Emergenza 118: lavoratori in protesta a Palermo
I lavoratori del 118 si sono dati appuntamento oggi a Piazza Indipendenza, a Palermo, per denunciare la loro condizione e reclamare «rispetto». La gestione dei 118 fa acqua da tutte le parti.
Dipendenti in piazza a Palermo
Questa mattina un centinaio di lavoratori del Movimento Unito Dipendenti 118 Sicilia si è radunato davanti Palazzo d’Orleans per protestare contro le inadempienze dell’Assessorato regionale alla Salute. La protesta scaturisce soprattutto dalla mancata erogazione dei bonus Covid regionali e dalla mancata stabilizzazione dei precari . I lavoratori hanno esposto davanti la sede del governo siciliano striscioni con su scritto «dimenticati» e «rispetto».
«Noi siamo qui per chiedere rispetto del nostro contratto e di tutti i sacrifici che abbiamo fatto fino a oggi. Su tutte le testate giornalistiche siamo stati definiti eroi, ma noi ci sentiamo abbandonati» – afferma Carlo Alagna, rappresentante sindacale del MUD – «per noi non è solo una questione di soldi, ma anche e soprattutto di rispetto per i lavoratori e per i nostri diritti».
Emergenza 118
Negli ultimi mesi, la società che gestisce il servizio di 118, la Seus, ha deciso di rivolgersi sempre più ai privati. Il motivo sarebbe la carenza di vetture a disposizione. A causa della pressione sempre più elevata sul sistema sanitario regionale, a novembre la società ha infine deciso di firmare un accordo con le associazioni per implementare nuove postazioni. Un accordo da 350 mila euro a favore dei privati e a carico delle casse regionali.
A ciò si aggiunge il problema della sanificazione, procedura a cui vanno sottoposte le vetture dopo ogni utilizzo. La procedura, che richiede circa un’ora, al momento a Palermo si può svolgere in una sola centrale, in attesa che ne venga attivata una seconda alla Fiera del Mediterraneo.
Come riporta il quotidiano «laRepubblica – Palermo», questa potrebbe già essere attiva: anche se i materiali per attrezzarla sono stati acquistati, l’apertura del punto continua a essere rinviata. A causa di questa situazione, le code a cui sono costrette le ambulanze per ogni sanificazione sono chiaramente lunghissime. Oltre al turno di attesa va poi aggiunto il tempo necessario per arrivare dalla provincia e tornare indietro. Anche qui, il ricorso ai privati è comune e costoso: ogni chiamata costa 80 euro, più un extra se si superano i 30 chilometri.
Abbiamo quindi: da un lato i lavoratori costretti a condizioni di lavoro indecenti – insieme a tutti coloro che in questa situazione non hanno libero e gratuito accesso al diritto alla salute; dall’altro, i governi nazionali e regionali che ci hanno condotti a questo punto tramite politiche di tagli alla spesa – con il conseguente ridimensionamento della sanità pubblica nei nostri territori.
Un modello di gestione che ha la testa a Roma e il braccio a Palermo e che, come stiamo avendo modo di vedere, non funziona affatto.