Covid19, EZLN: «non basta mettersi la mascherina, dobbiamo costruire altri mondi»
Riprendiamo da comitatocarlosfonseca una lettera dell’Esercito Zapatista al mondo.
«Non basta lavarsi le mani e mettersi una mascherina, dobbiamo costruire altri mondi»
Su come lo stiamo vivendo:
Con calma, ribellione e prudenza. Nella comunità, cioè fuori della città, la situazione è molto diversa; gli alimenti sono nell’orto, ci sono riserve di mais e fagioli, ogni giorno prendiamo tisane medicinali, esercitiamo il corpo con il lavoro agricolo e il piccolo allevamento.
Il panico non è così grande perché non c’è abbastanza tempo per perdere tempo a guardare Fake News, teorie di cospirazione e i media del malgoverno. Le relazioni sociali sono giuste e necessarie, la solidarietà è assoluta con il conosciuto e lo sconosciuto.
La vita non si ferma, non c’è modo di restare a casa, gli animali morirebbero di fame e i “Chakra” potrebbero perdersi.
Non ci sono aspettative sugli aiuti di Stato, lo Stato ha storicamente abbandonato e permesso lo sfruttamento di queste terre.
I bambini privi delle lezioni a scuola imparano di più dalla loro cultura e dalla lingua in casa con le loro famiglie, in particolare con le loro nonne e nonni.
Sui pensieri politici che ci attraversano:
Le città, figlie della modernità capitalista, sono progettate per arricchire le élite in ogni crisi; per far sparire i più vulnerabili e lasciare a casa, immobile, una classe media spaventata e comoda, che non fa altro che consumare informazioni di panico e spendere il suo poco denaro salvato come se fosse la fine del mondo.
La fine del mondo è iniziata con il trionfo del capitalismo e il suo complesso sistema di distruzione della vita e degli elementi naturali che sostengono il pianeta.
Non solo abbiamo un’emergenza sanitaria, abbiamo un’emergenza climatica, una scarsità d’acqua, abbiamo i profughi vittime della guerra in Medio Oriente, del narcotraffico in America Latina e rifugiati ambientali a causa della distruzione dei loro ecosistemi di vita; abbiamo un aumento esponenziale dei femminicidi in tutti i continenti e una corruzione sempre più evidente a tutti i livelli di governo; la crisi è sistemica e la soluzione deve essere uguale.
Non basta lavarsi le mani e mettersi una mascherina, dobbiamo costruire altri mondi possibili e tessere nuove arcate.
Seminare i nostri alimenti, organizzarci, recuperare la medicina naturale, affidarci alla scienza autonoma, creare più scuole, scuole e plus-diversità libere, trovare le crepe nelle crisi e ripensare il modo di vivere collettivo; è compito delle e dei ribelli, insieme a molte altre proposte nate dagli accordi nelle assemblee.
Coraggio, in questo tempo in cui stiamo vivendo uno dei sintomi del collasso globale, questo virus è uno dei tanti che ha infettato l’umanità e il mondo.
Non sto a casa, il nostro compito come insorti è di organizzarci con quelli al di sotto, con quelli della brughiera e della giungla, per costruire molti altri mondi dove il virus del capitalismo-patriarcale e tutti i suoi mali: pandemie, estrattivismo, machismo, colonialismo, discriminazione, violenza, ecocidi, etnocidi, imperialismo e sistema di partiti politici, non possano entrare.