La dittatura economica usa l’espediente sanitario
La strategia Draghi di convivenza col virus può essere sintetizzata nella formula: dal Covid Zero al Covid Free. Già l’istituzione del Green Pass come certificato di libero accesso al lavoro e ai servizi pubblici rispondeva a questa scelta. Per sostenere la necessità della Carta, Draghi è giunto a pronunciare argomentazioni completamente destituite di fondamento (realizzare ambienti immunizzati tra vaccinati). Nella nuova formulazione del Covid Free, nel senso che il Coronavirus può circolare liberamente tanto ci sarà il vaccino a difenderci, finisce la narrazione della protezione dei vecchi e dei fragili, giacché a pagarne il costo saranno proprio vecchi e fragili (magari vaccinati, poiché sui grandi numeri settantenni, ottantenni e immunodepressi pagheranno comunque un prezzo salato alle nuove direttive del Governo).
La Scienza e l’opinionismo scientifico
Quanto sta accadendo in questi giorni svela, dunque, che non ci troviamo in alcuna dittatura sanitaria, se con questa espressione si volesse indicare una cessione di sovranità del potere politico alla comunità scientifica. Al contrario, proprio gli scienziati, ai quali ci si era affidati nel primo momento di smarrimento all’inizio del 2020, si trovano a dovere, di volta in volta, trovare le motivazioni scientifiche, per giustificare le scelte politiche del Governo.
Li si vede così, sempre gli stessi, a sostenere nel tempo tesi contrastanti, ma tutte dotate di validazione perché sostenute da specialisti, in quella confusione mediatica in cui si scambia l’esperimento scientifico (verificabile, riproducibile) con l’opinionismo scientifico. Come sarebbe stato possibile assorbire senza colpo ferire previsioni così mal riuscite (l’eradicazione del virus con il lockdown, l’immunità di gregge con il 60/70% di vaccinati)?.
Anche lo scontro (sui giornali, nelle televisioni) tra si vax e no vax serve a dare legittimazione alle scelte governative. In questa prospettiva non sono i politici a confrontarsi con coloro che contrastano la politica sanitaria del Governo. A questo scopo vengono chiamati gli scienziati. I mezzi di comunicazione, cioè, si prestano alla strategia di scegliere un ordine del discorso nel quale le voci critiche non possono che uscirne sconfitte.
E’ tendenzioso, infatti, fare discutere di variante delta o omicron un virologo con un epistemologo. In questo modo, in un flusso discorsivo pre coordinato, la critica politica, filosofica, giuridica non possono che uscirne come sconnesse dalla gravità della fase. D’altronde, a medici, virologi e a epidemiologi critici, le poltrone televisive sono rapidamente sottratte.
Altro che dittatura sanitaria…
La dittatura, dunque, non è sanitaria, ma economica. La politica sanitaria del Governo è tutta piegata alle esigenze della produzione e della distribuzione. Prioritario è salvare l’economia e questo diventa la legge. Come prima lo era l’uscita dal debito, salvo poi produrne all’infinito.
Per assicurare la totale riapertura Draghi si affida ad una strategia probabilistica, ad una scommessa basata sul fatto che impedendo una vita sociale ai non vaccinati si riduce l’impatto sugli ospedali e si mantiene il numero dei morti dentro un range moralmente sopportabile. Ma i calcoli probabilistici, si sa, sono per propria natura incerti, soprattutto quando le variabili in campo sono così tante e applicare ad un sistema complesso, come quello di un mondo in preda ad una pandemia, una logica semplice come quella del vantaggio economico è quanto di più imprudente si possa fare.
Peraltro, alcuni recenti recenti pronunciamenti delle agenzie sanitarie internazionali più importanti sulla progressiva riduzione dell’efficacia del vaccino nei mesi successivi all’inoculazione e sulla progressiva riduzione della copertura del vaccino all’aumentare del numero dei richiami, aumentano l’incertezza e fanno della politica sanitaria del Governo una strategia disperata, che espone a rischi difficilmente calcolabili.
Non c’è dubbio che l’irruzione sulla scena di un virus così epidemico è cosa imprevedibile, ma dobbiamo accettare il fatto che il problema è anche evidentemente legato alla vita sociale nelle nostre città e al sistema produttivo e di distribuzione che definiscono un ambiente fortemente vantaggioso per il diffondersi dell’epidemia.
Gli interventi necessari che aspettiamo
Una politica sanitaria accorta e prudente dovrebbe tenere conto di questi aspetti. E le politiche governative dovrebbero essere finalizzate a ridurre i rischi e introdurre trasformazioni che riducano la circolazione del virus. Investimenti nella sanità, nei trasporti, nella scuola dovrebbero essere il primo atto in funzione di una riduzione della diffusione dell’infezione.
Invece, il tema della libertà, fortemente contrastato nella propaganda mainstream come espressione di deresponsabilizzazione ed egoismo individualista, torna prepotentemente sulla scena nella forma più odiosa: nella libertà d’impresa.
La Pandemia dello sviluppo
E’ questa la forma della dittatura dell’economia. In una conta ardita e cinica il rischio di contagio derivato dalle attività sociali (libera circolazione delle persone, vita in comune, attività ludica, manifestazioni politiche e sindacali) viene sacrificato per essere poi speso nelle attività lavorative, nella distribuzione e nel consumo delle merci. E’ questa la trasformazione che abbiamo sotto gli occhi e che, per essere governata, ha richiesto una torsione in senso autoritario delle istituzioni e delle forme della rappresentanza politica. La pandemia non è più un incidente, non è più una sospensione del regime ordinario. La pandemia ha cambiato il mondo ed è con la società della pandemia che avremo a che fare nel nostro tempo.