Continuità territoriale a rischio per la Sicilia
Torna nel dibattito pubblico il tema della continuità territoriale, strumento legislativo europeo atto a garantire i servizi di trasporto ai cittadini che vivono in regioni di una nazione con particolari caratteristiche geografiche. Il tema è stato ripreso, attraverso un comunicato, dall’Orsa (organizzazione sindacati autonomi e di base) e dal movimento popolare Il ferribotte non si tocca.
La campagna elettorale nella città metropolitana di Messina è quasi agli sgoccioli e uno dei temi che in questo giro di amministrative si è ripresentato è il ponte sullo Stretto. Ma questo succede a ogni campagna elettorale e in occasione del rinnovo di ogni organo di governo. Se ne è parlato, infatti, alle regionali di novembre e di nuovo alle politiche di marzo. Insomma questo del Ponte sembra essere quasi il cavallo di battaglia per chi non sa più cosa inventarsi. Se ne parla da anni, già alla fine degli anni ‘80 interi gruppi di ricerca venivano finanziati per studiarne la fattibilità, ma nemmeno una pietra è stata ancora posata. E questo ovviamente non ci dispiace. La cosa che, invece, ci dispiace e che ci fa incazzare è che questo ponte, mai realizzato, ha comunque rappresentato un giro d’affari di proporzioni gigantesche e, come al solito, i siciliani non ne hanno avuto nessun ritorno sul piano del miglioramento della qualità della vita. Oggi ci ritroviamo con un patrimonio sperperato a vantaggio dei professionisti delle speculazioni edilizie e con un piano per l’attraversamento dello stretto che va in direzione totalmente opposta a quella immaginata con il ponte.
L’accusa in questo caso è rivolta al Governo centrale e a Rete Ferroviaria Italiana che, in combutta tra loro, hanno tagliato fuori la Sicilia da ogni tipo di finanziamento e sovvenzione utile a rendere degno il collegamento ferroviario tra isola e continente. E mentre provano a sopprimere definitivamente l’attraversamento con navi ferroviarie pensano di incentivare l’attraversamento veloce attraverso i classici traghetti. In questo modo si mutila il principio della continuità territoriale. Lo Stato Italiano sta di fatto tagliando fuori i Siciliani dalla possibilità di utilizzare treni a lunga percorrenza e, simbolicamente, sembra volere aumentare la distanza tra la Sicilia e la penisola.
Di seguito pubblichiamo uno stralcio del comunicato del sindacato Orsa e del movimento popolare Il ferribotte non si tocca.
«Ponte si? Ponte no?
La Sicilia non ha bisogno di soluzioni fantasiose al risparmio, la cronica assenza di fondi per i trasporti nel meridione non si può celare con i tentativi di falsa modernizzazione, gli intercity a lunga percorrenza che attraversano lo Stretto di Messina sui binari galleggianti, oltre ad essere un diritto costituzionale rappresentano un’offerta rivolta a quella fascia popolare che non può permettersi i costi dell’alta velocità, è una garanzia per gli sfortunati con mobilità ridotta che non sono nelle condizioni di scendere agevolmente dal treno per attraversare lo stretto. Le soluzioni al risparmio non sono più proponibili, i siciliani, fino a prova contraria, sono italiani quanto i lombardi e godono di eguali diritti anche in tema di trasporti.
La falsa modernizzazione della continuità territoriale punta a sostituire il traghettamento dei convogli ferroviari con un sistema di navi veloci (solo due ereditate da Bluferries) che costringerà i siciliani a un salto indietro nel tempo: scendere dal treno, attraversare lo stretto da appiedati e riprendere il treno nella sponda opposta.
Si tratta a tutti gli effetti di una soppressione del servizio essenziale che i governi nazionali, di ogni colore, hanno in agenda da tempo.
Entrambi i servizi sono irrinunciabili, il traghettamento veloce è utile per i pendolari siciliani e calabresi, studenti e lavoratori, che giornalmente attraversano lo Stretto mentre i treni a lunga percorrenza da e per la Sicilia rappresentano il diritto alla continuità territoriale ferroviaria, garantito dalla Costituzione e presente in tutto il territorio nazionale.
Un servizio non può escludere l’altro, al nord da anni s’investe nell’alta velocità e ai cittadini non è mai stato chiesto di rinunciare ad altri servizi essenziali.
Il sistema ferroviario che collega la Sicilia col resto d’Italia è da terzo mondo, non è sufficiente mantenere l’esistente, è indispensabile mettere la Sicilia al passo col resto del paese riattivando i convogli soppressi negli anni verso Torino, Venezia, Milano, ottimizzare e velocizzare i collegamenti con Roma, dimezzare i tempi di traghettamento investendo su nuove tecnologie e rinnovare i convogli ferroviari ormai simili a carri bestiame.
Per quanto esposto si chiede alla politica regionale, ai sindaci dei capoluoghi e ai candidati a sindaco della città di Messina, porta della Sicilia, di attivare ogni strumento per intervenire presso il Governo centrale e rivendicare sovvenzioni adeguate per entrambi i servizi essenziali: traghettamento veloce per i pendolari, ammodernamento e implementazioni di navi e treni a lunga percorrenza per la continuità territoriale».