Il Gigante Encelado e l’origine dell’Etna – leggende di Sicilia

Il Gigante Encelado e l’origine dell’Etna – leggende di Sicilia

La Sicilia, oltre a possedere un immenso patrimonio culturale materiale, custodisce anche un altro tipo di tesori particolarmente affascinanti. La nostra Isola fa, infatti, da sfondo a una lunghissima serie di miti e leggende di antichissima origine. Abbiamo deciso di raccontarvi alcuni dei più suggestivi. Cominciamo oggi narrando due versioni della leggenda del Gigante Encelado, figura legata sia all’origine dell’Etna che della Sicilia.

 

L’origine dell’Etna

Encelado, uno dei Giganti figli di Gea e Urano, nasce – come i suoi fratelli – in Tracia, regione del Nord-Est della Grecia. La descrizione più ricorrente di Encelado lo vuole con manacce grandi come piazze, barba incolta, sopraccigli folti e grossi come cespugli e una bocca interminabile simile a una fornace. Al primo impeto di rabbia, il gigante buttava fuori scintille di fuoco, le quali gli bruciacchiavano la barba e i capelli, che ricrescevano però con incredibile celerità e sempre più folti di prima.

Era uno dei Giganti più temibili; i suoi fratelli, i Giganti minori, non osavano contrastarlo per paura delle sue fiammate travolgenti.

Encelado prese parte alla Gigantomachia, la battaglia tra i Giganti e gli dei dell’Olimpo:  facendosi aiutare dai suoi fratelli, architettò un piano per attaccare l’Olimpo e sfidare la potenza di Zeus. Il Gigante intendeva costruire una torre di montagne per arrivare fin sopra il monte sacro. Per aiutarlo a salire al cielo vennero posti dunque, uno sull’altro, i cucuzzoli dei monti più alti. Il monte Bianco, le montagne asiatiche, il Pindo della Grecia, non bastarono a raggiungere l’Olimpo. A quel punto Encelado, infuriato, decise: «Prendete i monti africani e arriveremo al cielo!».

Compiuto l’enorme sforzo, i Giganti avevano quasi raggiunto la vetta. Giove allora – vedendoli così vicini al suo trono – furioso di rabbia, gli scagliò contro una saetta che infiammò il cielo, li colpì e li accecò, scaraventandoli nuovamente al suolo.

Encelado e i suoi fratelli finirono a terra agonizzanti. Ma Zeus – non contento – scagliò un altro fulmine contro la torre di montagne, che crollando schiacciò i Giganti.

I massi del monte Etna caddero su Encelado, che ne rimase sepolto. Non riuscendo a liberarsi da quella massa così imponente di pietra, accecato dalla frustrazione, il Gigante cominciò a dimenarsi, sputando fuoco e fiamme dalle fauci. Queste fuoriuscirono dalle colonne di pietra, provocando un rombo violentissimo. La lava, fusa dal respiro del Gigante, cominciò a scendere per i pendii della montagna. Da ogni parte si sentiva gridare «L’Etna fuma!!», mentre intanto la lava distruggeva ogni cosa che incontrava lungo la sua discesa dal monte.

Solo quando il gigante si placò, la violenta eruzione finalmente si interruppe. Ancora oggi, di tanto in tanto la sua ira si risveglia, facendo tremare e infuocare il vulcano catanese. Ecco, quindi, spiegate le ragioni della prima eruzione dell’Etna.

La leggenda viene ripresa da diversi autori dell’antichità. Virgilio la ricorda in un bellissimo passo del libro III dell’Eneide:

È fama, che dal fulmine percosso
E non estinto, sotto a questa mole
Giace il corpo d’Encelado superbo;
E che quando per duolo e per lassezza
Ei si travolve, o sospirando anela,
Si scuote il monte e la Trinacria tutta;
E del ferito petto il foco uscendo
Per le caverne mormorando esala,
E tutte intorno le campagne e ’l cielo
Di tuoni empie e di pomici e di fumo.

 

L’origine della Sicilia

Secondo questa versione, Encelado, durante la Gigantomachia, tentò di fuggire. Ma la dea Atena, figlia prediletta di Zeus, lo seppellì sotto un enorme ammasso di terra raccolta lungo le coste del continente.

La leggenda narra che Encelado vi rimase sotterrato. Il suo corpo, intrappolato per sempre, giace disteso sotto la Sicilia: l’alluce del piede destro sotto il Monte Erice, la gamba destra verso Palermo, la sinistra verso Mazara, il busto al centro dell’isola, le braccia una verso Messina l’altra verso Siracusa, la testa e la bocca sotto l’Etna – che sputa fuoco ad ogni grido del gigante.

Ogni volta che Encelado prova a liberarsi e sollevarsi, dimenandosi dolorante per le ferite ancora profonde, crea un terremoto in Sicilia. Ma Atena veglia su di lui e gli impedisce di rialzarsi.

Anche Apollodoro, nella sua opera La Biblioteca, fa cenno delle eruzioni e dei terremoti causati dal Gigante in Sicilia:

Il porto stesso enorme ed immoto dall’accesso dei venti:
ma vicino l’Etna con terribili scosse tuona,
talvolta esplode e nell’aria una nube nera
fumante di bufera di pece e di fiamma incandescente.
ed alza globi di fiamme e lambisce le stelle;
a volte solleva eruttando scogli e viscere del monte
strappate, ed accumula rocce liquefatte sotto le brezze
con un gemito e ribolle fin dal massimo fondo.
E’ fama che il corpo di Encelado semiarso dal fulmine
sia bloccato da questa mole e sopra l’ingente Etna
imposta dai rotti camini emetta la fiamma,
ed ogni volta che muti il fianco stanco, tutta la Trinacria
trema con mormorio ed intesse il cielo di fumo.

In Grecia, ancora oggi, per indicare un terremoto si utilizza il termine Εγκέλαδος πυροβόλησε, che letteralmente significa Colpo di Encelado.

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