rendersi egemone, ed è simbolo della paura delle istituzioni quando scoppiano certe contraddizioni. Tuttavia a Catania le famiglie in emergenza non si arrendono e alle mancanze degli uffici designati oppongono la loro resistenza fatta di occupazioni di case, fenomeno massificato e spontaneo in tutto il territorio cittadino.